Sabato 2 aprile la “Dedicazione” della nuova chiesa di Sagginale
Dopo due anni e mezzo giunge alla conclusione la costruzione della nuova chiesa di San Cresci e Sacra Famiglia a Sagginale. E sarà una conclusione solenne, con il rito liturgico della “Dedicazione”, al quale sarà presente l’arcivescovo di Firenze Card. Giuseppe Betori.

Il campanile della vecchia chiesa di Sagginale
Tutto iniziò nel 2008, quando la chiesa di Sagginale, costruita pochi decenni prima ebbe un preoccupante cedimento, quello dei pannelli-parete di cemento. “In questi otto anni –dice don Maurizio Tagliaferri, pievano di Borgo San Lorenzo-, durante i quali è cambiato il parroco, si è dovuto capire cosa fare, se consolidare o abbattere la struttura, abbiamo dovuto effettuare una serie di indagini, richiedere i necessari preventivi, prendere contatti con le istituzioni per formalizzare tutto nel modo corretto. Si pensi ad esempio che la vecchia chiesa di Sagginale non era neppure accatastata, e per demolirla abbiamo dovuto prima fare l’accatastamento. La burocrazia ed anche la progettazione ci hanno preso molto tempo”.
Alla fine però i lavori sono iniziati, nel novembre 2013, e son proceduti spediti, fino al marzo 2015, quando la parte strutturale è stata completata. “Nelle finiture –riconosce don Tagliaferri- abbiamo impiegato più tempo di quanto all’inizio preventivato. Comunque la chiesa è stata dichiarata agibile e già da alcuni messi abiamo iniziato a fruirne. Ancora mancano alcuni dettagli. Si è appena collocata la via Crucis, una bellissima Via Crucis, moderna ma che ben si colloca all’interno della struttra, realizzata da Enrico Savelli, l’artista che ha realizzato anche la Sacra Famiglia presente all’interno della chiesa”.
Il parroco illustra le caratteristiche della chiesa. “Anzitutto si è cercato di non fare una cosa scontata, nonostante le ridotte dimensioni degli spazi. E’ una chiesa che presenta segni molto forti, a cominciare dall’ambone e dall’altare, che sono di impatto. Ogni elemento della chiesa non deve essere banale o scontato: penso quindi alla sistemazione della parte abisdale , con l’uso particolare dell’onice che nei giorni di luce offre un effetto particolare, penso al tabernacolo robbiano che sarà collocato prossimamente, penso alla modalità con cui è stata risolta la vetrata d’ingresso, che non è un semplice vetro, ma porta il disegno di un fregio della pietra più antica presente nella Pieve di Borgo, a significare un rapporto con la chiesa madre. E la sacrestia è stata realizzata alla maniera antica, in fondo e non in cima, con l’obbligo così della processione introitale”.
Il parroco aggiunge: “Altra cosa importante è il recupero di alcuni oggetti sacri recuperati in loco. Il tabernacolo robbiano e il Crocifisso non vengono da fuori, ma hanno un legame con la nostra realtà locale, che abbiamo voluto recuperare e non disperdere Così come le campane: sono quelle del vecchio campanile, fuse o acquistate nel 1988”.
Anche lo spazio esterno è stato ben “pensato”: “Volevamo uno spazio che fosse riferimento essenziale per la comunità: non solo un parcheggio ma uno spazio da fruire al termine della Messa, luogo di incontro esterno, dove si può vivere la comunità dopo la celebrazione eucaristica. Ecco il prato, al lato un albero della nostra terra, un albero biblico, e uno spazio fruibile. Anche sul retro c’è uno spazio molto bello che si conta di sfruttare.”
Uno spazio che sarà vissuto in modo particolare già nel giorno della dedicazione della chiesa: “E’ nostro desiderio –nota don Maurizio- coinvolgere anche la comunità dell’intera unità pastorale, anche se gli spazi sono limitati. Chiederemo di chiudere la strada, per poter vivere interamente e intensamente questo particolare momento liturgico”.
La struttura esterna della chiesa ha suscitato anche qualche critica estetica. Don Tagliaferri risponde: “Sul piano estetico il giudizio può essere molto soggettivo. Ma c’è un criterio che ci ha mosso e che ha mosso l’architetto: è importante che chi passa da lì davanti veda subito che si tratta di una chiesa e non di un capannone. Il secondo criterio che è stato considerato, è stato quello della luce, ed effettivamente è una chiesa estremamente diversa dalla Pieve, ha una lucentezza incredibile. Il terzo motivo, che forse viene colto poco, è il tema delle pietre poste sulla parte sinistra, che sono un segno ecclesiale, le pietre scartate che sono divenute testata d’angolo. Le pietre rappresentano gli uomini, non tutte uguali, ma di diverse grandezze per rappresentare la comunità umana. Poi naturalmente ognuno è libero di criticare, ma i criteri scelti non sono stati fondati solo sull’estetica ma anche su criteri teologici. Consideriamo poi che si sta parlando di una chiesa moderna, e non ci si può aspettare una chiesa del Mille o anche del Settecento”.
Don Tagliaferri continua la sua riflessione sulle critiche: “Un’altra critica che ho sentito riguarda il portone, estremamente grande. E’ così perché dà il senso dell’apertura e dell’accoglienza. E’ un grande portone che si apre sulla strada, un segno di accoglienza che mi sembra significativo”. Ancora, “il mancato collegamento tra chiesa e canonica è stata una scelta consapevole, per evidenziare maggiormente il segno stesso della chiesa. Ed anche per questioni legate alla staticità della chiesa. A questo proposito è da notare che la chiesa di Sagginale da un punto di vista sismico, è una chiesa davvero sicura, realizzata con i più avanzati sistemi antisismici. Una caratteristica che in quella precedente assolutamente non c’era, visto che chi l’ha demolita ha detto che “è venuta giù con un nulla…”
L’appuntamento è dunque per sabato 2 aprile a Sagginale. Il rito della dedicazione della chiesa, che avverrà per le mani dell’Arcivescovo di Firenze, Card. Giuseppe Betori, inizierà alle 16.30. E’ previsto anche un maxi-schermo per chi non riuscirà a entrare in chiesa. E al termine un rinfresco per tutti all’esterno della chiesa.