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“Setta di Stato”, la brutta storia del “Forteto”
Presentazione del libro “Setta di Stato” a Borgo San Lorenzo – PH Giuseppe Sabella
Il sottotitolo potrebbe essere, prendendo a prestito un’espressione del PM al processo di primo grado, “La grande allucinazione collettiva”.
Di un libro come questo c’era proprio bisogno.
Di un’inchiesta rigorosa e onesta sulla vicenda Forteto si sentiva davvero la necessità a causa delle troppe reticenze, dei troppi silenzi, delle troppe fughe che hanno caratterizzato qualunque tentativo di capire, di provare a comprendere cosa ci fosse dietro la vetrina ben confezionata della cooperativa mugellana.
Solo le verità processuali hanno squarciato questi silenzi e queste reticenze, forse definitivamente e solo le molte pressioni oramai ineludibili, hanno portato la politica e le istituzioni finalmente a prosi delle domande e provare a dare delle risposte con l’istituzione di una commissione d’inchiesta regionale (che qualcuno però ha subito piuttosto che appoggiato). Nel libro si spiega bene anche la dinamica di questo passaggio.
L’inchiesta di Francesco Pini e Duccio Tronci, due giovani giornalisti locali, ci racconta il percorso, la parabola del “profeta” Rodolfo Fiesoli il grande affabulatore e plagiatore di giovani menti.
Il libro ripercorre tutte le tappe di questa storia nata a Prato quando Fiesoli giovane frequentatore di parrocchia già getta le basi di quello che sarà il metodo perverso della “famiglia funzionale” una proposta “educativa”, se così la si può definire, che farà brillare gli occhi a tanti politici e giudici ideologicamente condizionati e assolutamente incapaci di leggere una realtà diversa e sconvolgente.
Vengono descritte con dovizia di particolari le pratiche sessuali che il leader della comunità ha avuto negli anni con i minori convinti della necessità “liberatoria” di queste pratiche, la violenza psicologica dei processi sommari serali istruiti di fronte a tutta la comunità nei confronti di coloro che avrebbero dovuto confessare una presunta grave colpa, il cosiddetto “chiarimento”. Viene descritto come l’impostazione, diciamo così, educativa di fondo si basasse sul rifiuto di ogni rapporto con l’altro sesso e quindi su di una esaltazione dell’omosessualità come elemento liberatorio.
Si spiega come la famosa “famiglia funzionale” avesse alla base l’idea del totale distacco e rifiuto della famiglia d’origine e la mancanza totale di legami affettivi tra affidatari e affidati con la girandola di adulti che dovrebbero seguire i ragazzi affidati, senza che vi sia un rapporto stabile e definito.
Insomma un’idea di destrutturazione della famiglia (che ricorda tanto anche teorie oggi molto in voga) condita in salsa di violenze sessuali.
E tutto questo senza che nessuna istituzione, laica o religiosa, nessun politico, nessuna amministrazione locale, nessun addetto ai servizi sociali si rendesse conto di ciò che stava realmente avvenendo all’interno della cooperativa. Possibile? Sì, possibile e, addirittura, esimi giudici minorili di allora, imbevuti di ideologia e targati politicamente, oggi hanno anche il coraggio di farci la predica sui mali della magistratura. Luminari della psicologia che non solo non si sono accorti di niente, ma che anzi, sostenevano con forza il sistema Forteto e che oggi ricoprono ancora importanti ruoli ai vertici dell’ASL fiorentina, evidentemente in virtù dei successi ottenuti sul campo. Politici che non solo non si sono “preoccupati”, ma che, altrettanto, si sono fatti ammaliare dalle istrioniche capacità del personaggio, anch’essi evidentemente predisposti ideologicamente a credere l’incredibile.
Tutto questo viene narrato nel libro di Francesco Pini e Duccio Tronci, insieme alle commoventi e devastanti testimonianze dei fuoriusciti, delle vittime che si sono accorti di essere tali solo dopo la faticosa uscita dalla setta, insieme ai misteri ancora irrisolti, alle potenti coperture.
Un ultimo dato inquietante emerge poi dall’inchiesta ed è anche un dato della cronaca di questi giorni, e cioè che nessuno che abbia chiesto scusa, nessuno che abbia sentito la necessità di recitare un mea culpa per non essersi accorto, per non aver visto o voluto vedere, né operatori dei servizi sociali, né tantomeno politici e amministratori.
Solo recentemente il Card. Betori, Arcivescovo di Firenze, ha avuto il coraggio di chiedere scusa. Al di là delle responsabilità giudiziarie, ci si sarebbe aspettati che in molti avrebbero chiesto umilmente scusa e invece c’è ancora qualcuno che blatera di strumentalizzazioni.
La strada è ancora lunga e questo bel libro ci serva almeno da monito perché follie come quelle del Forteto non debbano ripetersi.
Giacomo Bagni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 Luglio 2015
Presentazione del libro “Setta di Stato” a Borgo San Lorenzo – PH Giuseppe Sabella
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