Stop alla produzione di bitume a Massorondinaio. La Regione revoca l’autorizzazione
SCARPERIA E SAN PIERO – Solo pochi giorni prima della sentenza del Tar, attesa per il 31 ottobre, la Regione Toscana ha deciso di bloccare l’impianto di conglomerati bituminosi, già della Piandisieve srl e ora ceduta alla società Bindi.
Nel decreto del Settore Autorizzazioni Ambientali della Regione si motiva la revoca dell’autorizzazione con la mancata ottemperanza a quanto prescritto nella diffida regionale di fine maggio, nella quale si chiedevano provvedimenti ai fini del “mantenimento delle condizioni previste dal provvedimento di autorizzazione e eliminare l’emissione diffusa generata dal prodotto finito”.
In pratica il problema sta nelle emissioni diffuse generate da quel tipo di produzione. Secondo la Regione la ditta “non ha adeguatamente rappresentato le caratteristiche tecniche del [sistema di mitigazione], sicché non è comunque possibile procedere alla valutazione, per gli aspetti che ineriscono alla tutela ambientale, di quanto proposto, non indica la tempistica con la quale ha intenzione di attuare tale progetto, e non prevede alcuna soluzione, per l’eliminazione delle emissioni diffuse non autorizzate, da attuare nelle more della realizzazione del suddetto progetto e quindi non dà alcuna evidenza dell’immediato ripristino delle condizioni autorizzative”.
E si sottolinea come la documentazione presentata da Bindi sia “completamente carente degli aspetti tecnici inerenti le caratteristiche tecniche del sistema di convogliamento proposto e le informazioni relative alla capacità di funzionamento”.
Nel testo regionale si fa riferimento anche a una recente nota dell’Arpat, a proposito delle “emissioni odorigene”, che contiene elementi di palese preoccupazione per la salute pubblica. Conviene leggere quanto messo nero su bianco da Arpat.
“Relativamente a quanto sostenuto per le emissioni diffuse ‘di vapore acqueo’ ed alle relative emissioni odorigene (assimilate dalla parte alle emissioni odorigene derivanti dal trasporto di pizze), si evidenzia che:
- la letteratura bibliografica di settore definisce il bitume una miscela di idrocarburi e derivati che risulta di difficile identificazione in quanto la composizione quali-quantitativa è complessa e variabile perché derivata dal petrolio. Da tali ricerche risulta assodato comunque che il bitume, in seguito a processi di riscaldamento, subisce processi di cracking termico delle complesse molecole organiche costituenti, generando così fumi ed aerosol con presenza di idrocarburi aromatici, tra i quali spiccano gli Ipa in quantità notevolmente superiori a quelli originariamente presenti. Gli studi di monitoraggio dell’esposizione effettuati in varie regioni italiane chiariscono la presenza di Ipa, considerati cancerogeni o sospetti tali, sia nei materiali che nei fumi emessi, pur con alcune differenze nei livelli espositivi, oltre all’emissione di idrogeno solfuro, gas di elevata tossicità acuta;
- l’esame delle schede di sicurezza dei bitumi delle società Eni, Bitem e Iplom, fornite dalla stessa società Bindi durante i sopralluoghi effettuati, confermano l’emissione di fumi derivanti dal riscaldamento del prodotto e – tra i possibili effetti per l’uomo – la presenza di idrocarburi policiclici aromatici e solfuro di idrogeno”.
Molto probabilmente la battaglia non è ancora conclusa. La ditta potrà infatti presentare ricorso al Tar contro il provvedimento regionale. Ma la decisione venuta dagli uffici della Regione è sicuramente netta e pesante.
Per questo il sindaco di Scarperia e San Piero Federico Ignesti esprime soddisfazione: “Finalmente la Regione Toscana si è espressa sull’argomento: più volte avevamo sollecitato un intervento, anche perché la tutela della salute pubblica richiede che si faccia chiarezza sui problemi e si prendano decisioni tempestive. Ora da parte nostra verificheremo con attenzione che l’impianto ottemperi quanto disposto alla Regione, ovvero cessi le attività di produzione del conglomerato. Si poteva far prima? Se si legge l’atto regionale si capisce che quella di Massorondinaio non era certo una situazione semplice, con un ingorgo giuridico, e complesse valutazioni tecniche. La gente, giustamente preoccupata, richiede risposte immediate, ma atti del genere devono seguire un iter particolarmente attento, anche per non incorrere in ricorsi che alla fine possono provocare effetti contrari. E domani con la discussione al Tar se ne saprà di più”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 ottobre 2018