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Turismo, alberghi, affittacamere e “bed and breakfast”
Tempi moderni. Vecchie e nuove generazioni che si affrancano dallo stereotipo del turismo tradizionale. Una volta c’era la villeggiatura, con i soggiorni nelle pensioni e negli alberghi. Nel nostro territorio, apprezzato per la salubrità e la freschezza del clima nel periodo estivo, diverse strutture hanno goduto di rilevante rinomanza. Qualcuna è sopravvissuta proseguendo con successo l’attività originaria. Altre hanno chiusi i battenti, prossime all’oblio, alcune sono state riconvertite a residenze per anziani o per accogliere i migranti.
Da Ronta, stazione climatica d’epoca, al crinale appenninico da Covigliaio a Pietramala, da Bivigliano a Pratolino, dalla gran fonte del passo della Colla ai contemporanei villa Le Maschere e al Golf Poggio de’ Medici. Tutte località ove insistono i reperti che attestano quella che è stata una presenza attiva, in un recente passato molto frequentate. Certo, con l’ottimismo della ragione, qualcuna di queste strutture potrà anche risorgere a nuova vita. Forse. Anche se, appunto, chiosato con il dubitativo seppure accompagnato dagli auspici per una sincera rinascita.
Oggigiorno il turismo è cambiato. Le pensioni per la villeggiatura, quasi sempre a gestione familiare, o di poco allargata, sono un ricordo generazionale. Dai modi di altri paesi, soprattutto dal lessico, ai convenzionali e nostrani affittacamere si sono affiancati i “bed and breakfast”, i B&B – letto e colazione. Una nuova imprenditoria che trae spunto dal consentire una ospitalità variegata, con offerte di fascia economica (molte), media (abbastanza), bio-naturalistica (rare) e lusso (poche). Il tutto improntato in strutture con un numero limitato di camere e posti letto, per una gestione accorta ed una ridotta alea d’impresa. In stallo, invece, i camping, ne rammento quattro anziché i cinque d’un tempo.
Ecco un caso eclatante. L’incremento di flusso dei camminatori lungo La Via degli Dei, nota con l’acronimo VDD, il tracciato transappenninico da Bologna a Firenze, ha fatto proliferare una caterva di affittacamere e di B&B. Una opportunità inaspettata, partorita poco più di 20 anni fa, che ha generata linfa per il settore turistico. Per ora funziona e sembra reggere, dopo aver superato anche gli anni bui dell’emergenza sanitaria, dovuta alla pandemia appena archiviata. Intendiamoci, sostanzialmente un turismo di fascia economica, per una notte e via, una sorta di prêt-à-porter da saldo stagionale.
Ma, a fronte di questa impennata di presenze turistiche e la relativa crescita delle strutture anzidette, hanno dismessa l’attività, o riconvertita ad una accoglienza alternativa, i grandi alberghi – Villa le Maschere, Golf Poggio de’ Medici, Hotel Demidoff (Pratolino), Giotto Hotel (Bivigliano), Parco dei Fiori (Ronta), Hotel Gianna (Covigliaio), Antica Casa Gualtieri (Pietramala). Eppure, almeno un paio di questi in elenco erano gestiti da una multinazionale professionista del settore. Resta quindi difficile fare una diagnosi su tale ineluttabile insuccesso, dato che, di certo, non mancava la competenza.
Sicché, prendendo in esame le nuove idee imprenditoriali, per la realizzazione o il ripristino di strutture alberghiere di fascia alta e lussuosa, intenzioni annunciate e più volte reiterate, ma ancora avvolte nella nebulosità di piani industriali incerti, ecco che prevale lo scetticismo. Il quadro generale delle presenze turistiche attesta una clientela di utenti basata su una ospitalità essenziale, senza fronzoli, che cozza contro tariffe per molti, troppi, inarrivabili. Pertanto resta il dubbio: può il Mugello, una goccia dell’oceano fiorentino, ritagliarsi uno spazio continuativo e remunerativo per l’ospitalità turistica di fascia alta?
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 Luglio 2023
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