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Vaglia, il referendum per esistere
VAGLIA – La scelta era se diventare il diciottesimo comune dell’hinterland fiorentino oppure il nono del Mugello. Ovviamente in ordine di adesione, non certo d’importanza. Ieri, a Vaglia, una piccola rappresentanza di cittadini fra gli aventi diritto al voto, ha espressa la propria volontà, si sentono mugellani (articolo qui). Una consultazione, giusta nei termini, che tentava di rendere visibilità a quel comune, riavvicinare la gente al palazzo. Invece, dati alla mano, ha vinto il disinteresse. Politicamente un fiasco.
Vaglia, il comune sparso. Coacervo, oltre il capoluogo, di almeno tre grosse frazioni che fanno fatica a legare con il nucleo urbanizzato sviluppatosi attorno alla storica stazione ferroviaria sulla Faentina. Sicché, quattro comunità con vedute diverse sull’amministrazione della cosa pubblica. Vaglia, Fontebuona, Pratolino e Bivigliano, quattro piccoli mondi, pochi punti d’incontro. Per non parlare, poi, di Caselline e Montorsoli.
Così anche la consultazione referendaria di domenica ne è stata una ulteriore dimostrazione. Peraltro, oggettivamente, un esercizio d’elite, minimale, in base alla partecipazione. Si sono espressi solo il 16 e spiccioli per cento dei cittadini aventi diritto. Politicamente, parlano i numeri, un fiasco. Se l’intenzione era quella di far appassionare la popolazione a questa scelta, farla riavvicinare alla vita politica in generale ed alla gestione della cosa pubblica in particolare, ebbene il tentativo si è consumato con un aborto assistito. Troppo pochi quei voti per avere rilevanza.
Ma scendiamo nel dettaglio, nella cosiddetta analisi del voto. Ovviamente se ne può percepire solo la tendenza, correlata a quella parte ristretta della cittadinanza che si espressa. Vaglia e Fontebuona vogliono il Mugello, Pratolino e Bivigliano preferiscono Firenze. A quest’ultime si aggiungono anche Caselline e Montorsoli. Un puzzle che assomiglia alla torre di Babele. Una sciarada che non dirime i dubbi. Ossia se approdare in riva all’Arno, e fare da “cerniera” come direbbe il sindaco metropolitano Dario Nardella, fra l’area della piana super urbanizzata e il Mugello, oppure tentare uno sviluppo proprio con i comuni della conca mugellana. E questo referendum non ha chiarito nulla. Anzi ne ha ingigantite perplessità con il disinteresse. Apolidi, in senso aulico, relativamente all’appartenenza verso un territorio.
Vaglia, appunto, ha avuto un rapporto travagliato proprio con questo concetto, quello di appartenenza ad un territorio. Senza ripercorrere i trascorsi antichi della sua affiliazione al “mandamento di Scarperia”, fino ai più recenti collegi elettorali, prima del Regno poi della Repubblica, nella contemporaneità le amministrazioni, che si sono succedute nel governo locale, si sono distinte più per l’agilità di saltare da una comunità all’altra che per la perseveranza di articolare un progetto di crescita del proprio comune. La politica della rana, si zompa alla bisogna, senza una visione organica d’insieme con i comuni limitrofi. Anarchici, figurativamente, per l’incapacità di relazionare con le popolazioni vicine.
Un tempo con il Mugello, poi attratti da Firenze, con il servizio autobus urbano dell’Ataf fino a Pratolino, di nuovo ancora Mugello. Infine l’amore verso Fiesole, mai ufficializzato con la celebrazione di un matrimonio, anzi irrimediabilmente compromesso con la restituzione dei doni scambiati durante il fidanzamento. Questo è il passato. Poi arriva Leonardo Borchi, il capo tribù, con i suoi “augh!” che impartisce dalla propria vetrina su Facebook, intenzionato a cambiare il corso delle cose. Ma si sa, se il riferimento è quello dei nativi americani, laddove un popolo è una nazione, allora non è poi difficile pensare che Vaglia faccia da sé, per sé. Augh!
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 febbraio 2017
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