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VANGELO DELLA DOMENICA – Essere missionari
Don Luca Niccheri, missionario a Salvador Bahia (Brasile)
BORGO SAN LORENZO – Come ogni domenica, a turno, un sacerdote mugellano propone una riflessione tratta dal Vangelo della Messa domenicale. Oggi è la volta di padre Antonio Messeri, originario di Bivigliano, missionario in Uruguay.
Il Vangelo di questa domenica ci introduce nel grande tema della Missione. Nel progetto di Gesù non sono solo contemplati i dodici, come missionari ed evangelizzatori, l’invito si estende anche ad altri, chiede la disponibilità alla missione per preparare le persone, interi villaggi e potremmo dire tutti i popoli, ad incontrarsi con Lui.
Ancora una volta è chiaro; Gesù non vuole fare le cose da solo, la missione non è solo sua, la vuole condividere con tutti coloro che chiama, prima con i dodici, poi con i settantadue ed oggigiorno con tutti noi.
L’azione del missionario è un poco come la missione del Battista, preparare un popolo ben disposto all’arrivo del Messia. Il missionario quindi, attraverso la sua azione, provoca la conversione dei cuori, provoca il desiderio di incontrarsi col Signore ed il Signore stesso arriva e dona la sua benefica presenza.
Parlando della necessità di missionari, Gesù ci propone un paragone davvero interessante, quello della messe e degli operai. A differenza di altre volte, non ci parla della necessità di seminare e quindi del bisogno di molte mani disponibili per gettare il seme. Chiede di pregare perché vengano mandati operai per il raccolto, un raccolto abbondante, un raccolto abbondante. Raccogliere i frutti è sempre più gratificante di dover seminare, la raccolta si fa sempre nella gioia, quando invece si semina c’è sempre incertezza perché nessuno è sicuro che arriveranno i frutti.
Gesù vuole sottolineare che i frutti già ci sono, sarebbe proprio un gran peccato perdere il raccolto, non a causa di agenti atmosferici o per la poca cura, ma per la mancanza di operai. È cronaca di questi giorni il blocco del grano nei porti dell’Ucraina impedendo che i prodotti, già raccolti e stipati, arrivino ai paesi più bisognosi, un blocco senza senso ma che può arrivare a fare un disastro, quasi per un semplice capriccio umano.
Chi di noi non raccoglierebbe dei fichi maturi per un bambino affamato che non riesce ad arrivarci? Varie volte mi è capitato che un povero bussi alla porta chiedendo qualcosa per mangiare ed io gli rispondo: se vuoi prendi i mandarini sull’albero, aspetta che ti do una borsa…
I frutti ci sono, solo bisogna raccoglierli prima che si sciupino, prima che marciscano e non servano più, bisogna agire in fretta.
Il mio pensiero va al lavoro missionario con gli adolescenti della periferia di Montevideo, dove la nostra Congregazione ha una parrocchia con diversi centri educativi, bisogna saper raccogliere i frutti, dare valore ai giovani, prima che la strada, la droga, la disperazione, prendano il sopravvento e si perdano così tante vite.
Visto che il Signore ci chiama e ci invia alla missione, ci potrebbe assalire il dubbio della necessità di attrezzarci scrupolosamente, di equipaggiarsi con tutti gli accorgimenti, GPS compreso, ed essere forti per vivere questo compito, per portare avanti questo impegno. Gesù invece ci invia come agnelli in mezzo ai lupi chiedendoci di fidarci solo di Lui, non di elementi secondari come bastone, soldi, un buon paio di scarpe e soprattutto dei cattivi consigli di chi ci potrebbero far deviare dal cammino. Agnelli in mezzo ai lupi, che bella immagine! Non sbranandoci a vicenda ma essere buoni, umili e volere bene all’altro.
Il missionario, lì dove arriva porta la pace, la stessa pace che Dio da ad ognuno di noi, deve saper accettare anche il rifiuto, un no chiaro a questo incontro con il Signore ma mai potrà desistere dall’impegno dell’annuncio del Regno di Dio.
Cerchiamo quindi di comprendere profondamente questa missione, la missione che Gesù affida alla Chiesa.
In questo breve passaggio del Vangelo di Luca vi è racchiuso il segreto della missione, un segreto che possiamo cominciare a comprendere solo se viviamo intensamente le differenti realtà di cui ci parla lo stesso Gesù.
Prima di tutto ci invita a camminare insieme ad un’altra persona, mai da soli, sia per aiutarci a vicenda sia per essere più credibili, la missione è una realtà comunitaria.
Ci fa notare l’importanza della preghiera che sostiene e dà forza alla missione. Affidarsi a Dio è l’atteggiamento proprio di chi è inviato.
Ci invita a non crederci più forti o dover soggiogare gli altri; siamo agnelli in mezzo ai lupi, pieni di timore e bisognosi di protezione, solo così saremo in grado di avvicinarci a tutti.
Ci spinge a fidarci di Lui, che provvederà il cibo, il vestito la protezione ed un alloggio.
Il nostro compito principale è quello di dare la pace, di essere costruttori di pace, poter sanare i malati e far sentire la nostra vicinanza a tutti. Noi dobbiamo essere vicini come Dio lo è ad ognuno di noi “il Regno di Dio è vicino”.
Noi che troppo spesso siamo ancorati alle nostre sicurezze potremmo per una volta fidarci di Lui per poter comprendere quanto siano vere le sue parole e valida la sua proposta. Un giorno, magari neppure troppo lontano, come quei settantadue, potremmo raccontare agli altri le meraviglie che Dio opera nella nostra vita e nella missione che lui ci affida. Grazie Signore per voler contare su di noi.
padre Antonio Messeri, OMI
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 Luglio 2022
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