Variante di Valico, appello alla politica
MUGELLO – Eravamo rimasti alla nostra segnalazione di fine anno. La “Variante di Valico”, almeno dal nostro punto di vista, da mugellani, da cittadini, ancor prima del ruolo di cronisti di fatti e misfatti locali, così com’è, non ci convince. Eppure l’opera di per sé vale ed è francamente agevole da percorrere. Ma deve essere rivista.
Non c’è un attimo da perdere. Subito un’istanza. Almeno, proviamo. E’ un appello, tutt’altro che disinteressato, alla politica nostrana.
Questo nostro territorio ha dato moltissimo all’intero Paese. In cambio ha subiti danni ambientali irreparabili, maturati a seguito di progettazioni superficiali, consumati fra disattenzioni e controlli insufficienti. Una popolazione che, nel nome del progresso nazionale, ha visti sparire corsi d’acqua ed infliggere ferite mortali all’ambiente.
Intendiamoci subito. Non sono in discussione le infrastrutture. Semmai il modo di progettarle, realizzarle, dirigerle e controllarle. Purtroppo, quasi sempre, i tempi decisionali della politica camminano con il passo della tartaruga. Poi, per motivi elettorali, o per l’estetica della visibilità a tutti i costi, subiscono accelerazioni improvvise. Così, spesso, le opere realizzate nascono incompiute, amputate in una qualche loro funzione, proprio per la fretta e la superficialità.
Ci siamo lasciati, l’ultimo dell’anno, con una segnalazione, una constatazione. Una nostra nota informativa che, in poche ore, ha valicati i confini territoriali, raggiungendo circa 36000 contatti. Sicché è un tema rilevante, questo della “Variante di Valico”, con le problematiche e gli aspetti critici riportati in quell’articolo (clicca qui per la notizia originale). Intendiamoci, ha molti pregi, ma anche quel difetto. Aldilà dei vecchi caselli, disseminati sul vecchio percorso, derubricati a “stazioni di posta”, quasi a rievocare i fasti dell’antica “Flaminia Minor” (articolo qui), di poco più alta su quei crinali e, soprattutto, di consentire tempestività operativa ai soccorsi, c’è un altro motivo. Perché ai residenti in Mugello viene negata la possibilità di scelta, in direzione nord, fra le due vie? In caso di code, traffico congestionato, o anche semplicemente per continuare a vedere il panorama, perché non aver previsto l’incanalamento, nelle corsie di marcia, subito dopo il casello di Barberino e non appena prima? Lo abbiamo scritto, è un pasticcio. Era un requisito, meglio una peculiarità, di cui tener conto, proprio nella progettazione.
Agli occhi di noi comuni mortali l’eventuale soluzione appare a portata di mano. Non vuole essere una dissimulazione semplicistica, o sminuire le difficoltà che potrebbero annidarsi nel prenderla in considerazione. Però, a fronte dei fatti che la prima opera d’arte sul tracciato (un viadotto, sulla strada per Montecuccoli) sia distante almeno 2,2 Km., e che la due carreggiate appaiate, in direzione nord, viaggino parallele, separate solo da un doppio guard-rail (a doppia onda), per non meno di quella stessa distanza, ebbene, invogliano a rivedere l’innesto fra il percorso storico e la nuova variante. Un progetto fattibile, comunque costoso, ma non esoso, oggettivamente compensativo, sebbene in parte, dei tanti disagi patiti da un territorio. Porre, così, rimedio alla sconsideratezza di quella scelta primordiale.
E ora tocca alla politica. Per una volta, Comuni tutti, maggioranze e minoranze insieme, non è concesso di perdere tempo, occorre provarci. Non ci si può rassegnare a vedere, e servirsi di un’opera, di tale rilevanza con una siffatta limitazione. Il Mugello lo chiede e non può attendere.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 gennaio 2016
Nella discussione sul come rimediare al “difetto” congenito della Variante di Valico, io escluderei un rapporto tra i disastri sofferti dal nostro territorio e il suo miglioramento tramite modifica progettuale. Inserire questo rapporto nella discussione apre, come appunto si dice a chiare lettere nell’articolo, alla possibilità di teorizzare un “do ut deus” che potrebbe finire per azzerare non solo le responsabilità di quei disastri (delle quali siamo ancora ad aspettare le conclusioni processuali) ma anche per mettere in forse le realizzazioni ancora da fare, inserite a suo tempo nella progettazione della Variante e promesse al Mugello e non ancora realizzate, come ci ha ricordato poche settimane fa l’ex Sindaco di Barberino Gian Piero Luchi. L’eventuale modifica del “difetto” dovrebbe essere realizzata senza richiedere contropartite, una volta che venga riconosciuta dal committente l’esistenza effettiva del “difetto”. Se questo esiste allora va corretto, a prescindere da ogni richiesta,se non esiste, allora non mettiamo sul tavolo preventivamente contropartite pericolose per il territorio.
Giusta la sua osservazione, fra compensazioni e contropartite per i danni subiti. Anche se, e credo che lei lo abbia comunque notato, è stato scritto, si parlava, di parziale mitigazione di quei tanti danni. Il “difetto” è invece strutturale. Non causato da una costruzione maldestra, semmai dallo stesso progetto, approvato una prima volta (dalla politica, Regione e enti vari) nel 1992. Nuovamente confermato, nel tracciato originario, nell’agosto 2001, ancora da quegli stessi enti interessati. Insomma si sapeva, o meglio qualcuno lo sapeva.