MUGELLO – Grandi lavori, infrastrutture. Quello che la politica non dice, o nasconde. Il balletto delle responsabilità. O meglio, il siparietto fra il voler fare e l’impedimento per non averne la competenza, intesa come autorità del ruolo.
Ventinove anni e sei mesi. Di per sé un parto anomalo, preceduto da una gestazione durata ben quattro anni. La metà di una vita media di altri tempi, spesa fra annunci, discussione di leggi, approvazione di piani e progetti, valutazioni ambientali. Anche con le indagini sui flussi di traffico e l’incidenza delle cosiddette utenze del territorio, da pendolari, nei brevi percorsi locali. Variante di valico, autostrada A1 Milano-Napoli, “Autostrada del sole”, tratto appenninico fra Bologna e Firenze. Siamo già intervenuti sull’argomento. Mettendo in risalto la pecca di non aver prevista la scelta fra i due tracciati (articolo qui), in direzione nord, dal casello di Barberino di Mugello. All’inizio, sembrava, la nostra, una voce fuori dal coro. Quella del gracchiare di un corvo, pronto a denigrare l’opera. Invece, pur riconoscendone l’indiscussa necessità, così come l’aver usate tecniche innovative nella costruzione, anche altri commentatori però, di certo più autorevoli, hanno ripreso quel nostro resoconto, condividendone l’analisi. La storia iniziò nel 1982, con una prima proposta per il potenziamento di questa arteria autostradale. Proseguì, nel giugno del 1986, con l’approvazione del “Piano Generale dei Trasporti”, che recepì gli indirizzi programmatici di quattro anni prima. Dal 1990 al 1992, dopo gli studi sugli impatti ambientali, vennero prima firmate le convenzioni fra le parti e con gli enti istituzionali (Società Autostrade per l’Italia, ministeri competenti, regioni, Anas e enti locali sul territorio), poi il progetto fu approvato. Nel 1996 ancora un passaggio istituzionale e il governo approvò l’intervento. L’anno successivo, il 1997, la Società Autostrade e Anas rividero la questione e firmarono una nuova convenzione.
S’innescò un lungo dibattito, con le argomentazioni di chi avrebbe voluto prendere in considerazione tracciati progettuali alternativi. Si discusse anche sulla denominazione, fra “variantina” e poi “variante”. Le alternative però si riveleranno inattuabili. Finché nel 2001, nel mese di agosto, arrivò la delibera del Consiglio dei ministri, che confermò il tracciato del progetto originario, datato 1992. Così i lavori di costruzione iniziarono nel 2004. La fine degli stessi, o di gran parte, appunto, è cosa di questi giorni, dicembre 2015. Ora, la politica e il territorio. Ecco, passati 23 anni, dopo le varie presentazioni in tutte le sedi istituzionali, a fronte di quanto possa essere stato visto, discusso, integrato e approvato, accorgersi del difetto, ciò che abbiamo descritto, nel nostro articolo del 31 dicembre scorso, appare quantomeno grottesco. Amministrazioni locali colte di sorpresa. Per di più, seriose nell’asserire di niente sapere, ma volitive nel richiedere spiegazioni. Ma chi, di loro, c’era allora, ha visto e discusso cosa? E il famoso ritornello, declamato ad ogni tornata elettorale, ossia l’incipit nel programma di mandato “nella continuità di chi ci ha preceduti”, possibile che mai sia assurto a coscienza critica, ad assunzione di responsabilità? Basterebbe anche una voce fioca, flebile, ma decisa nel dire : abbiamo sbagliato. Niente, non riguarda loro. La politica infallibile.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 gennaio 2016