“Alcuni Greci si avvicinarono a Filippo che era di Betsaida di Galilea
e gli chiesero:”Signore, vogliamo vedere Gesù” (Gv.12,21)
Già fin dagli inizi di quella che viene chiamata la sua “vita pubblica”, Gesù viene cercato con lo stesso interesse che questi Greci manifestano.
Due di coloro che diventeranno suoi discepoli lo seguono e alla sua domanda “Che cercate?” rispondono con un’altra domanda:”Dove abiti?”
La risposta di Gesù è “Venite e vedrete”.
Nessuno lo può vedere realmente, se non esce dal sonno dell’apatia e si muove per andargli dietro. Prima farà lo sforzo di muoversi, di uscire da se stesso e poi gli si apriranno gli occhi.
Più volte durante i tre anni che seguono, Gesù chiede ai discepoli cose che sembrano difficili: primo tra tutti l’amore per il prossimo, anche per colui che è considerato nemico; e poi la sincerità, il perdono, il disinteresse, il distacco dai beni terreni…
Chiede di aver fede in lui e seguirlo anche quando non comprendono; soprattutto quando parla di croce che è una parola che non si sente volentieri.
Alle fine, proprio dopo questa richiesta dei Greci che Filippo e Andrea gli riferiscono, Cristo, già col cuore stretto dall’angoscia dell’ora che sta per arrivare, risponde indicando una strada dura, inaspettata, sconcertante: quella del chicco che cade a terra e muore nel segreto, quella della vita non esaltata, ma perduta; quella della gloria che non innalza verso un trono ma verso un patibolo.
E alcuni versetti dopo, c’è ancora una frase che nessuno in quel momento può capire: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
Solo se salirete anche voi sulla croce potrete vedermi e conoscermi.
C’è un’altra riflessione che può nascere da quelle precedenti.
Che cosa può rispondere oggi un cristiano alla richiesta che tanta gente può fargli : “Vogliamo vedere Gesù?”
Io penso che può indicare loro un crocifisso, ma non un dipinto sul muro o su di una tela.
Un essere umano, uno degli infiniti esseri umani crocifissi dalla malvagità, dalla miseria, dalle tante ferite nel corpo e nello spirito.
Difficilmente lo riconosciamo oppure ce ne accorgiamo troppo tardi.
E se capita di vederlo passare, lo lasciamo andare per la sua strada dolorosa e perdiamo l’occasione di dargli un sorso d’acqua, un momento di riposo, una mano per aiutarlo a portare la sua croce.
E ogni volta manchiamo l’appuntamento con Gesù perché ci aspettiamo la gloria, la trasfigurazione, l’evento eccezionale e invece Lui ci sta passando accanto travestito, proprio come non ce l’aspettiamo e facciamo un passo indietro mentre lo guardiamo con diffidenza, con paura e anche con disgusto.
Nicoletta Martiri Lapi