Volontari ai tempi del coronavirus
MARRADI – Non sappiamo se dopo non sarà più come prima, ma è certo che il presente è enormemente più difficile e impegnativo di quanto non lo sia mai stato, anche per chi, seppur non medico, ma dipendente o volontario con specifica “formazione”, si è occupato e occupa di soccorrere chi sta male. Questo è il “campo d’azione” quotidiano anche del personale della “Misericordia di Marradi” tutti i giorni, tutto l’anno, pronto ad intervenire. Questo facciamo, per scelta, qualcuno per lavoro, ma non è un lavoro come tutti gli altri, così come non lo è quello di medico o infermiere. Chi ha l’onore e la responsabilità di far parte e organizzare l’attività di queste realtà No-Profit, diffuse sul territorio, di entità variabile ma tutte ugualmente indispensabili al Servizio Sanitario Nazionale, non può che esplicitare l’infinita gratitudine per le donne e gli uomini, in particolare volontari, che senza nessun ritorno economico, difendono tutti. Per questo ci piace farvi ascoltare qualcuno di loro, a nome di tutti e a tutti diciamo, col nostro motto: “Che Iddio ve ne renda merito”!
La Governatrice
La motivazione principale per cui ho deciso di fare il soccorritore è stato l’amore per la comunità dove vivo, il restituire qualcosa a chi mi ha dato molto. Continuare il volontariato in questo momento non è stata una decisione presa a cuor leggero, ci pensi più volte perché sai che il rischio di contrarre la malattia è reale non fantasia ma, che lo devi fare è qualcosa che parte da dentro di te. La Misericordia ti mette a disposizione tutto il necessario perché non ti ammali, ma quando il telefono squilla e rispondi: ”Misericordia di Marradi“ e fino ad un instante prima, magari, ti scambiavi l’idea per la miglior ricetta, cala un silenzio e le espressioni degli occhi di tutti cambiano perché sei cosciente che lui il ”Virus” è là fuori. Comunque, appena sali sull’ambulanza e attacchi la sirena, la tua mente è rivolta al paziente che troverai e quando rientri in sede sei felice e grato a te stesso per quello che hai fatto e alla tua associazione che ti ha permesso di farlo e …che Dio sia con noi .
G.C. 63 anni
Da quasi 4 anni faccio volontariato alla Misericordia. Ho deciso a seguito di diversi eventi della mia vita, con tutte le paure e dubbi di non riuscire. Il nostro è un volontariato “particolare”, richiede di apprendere alcune “competenze” e a volte mette davanti a situazioni difficili, anche alla morte. Quello che ho capito con il passare del tempo, è che ripaga appieno dei nostri sforzi; un grazie, in arrivo al Pronto Soccorso, vale più di ogni altra cosa. In questo periodo ci siamo trovati a dover far fronte a disposizioni che cambiavano continuamente, paure che crescevano giorno per giorno e anche un clima, in sede, un po’ modificato. Ci siamo attrezzati da subito con tute, mascherine, occhiali, copri scarpe e abbiamo fatto delle prove su come indossarli. È una scelta, rimanere in questo momento storico di Covid 19; ogni volta che suona quel telefono il cuore va in gola, sappiamo che potremmo trovarci davanti ad esso, e sappiamo le conseguenze che potrebbe crearci. La calma ora è fondamentale, “caso sospetto”, si seguono le procedure di vestizione, in tutti gli altri casi ci hanno comunque insegnato come comportarci per la nostra e altrui sicurezza. Per esperienza dico che si, fa paura il Covid, ma la paura di poterlo prendere e che potremmo anche portarlo a casa alle persone a cui vogliamo bene, ci fa concentrare su quello che dobbiamo fare. Paura si, ma io resto, resto perché sento di volerlo fare, penso che se lasciassi in questo momento sarebbe andare contro i miei principi, ho iniziato per aiutare gli altri e non voglio mollare ora, quando davvero il bisogno c’è. Rifarei questa scelta milioni di volte, perché mi riempie dentro, ripeto, ci sono GRAZIE che valgono più di ogni altra cosa.
E.S. 26 anni
Sono una ragazza di 20 anni, da gennaio 2020 in Servizio Civile presso la Misericordia, come tutti non avrei mai pensato di trovarmi in un periodo così difficile, dove la paura è tanta. Poi arriva la sospensione dei Servizi Civili e potevo decidere di fermarmi e mi sono posta una domanda: “perché fermarsi proprio ora che il nostro paese ha più bisogno?” . Portare la spesa, le varie terapie, vedere la paura dentro gli occhi e poter cercare di strappare un sorriso. Vedere nelle varie esperienze ciò che sta succedendo a molti, mi spezza il cuore, ma allo stesso tempo è proprio tutto ciò che mi dà la forza di continuare per tutti noi!
F.R. 20 anni
Il nostro lavoro è così, lo adoro, perché aiuti il prossimo; chi soffre ma anche chi ha bisogno di una sola parola di conforto. È anche vero, però, che siamo abituati ad ogni tipo di malattia ma stavolta è diverso perché il “COVID19” non lo conosciamo, non sappiamo come attaccherà. Fa paura. Ogni volta che sono di turno, esco di casa con il pensiero di quello che mi aspetterà. Ed allora, indossata la divisa, inizio i controlli del caso: lettura nuove disposizioni, sanificazione continua dei locali e dei mezzi di soccorso. Ma, quello che spaventa di più, è il suono del telefono. La chiamata del 118. Ed è qui, in un microsecondo, che penso “ma chi me l’ha fatto fare di buttarmi là nel mezzo, di uscire a combattere contro questo virus!”. E penso ai miei figli, a mio marito e alla mia famiglia che sono tutti a casa. E ancora ho paura! Non tanto di ammalarmi ma di contagiare loro, di sbagliare qualcosa. Per fortuna torno subito lucida, ripenso che questo lavoro lo amo, mi vesto, mi proteggo con i dispositivi di sicurezza e col mio equipaggio, organizzo il servizio insieme al medico del 118. Non è semplice… per niente!
N.M. 43 anni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 Aprile 2020