All’interno dell'”Universo irregolare” dei Los Defuntos
BORGO SAN LORENZO – Li avevamo lasciati con tanti progetti in ballo ed una buona dose di energia (articolo qui). Sono i “Los Defuntos” una giovanissima rock band che, da qualche settimana, è uscita con il suo primo disco “Il mio universo irregolare” sotto la casa discografica Villain Squad. Li abbiamo incontrati per farci svelare i loro segreti e qualche novità…
Che emozione avete provato all’uscita del vostro primo album? È stato molto importante per noi, in fondo è il nostro primo lavoro “serio”, professionale. Siamo contenti perché abbiamo visto i riscontri, infatti in questo periodo siamo molto impegnati sul fronte della promozione. Ci sono molte Webzine – riviste online – che stanno pubblicando varie recensioni e ne siamo contenti. Inoltre, o soprattutto, in zona è stato molto apprezzato e questa cosa ci ha dato molta soddisfazione.
Quali sono state le recensioni che avete apprezzato maggiormente? Sicuramente quelle avute da amici e familiari perché crediamo che siano quelle più sincere, anche perché sono le persone che realmente ti hanno visto partire da zero, crescere e cambiare e quindi sanno riconoscere dove abbiamo fatto bene, e dove avremmo potuto far meglio. Alcune persone che sì, sono amici, ma sono anche veramente appassionati alla nostra musica e questo è il massimo.
Dove possiamo trovare il cd? Abbiamo avuto problemi con la consegna del cd fisico a causa di alcuni scioperi della Siae però si può trovare senza problemi nei maggiori store online. In ogni caso abbiamo deciso di venderlo durante i concerti perché ci interessa di più che le persone ci ascoltino piuttosto che vendere il disco. Per noi la cosa più importante è questa. Poi vabbè stiamo facendo promozione, lavoriamo per passare in radio, anche se piccole, perché comunque anche questo è soddisfacente, al di là delle persone che potranno sentirci.
Da un gruppo di amici che si ritrovavano per suonare, ad ottenere l’ingaggio da un etichetta discografica. Quali sono gli step? Partire con molte…poche pretese. Sapete, l’etichetta discografica ha perso molto potere visto che, oggi, la maggior parte delle cose si possono gestire autonomamente. A meno che non si parli delle grandi case discografiche, le cosiddette Major, ma lì per avere l’ingaggio devi aver già sfondato. Le altre etichette ti prendono sotto la loro ala ma su di te non investono economicamente. Quindi per presentarti ad un’etichetta devi avere il tuo bel cd, auto-prodotto, e vedrai che se vali ci sarà un team disposto a spendere tempo, ma non soldi, su di te. Ma ti renderai anche conto che l’etichetta avrà un tasso di rischio uguale o minore al tuo. Nessuno ti assicura niente.
E allora perché vi siete appoggiati alla Villain squad? Beh…perché ognuno deve fare quello che sa fare. Noi lavoriamo tanto, su tante cose, specialmente musicalmente. Per fare un esempio, per questo album abbiamo scritto 43 canzoni, e di queste sono state scelte solo 9. Di conseguenza ti manca il tempo e la voglia di gestire gli aspetti più “noiosi” come quelli organizzativi. A parte suonare, che ci prende moltissimo tempo, scriviamo in maniera costante per lo più cose che poi non sappiamo neanche come usare, ma è necessario anche per mantenere quella sinergia che in una band è necessaria. E poi c’è la comunicazione, la promozione e la gestione della pagina… cose molto impegnative. Per il resto c’è l’etichetta, che fa un lavoro “all’interno del settore”, curando di trovare le serate, di promuoverci, di connettere il nostro lavoro con quello di altri artisti. È necessario avere l’umiltà di capire che si tratta di professionisti che “navigano” dentro questo ambiente e ne conoscono dinamiche e personaggi e quindi possono far ascoltare il nostro lavoro alle “persone giuste”, aiutarci nella distribuzione della musica, trovare i prezzi convenienti per gli store digitali. Certo, sono tutte, o quasi, cose che potremmo fare da soli ma non a livello professionale, inoltre ci porterebbe via tantissimo tempo, che usiamo invece per la scrittura, per le prove, e grazie a loro riusciamo ad avere maggior visibilità, credibilità ed un’esperienza che non possiamo avere. Sintetizzando, è un tramite che svolge un lavoro che noi non abbiamo mai fatto e che se facessimo rischieremmo di rovinare tutto facendo errori anche banali.
Avete parlato di sinergia del gruppo….voi avete perso un membro della band, nonché uno dei fondatori…Esatto. Per questioni personali e professionali, di cui non parleremo, abbiamo ritenuto, proprio per mantenere la sinergia che ci sta a cuore, che fosse meglio separarsi da Nicolas, senza nessun rancore.
Cos’è cambiato da quando non c’è più Nicolas? Le canzoni per lo più sono state scritte da Paolo e Michele, anche se al momento dell’arrangiamento è necessaria tutta la band che era composta da 4 persone: due chitarre, un basso ed una batteria. Durante i live – ne abbiamo fatto solo uno senza Nick – abbiamo riarrangiato i pezzi, infatti suonano in maniera un po’ diversa. Un altro cambiamento è che resteremo un trio, eliminando una chitarra. Per questo album in futuro sceglieremo via via come comportarci ma, probabilmente, durante eventi più importanti assumeremo un turnista. Per quanto riguarda gli introiti del disco quando abbiamo deciso di fare sul serio è stato concordato all’unanimità che ogni euro guadagnato sarebbe stato reinvestito per la musica. Così è stato. Nonostante l’età siamo quattro persone mature.
In un’intervista il compositore Marco Falagiani (articolo qui) ha raccontato il suo modo di comporre canzoni, partendo dalla musica. È anche il vostro? Snì! Siamo d’accordo in parte. Diciamo che abbiamo sempre composto le nostre canzoni partendo dalla musica e poi…. poi è arrivata “Non ci meritiamo niente”, a nostro parere una delle più belle. Nata esattamente nel modo opposto. Diciamo che questa domanda rientra tra le cose per cui ci mettiamo in discussione. Secondo noi l’arte non può avere paletti fissi, non possiamo dare niente per scontato sennò avremo un prodotto scontato.
Ci raccontate com’è nata la canzone? Una sera Michele ha chiesto a Paolo di passargli un testo….E gli è capitato di leggerlo in uno stato emotivo particolare [NDR. mi giravano proprio!]. Quel pezzo l’ha proprio sentito e la musica è venuta da sola.
È una canzone che parla di quanta voglia hai di sfondare, insomma di fare il musicista seriamente e cerchi di spiegarlo agli altri che però non capiscono, non fino in fondo. È una cosa che abbiamo vissuto, soprattutto da quando abbiamo iniziato ad investire economicamente nel nostro progetto. Ecco da lì tutti, soprattutto i familiari ci guardavano come a dire “Ma siete sicuri di quello che fate?”
Siete riusciti a fare quel passo in più. Vi sentite di dare un consiglio a chi vuol seguire le vostre orme? Il nostro consiglio è fare le cose bene. Con qualità. E quest’ultima purtroppo o per fortuna costa. Non trascurate niente, fate le cose con calma e pubblicatela quando veramente siete sicuri e soddisfatti.
C’è qualche band mugellana che seguite? Sicuramente “La Notte” ed i “Fat Cosmoe”. È grazie a Yuri Salihi se abbiamo realmente pensato di fare sul serio. Lui ci ha preso sotto “la sua ala” e ci ha spiegato realmente com’è fatto questo mondo. Ci ha fatto “skippare” errori che lui ha fatto. Ma oltre al fatto che gli dobbiamo molto seguiamo “La notte” perché musicalmente ci piace molto. Inoltre, grazie all’esempio di Yuri, stiamo cercando di fare lo stesso con un’altra band, di cui non faremo il nome perché non sappiamo che progetti hanno, ma quando lo sapremo avranno tutto il nostro appoggio.
Chiudiamo con la domanda di rito: progetti futuri? Ehehehehe! Sorpresa! A parte gli scherzi, diciamo che l’unica news è che stiamo lavorando ad un suono nuovo, che non è etichettabile. Pensiamo di lasciare la nostra zona di confort, che è il rock, per studiare un suono che ci rappresenti. Una nuova sfida insomma! Poi per quanto riguarda i concerti è tutto affidato alla Villain ma pensiamo di ripartire con i concerti da gennaio.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 ottobre 2017