Borgo San Lorenzo saluta i suoi parroci con una cerimonia in Municipio
BORGO SAN LORENZO – La comunità borghigiana saluta i suoi parroci, e lo fa con una cerimonia in Municipio durante la quale il sindaco Paolo Omoboni ha consegnato a don Antonio Lari, don Matteo Perini e don Cristian Comini di Luco una maiolica riproduzione di “piastrella con uccellino (1906 -1920 c.a.) delle Fornaci San Lorenzo di Galileo Chini”.
“Abbiamo voluto fare quest’iniziativa – spiega il sindaco Paolo Omoboni – anche se in forma ristretta per le disposizioni Covid. Ma tenevamo ad un momento ufficiale di salute e di ringraziamento a persone che in questi anni di permanenza a Borgo San Lorenzo hanno operato con passione ed attenzione ai territori e soprattutto alle persone. Sono stati punti di riferimento importanti, anche grazie alla loro capacità di accoglienza, ascolto e disponibilità.
“E c’è stato – continua – un rapporto di collaborazione molto stretto fra loro e l’amministrazione, ovviamente ognuno con le loro competenze e le loro missioni ( la loro molto più ‘alta’ e la nostra più ‘terrena’) e questo è stato importante sempre, ma soprattutto durante il periodo dell’emergenza Covid. In quest’ultimo periodo il rapporto è stato molto più stretto, soprattutto con don Antonio con il quale abbiamo avuto uno splendido rapporto di collaborazione per aiutare le persone in difficoltà. Il Centro Giovanile è diventato il cuore pulsante della solidarietà: penso alla distribuzione delle mascherine, della spesa e molto altro.
È stato importante anche il loro supporto in un periodo difficile, dove molte persone hanno avuto paura e timore rispetto alla situazione ed al futuro e questo è sfociato in un isolamento e sentimenti di rabbia e paura del futuro. Ed è stato grazie anche a quest’unità d’intenti a farci superare questo periodo drammatico per la società. Hanno avuto un rapporto splendido con i giovani, sia dentro la parrocchia che fuori e, come disse Sandro Pertini:’i giovani non hanno bisogno di sermoni ma di testimonianze’, e loro sono stati esempi straordinari da questo punto di vista.
Hanno dato molto alla comunità borghigiana, che è ancora genuina, lasciando tante cose belle, tanti segni profondi alla nostra comunità e sono convinto che Borgo San Lorenzo abbia dato tanto a loro e sono convinto che negli incarichi che andranno a ricoprire si porteranno dietro un pezzetto di Borgo e dei borghigiani”.
Dopo il discorso del sindaco, sono intervenuti i tre parroci, a partire da don Antonio, il quale ha parlato della bellezza della condivisione. “La mia commozione nasce dalla fruttuosità del cammino. Come ha detto Paolo, ho avuto un grande rapporto con i giovani, che mi ha fatto conoscere la loro sofferenza. Solo con l’esempio si possono soccorrere i ragazzi. Il papa ha parlato della Chiesa come “ospedale da campo”, dove si salva in primo luogo la vita e poi si pensa ai dettagli: nel mondo giovanile molte sono le situazioni da salvare. Mi sento di notare quanto manchi nella dinamica comunitaria il senso di solidarietà, che è un tema su cui tutti possiamo lavorare, ognuno portando avanti i propri aspetti e valori. La commozione nasce anche nel vedere la comunità camminare nel tempo, sia in momenti belli che difficili, tenendo sempre uno sguardo rivolto oltre le difficoltà e da questo nasce la bellezza della comunione”. Ha poi concluso il suo intervento con un ringraziamento alle istituzioni, in particolar modo al comune di Borgo San Lorenzo, che ha collaborato nelle attività parrocchiali. Con la voce rotta dall’emozione, don Antonio ha definito Borgo “il primo amore”, quello che non si dimentica mai.
Don Cristian ha ringraziato la comunità, parlando con note positive della sua esperienza a Luco, parrocchia che ha definito “piccola ma impegnativa”, ringraziando le persone che hanno contribuito a farlo riflettere sull’idea di prete che aveva in mente.
Poi è stata la volta di don Matteo, il quale ha ricordato le sue origini mugellane. Il ritorno a Borgo ha infatti significato per lui una riscoperta di alcuni valori, quali la fatica e l’umiltà. Ed è proprio nel segno dell’umiltà che don Matteo vuole impostare il suo cammino, restando “un piccolo prete”, come si è definito, che però può indicare la via. “Il Covid ci ha insegnato che servono persone che indichino la direzione” ha detto “non in modo forte, ma che aiutino a trovare quel punto di riferimento che per me ha voluto dire la differenza. Una stella nell’oscurità”.
Infine, ci sono stati i ringraziamenti da parte dei membri del consiglio comunale e dei capogruppi.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 settembre 2020