“Burkina Faso. Le donne ed i bambini della cava di Pissy”. Le belle foto di Noferini in mostra a Firenze
FIRENZE – Sarà aperta al pubblico a partire dall’8 dicembre, all’istituto degli Innocenti di Firenze, la mostra “Burkina Faso. Le donne e i bambini della cava di Pissy” di Francesco Noferini.
Una mostra che nasce dalla voglia di raccontare quello che molti non sanno, la vita quotidiana di donne e bambini all’interno di una cava di granito, dove la vita e la dignità della persona non ha valore. Dare un aiuto per far si che almeno questi bambini possono vivere in un ambiente migliore, realizzando un progetto per creare aule scolastiche e asili in aiuto a queste famiglie.
“Mi piacerebbe che potesse diventare un messaggio per tutti coloro che vedono gli africani come ‘invasori’ – dichiara il fotografo nel suo depliant – Vorrei che tante persone capissero le difficoltà di questi popoli, poter dare un aiuto concreto per far si che queste popolazioni possano vivere meglio nei loro territori. Con le mie foto riesco ad esprimere le mie sensazioni e in questo caso, ritengo che con la fotografia a si possa far vedere cosa e quale sono le differenze dei popoli, portare a conoscenza la sofferenza e la bellezza, la gioia e il dolore che tutti conosciamo ma a volte ci giriamo dall’altra parte…con questa mostra ho voluto farvi vedere i disagi e le difficoltà di queste donne con i loro bambini che ‘vivono’ all’interno di questa cava”.
“La scelta del bianco nero permette al contrario dell’accattivante uso del colore di “prendere le distanze” – analizza la professoressa Giuseppina Carla Romby – di non lasciarsi ammaliare da quelle suggestioni che nell’immaginario collettivo vengono attribuite, un po’ superficialmente, ai popoli ed al continente africano. Il filtro del bianco nero si rivela di straordinaria efficacia per fissare immagini di persone che proprio per il colore della pelle sono state considerate altre e diverse. Il bianco nero di fatto è una dichiarazione di intesa, permette il dialogo, riduce le distanze materiali e colloca le immagini in una attualità fuori del tempo cioè le immagini appaiono sempre contemporanee”.
“Non è immaginabile – conclude Luca Margheri presidente di AssoMiss – ai giorni nostri un tale strazio e una tale sofferenza. Un enorme buco nella terra, dal quale sale il fumo dei copertoni bruciati usati per estrarre le lastre di granito, che vengono poi portate in superficie sulla testa delle donne. Lassù, al riparo di piccole tende improvvisate e lacere, altre donne con un tubo d’acciaio sgretolano, a mano, le lastre e raccolgono i frammenti in un grosso contenitore di alluminio. Immaginate l’ambiente caldissimo, saturo di fumo e di polvere, e queste donne chine a frantumare le lastre di granito. Per ogni recipiente colmo si guadagnano 2000 Cfa, circa 3 euro. Quante ore e quanto sudore, per 3 euro sotto il solleone e là, accanto alle madri, anche i loro bambini. Nonostante il lavoro disumano ed il luogo dove esso si svolge, subito balza agli occhi la loro serenità, la grande umanità e il grande amore verso i loro figli. In quella sofferenza ognuna è pronta ad aiutare l’altra e tutte non lesinano un sorriso sincero ed un saluto al forestiero che passa di là. Questa mostra è un tributo a queste donne, forti, indomabili, amorose, affinché possa aiutarci a capire i veri valori per i quali è giusto lottare e per i quali dobbiamo sacrificarci. Sta ad ognuno di noi, dentro noi stessi, far emergere questi valori, in qualsiasi situazione ci troviamo. Intanto qualcosa abbiamo già fatto con il vostro aiuto: un piccolo dispensario per le cure immediate, un asilo poco lontano, dove poter tenere i bimbi mentre le madri sono al lavoro, e per i più grandi l’iscrizione alla scuola elementare. Contiamo ancora sulla vostra generosità affinché “La Carriere de Pissy” possa diventare un posto migliore, dove lavorare e soffrire di meno”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 novembre 2017