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C’è del marcio? (a Petrona…)
La zona di La Torre Petrona dove sorgerà l’impianto a biomasse (al centro)
Ancora, di nuovo, sulla centrale a biomassa. Qualcosa non torna. Anche se è presto per dire se, parafrasando una nota espressione ripresa dall’Amleto, “c’è del marcio in Danimarca”, o meglio a Petrona. Fra presunta follia imprenditoriale ed incerte procedure istituzionali, queste sì accertate.
I lettori certamente ricorderanno lo spazio che questo giornale on-line ha offerto, per la presentazione del progetto proposto da Renovo s.p.a., nell’area P.I.P. di Petrona. Era il 10 febbraio. Quindi, occhio alle date. Quel giorno, nella “sala dei tendaggi”, in Palazzo dei Vicari, a Scarperia, fu combattuta una battaglia autoreferenziale, giacché fra pochi intimi, a colpi di “coloured slides” (diapositive colorate) e citazioni di esimi cattedratici. Voleva, doveva, essere un’assise ristoratrice, tranquillizzante, una sorta di scaccia brutti pensieri sulla preventiva insalubrità del progetto. Anche per tenere a distanza gli spettri dei professionisti della contestazione, i fondamentalisti del “NO” a prescindere, gli ortodossi del rispetto ambientale.
Fra la pletora della politica nostrana presente, sicuramente una parte ne uscì convinta, con questo postulato: un progetto serio, sostenibile. E, forse, nessuno di loro si prese, o si è presa, la briga, a bocce ferme, di leggere, o rileggere, i documenti accompagnatori del progetto. Appunto. I vuoti, e le manchevolezze documentali, sono già stati rappresentati e pubblicati da “ilfilo.net” in due precedenti articoli (primo articolo e secondo articolo). Adesso è il momento di stringere, di far emergere dal mare delle carte un’onda anomala.
Ebbene, la diapositiva numero 19 (vedi qui accanto, clicca sopra per ingrandire) esibita da Renovo s.p.a., quel 10 febbraio, è inadeguata, contraria ai “principi del modello di pianificazione” stilati da iBioNet (International Biomass monitoring Network), del GESAAF (Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari Alimentari e Forestali), dell’Università di Firenze. E, attenzione, questo documento di iBionet è datato 16 gennaio 2015, cioè quasi un mese prima della scheda proiettata da Renovo s.p.a.. Scendiamo allora nel dettaglio.
L’inadeguatezza di questa scheda consiste nell’aver utilizzato il programma di calcolo ideato da iBioNet, quando questo, inizialmente, usava l’ambito di approvvigionamento della biomassa legnosa entro i 70 Km. (raggio) dal luogo dell’impianto. Da cui scaturiva, come si evince dalla diapositiva in questione, la dicitura “l’impianto è sostenibile”. Invece, come anticipato, già dal mese di gennaio iBioNet aveva rivisti gli algoritmi di calcolo per la generazione dei modelli di pianificazione, riducendo l’ambito operativo di raccolta della biomassa legnosa a 35 Km.
(qui accanto il documento “principi del modello di pianificazione” di iBioNet, clicca sopra per ingrandire). A titolo puramente personale, essendo quello di iBioNet un sito di rilevanza pubblica, che peraltro contempla l’accesso di tutti gli utenti, indistintamente dagli enti istituzionali ai privati cittadini, ho fatta, qualche settimana fa, la registrazione per usufruire del loro servizio.
Calandomi, così, nelle vesti di un provetto esperto in biomassa legnosa, con malcelata vocazione a diventare un manager con tanto di portafoglio pubblico, ho inseriti i dati per ottenere una simulazione per un nuovo impianto nell’area di Scarperia. Logicamente i dati sono gli stessi usati nella simulazione sviluppata da Renovo s.p.a., ed ovviamente con il restringimento dell’ambito operativo entro i 35 Km.. La scheda prodotta dal software di iBioNet (qui la scheda “personalizzata” nell’ambito 35 Km, iBioNet_simulazione_sostenibilità_A), in questo caso, formula la sentenza “l’impianto non è sostenibile”.
Chiudo con un paio di domande. La prima. Inevitabile chiedersi, ed altrettanto chiedere, perché nella presentazione messa in scena da Renovo s.p.a., il 10 febbraio u.s., si è usata una simulazione con un programma di calcolo in versione obsoleta, senza tener conto delle correzioni apportate (dall’ente stesso, ideatore del modello di pianificazione) un mese prima circa, il 16 gennaio u.s.? La seconda. Perché il Comune di Scarperia e San Piero, o meglio l’Unione Montana dei Comuni del Mugello, non formalizza l’incarico a iBioNet (lo ricordo, Università di Firenze) di redigere un piano di sostenibilità sull’approvvigionamento della biomassa, specifico per questo nuovo impianto? Nessun pregiudizio, solo la coscienza di entrare nel merito delle faccende, senza condizionamenti.
Gianni Frilli
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, aprile 2015
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