Ciclo Club Appenninico, in bici da centoquindici anni
BORGO SAN LORENZO – Ha da poco compiuto il suo centoquindicesimo anno di attività il Ciclo Club Appenninico 1907, una delle realtà più radicate sul territorio borghigiano e mugellano. La società fu fondata il 7 giugno 1907. E si propone il compito principale di valorizzare corridori locali dai sette anni in su, all’inizio solo nel settore ciclistico, ed ora grazie alla multidisciplinarità anche sulla MTB.
Una storia importante, di una società che rappresenta un fiore all’occhiello per lo sport nel Mugello, terra con forte vocazione ciclistica, e che organizza anche gare d’importanza nazionale: oltre alla gara del Primo maggio a Luco, al Trofeo Bar Italia allievi nel ricordo di Paolo Timori il 26 giugno, ed alla gara rivolta ai giovanissimi del 24 luglio al Foro Boario, c’è la Coppa della Liberazione. Giunta quest’anno alla 78^ edizione, si tratta di una delle più antiche corse della categoria Allievi a livello italiano, tanto da essere parte del trittico dell’eccellenza a livello giovanile nella sezione allievi in Italia insieme alla Coppa d’Oro e la Coppa Detti.
“Il primo presidente fu il signore Arquinte, un commerciante svizzero che aveva in piazza Cavour una drogheria – raccontano Mario Boni, storico allenatore e dirigente del Ciclo Club, e Stefano Rossi, attuale presidente – Il terremoto del 1919 fece cascare tutto, compresa la drogheria del primo presidente, che con la famiglia tornò in Svizzera, facendo passare di mano la società sportiva. Le escursioni in bicicletta al tempo venivano fatte nella zona ed erano legate spesso agli eventi della fanfara, tanto che i ciclisti spesso dovevano vestirsi con i gagliardetti addosso”.
Una storia quella del Ciclo Club Appenninico che va avanti ininterrotta da centoquindici anni: “Di società centenarie ne esistono tante in tutta Italia – spiega Rossi – però noi siamo una delle pochissime che durante il tempo di guerra non ha mai cessato l’attività ciclistica e non si è mai trasformata in una polisportiva, pratica comune durante la seconda guerra mondiale quando era impossibile correre in bici e le società, per non perdere atleti, iniziavano ad offrire altri tipi di sport. Il Ciclo Club, anche in anni in cui non ci sono stati atleti da presentare alle gare, si è sempre iscritto ed ha sempre pagato la tassa di affiliazione alla Federazione italiana”.
Tanti i giovani che sono passati sotto il Ciclo Club Appenninico, che vide negli anni ’70 uno dei momenti più importanti della sua storia: “Nel ’70 venne costituita una società dilettantistica con il nome Samoa, che in pochissimo tempo risultò tra le più importante squadre dilettantistica d’Europa – racconta Boni – La squadra fu fatta grazie al contributo di Luigi Aiazzi e del calzaturificio San Lorenzo, ma l’idea di partenza e la sua nascita si deve ai dirigenti del Ciclo Appennino del tempo. La Samoa, nella sua breve vita, ha partecipato a corse in tutta Europa vincendo ovunque. Una squadra ‘internazionale’, che accolse anche il primo etiope della storia a correre in bicicletta: Tekeste Woldu, capitano della nazionale Etiope alle Olimpiadi del 1972 in Germania. Woldu arrivò proprio nel 1972, al secondo anno della Samoa, una vera forza in salita. Questo ragazzo partecipò lo stesso anno alle Olimpiadi con la propria nazionale arrivando decimo insieme a Moser. Ma sicuramente tra i ragazzi della Samoa che hanno avuto più successo c’è Bruno Vicino che ha vinto il campionato italiano dilettanti nel 1973 battendo Baronchelli ed ha poi vinto da professionista tre titoli mondiali su pista nel mezzofondo”.
Una storia fatta di successi che prosegue anche ai giorni nostri, nonostante il ciclismo sia uno sport che non se la sta passando bene quanto altri: “Un’altra soddisfazione del Club è sicuramente il borghigiano Jacopo Militello – commenta il presidente Rossi – Ora non è più nel club, perché è salito nella categoria degli Juniores per motivi anagrafici, ed ha già vinto una gara. Le sue doti gli hanno permesso di essere convocato in Svizzera con la Nazionale Italiana di categoria”.
“Ma è innegabile che il nostro sia uno sport, soprattutto quando si parla di ciclisti molto molto piccoli, un po’ pericoloso – continua il presidente Rossi -. Molti genitori preferiscono portare i figli a fare altri sport piuttosto che vederli correre sulle strade vicino alle macchine. Noi come Club dobbiamo ringraziare l’Autodromo del Mugello che ci permette d’allenarci sul tracciato in totale sicurezza, ma quello che ci piacerebbe è un ciclodromo. Ne abbiamo parlato con il comune di Borgo San Lorenzo, e siamo fiduciosi. Così come siamo fiduciosi di avere a breve una nuova sede dove poter esporre tutto il materiale fotografico e non solo che in centoquindici anni il Ciclo Club Appenninico ha accumulato, creando una sorta di museo dello sport”.
A.P.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 giugno 2022
VORREI RICORDARE COSI’ PER UNA CORRETTEZZA STORICA, CHE NEL 2007 E NEL 2009, HO SCRITTO IN DUE GROSSI VOLUMI LA MINUZIOSA STORIA DEL CLUB CICLO APPENNINICO 1907 E DELL’A.S.FORTIS JUVENTUS 1909, NEL LORO CENTENARIO DALLA FONDAZIOON. TANTE CORDIALITA’, ALDO GIOVANNINI