Cronache e segreti di un giovane giornalista sportivo mugellano che farà strada
BORGO SAN LORENZO – Il borghigiano Giulio Incagli, da sempre appassionato di calcio, ha inseguito il suo sogno di poterne parlare liberamente, raggiungendo traguardi importanti, l’ultimo il “Bottone d’argento” di Youtube (articolo qui), ed ora sta per pubblicare un libro. In questa intervista ci ha raccontato un po’ la sua storia, i suoi progetti e valori.
Quando e come è nato “Cronache di spogliatoio”? È una storia lunga! Diciamo che il progetto è nato nel 2015 da Stefano Bagnasco, il mio socio. Nel 2017 ci siamo incontrati a Milano ed abbiamo fondato una società, con l’idea di cambiare il mondo del giornalismo creando il primo progetto giornalistico “nativo social”. Siamo partiti su Instagram, dove oggi contiamo 715mila followers, poi ci siamo spostati su Youtube perché crediamo nell’importanza di creare contenuti video. Infine, abbiamo un sito, anch’esso molto visualizzato. In seguito abbiamo venduto alcune quote alla “21BE”, società al cui interno ci sono due calciatori di serie A e questo è stato un modo per entrare ancora di più in contatto con il mondo del calcio professionistico.

Il team di “Cronache di spogliatoio”
Cosa offrite di più o di diverso rispetto ad altri format? Le nuove generazioni non guardano la televisione, non leggono i giornali e non ascoltano la radio. Quindi noi diamo informazioni partendo proprio dai social, ovvero dallo strumento più utilizzato dalla “generazione Z”. Il nostro obbiettivo era quello di creare un salotto sicuro nel quale il calciatore potesse parlare di calcio, di tecnica, in maniera “pura” e nel quale il giornalista non cercasse a tutti costi lo scoop, chiedendo solo quanto guadagna o i prossimi ingaggi. Noi parliamo di calcio. Addirittura c’è una “rubrica” nella quale io, vestito da calciatore, mi faccio insegnare alcune tecniche dai professionisti. Una specie di tutorial, se vogliamo dargli un nome.
Di calcio si parla sempre ed ovunque, non pensi di aver puntato tutto su un argomento saturo? No. Non penso che sia saturo proprio perché il mondo dei media ha un approccio con il calcio molto lontano dal target giovanile. Ci provano, ma utilizzano un linguaggio che non gli appartiene. Noi invece usiamo un linguaggio “generazione X friendly”, e la risposta alla tua domanda la possono dare i risultati che abbiamo raggiunto.
Esiste ancora il “vero calcio”? No, a livello professionistico è difficile, se non impossibile. Tre anni fa, con l’acquisto da parte del Paris Saint Germain di Neymar per 222 milioni di euro – l’acquisto più oneroso fino ad ora- è scoppiata una bolla e, da lì, è cambiato tutto. Vi posso fare un altro esempio: Pellè [N.D.R. non lo abbiamo scritto male, si chiama proprio così] ha fatto un buon Europeo in Italia e poi è andato in Cina dove guadagna milioni. Nel calcio professionistico è difficile trovare qualcuno che sia veramente disinteressato. Ed è per questo che esistiamo noi, che vogliamo raccontare quei valori che il vero calcio ci ha trasmesso, quello sport che a fine partita ti lascia con la maglia sporca di fango ed erba e con le ginocchia sbucciate. Ma non amo essere nostalgico: se ora il calcio di serie A è così è perché è stato permesso.
Hai cominciato in tv e, passando dalla radio e dalla carta stampata, sei arrivato su Youtube dove sembra tu abbia trovato il tuo mondo. Rifaresti tutto oppure, col senno di poi, partiresti direttamente da questa piattaforma? Tutto quello che ho fatto mi è servito al 2000%. Io sono del ’94 e senza il sogno di scrivere per un giornale non avrei mai iniziato. L’esperienza alla radio, a La Nazione, mi sono serviti tanto e mai sputerei nel piatto dove ho mangiato. Ho ampliato i miei orizzonti perché, durante i servizi, sentivo molti colleghi lamentarsi dei problemi legati a questo lavoro: la scarsa stabilità, la mancanza di lettori, l’inesorabile fallimento della carta stampata….Ecco, io ho un fratello, di dieci anni più giovane di me, ed osservandolo mi sono reso conto che quando tornava a casa non accendeva la televisione, come magari facevo io alla sua età, né la radio. Prendeva il cellulare e si attaccava a Youtube. Mi si è aperto un mondo. Ho pensato: “perché lamentarsi? E’ tempo di muoversi, di guardare avanti”. La svolta l’ho avuta quando, lavorando per Radio 105, ero in Russia per la Confederation Cup ed ho incontrato alcuni colleghi spagnoli. Parlando mi hanno raccontato che non lavoravano per una grande testata spagnola ma che avevano un canale Youtube. Spinto dalla curiosità, appena tornato in camera ho sbirciato questo canale ed era molto ben fatto, molto completo. Boom, la svolta. Mi sono reso conto che, da questo punto di vista, l’Italia era all’età della pietra. E da lì è partito tutto quello che poi vi ho già raccontato.

Giulio Incagli mentre intervista il calciatore Federico Bernardeschi
Hai creato un’azienda e, di conseguenza, posti di lavoro? Sì, questo è quello che più mi dà soddisfazione. Al momento abbiamo dieci colleghi a Milano e venti collaboratori in giro per tutta Italia.
Ed ora, hai scritto un libro….ce ne parli? Beh, un anno fa abbiamo fatto un progetto con Mondadori, quindi diciamo che eravamo già in contatto. Avevamo idea, già da tempo, di scrivere un romanzo sul “calcio vero”, quello che giocano tutti, non solo quello professionistico. All’inizio erano un po’ scettici ma il nostro progetto e la nostra idea deve averli convinti perché hanno creduto in noi ed a marzo uscirà il nostro, mio e di Stefano, primo romanzo. WOW!
Ti senti un po’ un influencer del calcio? [Ride] Perché no? Oggi faccio lo Youtuber, perché questo è il suo nome ma, banalmente, è una piattaforma che uso per raggiungere più persone possibili. Quindi diciamo che c’è la Ferragni e poi Giulio che cerca di “influenzare” le persone riguardo a quei valori di cui vi ho già parlato a lungo. Mi piace essere un punto di riferimento e credo che sia un’ambizione per tutti quelli come me che fanno fatica a trovare il proprio spazio nel mondo giornalistico.
Ci puoi raccontare dei tuoi prossimi progetti? Nessun segreto! Intanto a marzo uscirà il nostro romanzo e, di conseguenza, ci sarà da seguire tutta la campagna promozionale. Per gli Europei 2021 (speriamo bene!) abbiamo acquistato i biglietti e, visto che per la prima volta nella storia sarà itinerante, faremo un viaggio “on the road” raccontando tutto ciò che gira intorno a questo campionato: le follie che incontreremo lungo il viaggio (e che faremo), il folklore intorno agli stadi….A settembre (speriamo bene!), ci piacerebbe aprire la prima “Cronache Academy”, una scuola dove imparare a fare giornalismo social ma anche dove apprendere i valori fondamentali per essere un buon giornalista oggi. All’Academy si potrà imparare tutto quello che gira intorno a “Cronache di spogliatoio” e risponderemo a tutte le domande che ci sono attivate direttamente dalla Community. L’idea di questa scuola, infatti, è nata da una richiesta dei membri della nostra comunità virtuale e poi, chissà, magari acquisteremo nuovi collaboratori.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 Dicembre 2020