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Siamo deboli. Meglio che nascano presto i Comuni unici del Mugello e della Valdisieve

Posted On 24 Mag 2021
By : Irene De Vito
Comments: 7
Tag: Massimo Biagioni, Mugello, Valdisieve

di Massimo Biagioni

MUGELLO – In queste ultime settimane si sta ricominciando a parlare del Mugello e della sua scarsa consistenza politica; prima Radio Sieve, all’interno di una rubrica di opinioni curata da Stefano Galli, poi il Sindaco Filippo Carlà, a proposito del sistema delle ex municipalizzate, poi il Presidente dell’Unione Moschetti che cerca di mettere una toppa. Un buon segno, se il confronto producesse qualcosa..

La premessa si basa su un dato difficilmente contestabile, Mugello e Val di Sieve sono sostanzialmente irrilevanti nel quadro provinciale e regionale. Questo per più di un motivo: da un lato la scarsezza numerica della popolazione che si traduce in pochi voti elettorali, poi per la divisione tra i Comuni (tra chi comanda, non tra gli abitanti), infine per la mancanza di collaborazione, aumentata dalle differenze politiche tra partiti e realtà locali. L’esempio fatto dal Sindaco di Vicchio sulle partecipazioni nelle società ex pubbliche che, piccole e frastagliate, non pesano niente, è calzante.

Ma ancora di più pesa la mancanza di un progetto comune su cui convergere, e una identità di area, costruita con fatica decenni fa e distrutta dai “nuovi” emersi dopo la metà degli Anni ’90; non è stata trovata neanche la forza per battaglie comuni su alcune esigenze importanti dei cittadini: dagli orari insufficienti e ridicoli dei treni, alla novella del rafforzamento dell’ospedale del Mugello.

L’unità della nostra area, eppure, sarebbe fondamentale per il rapporto con Firenze, che non deve essere subalterno ma chiaro, pur nel dovuto rispetto dei rapporti di forza. Del resto non potrebbe che essere così. Certamente se uno pensa di essere il più ganzo e di tentare da solo di ottenere qualcosa per sé o per il proprio territorio, ora o nel breve periodo, ogni ragionamento si arresta subito.

Voglio qui dare delle pennellate volutamente eccessive e in termini generali per capirsi meglio. Il rapporto con Firenze, Prato, e i comuni più forti non può che partire partire dalla nostra massima compattezza. Perché altrimenti quelli, Firenze, Prato e gli altri, cercano di rifilarti la discarica, ti portano via l’acqua da Bilancino, sposano il GP di Formula 1 per riempire i loro alberghi, contrari come sono a fartene costruire a te. Difendono con le unghie i loro insediamenti produttivi facendo ponti d’ora agli investimenti. Loro fanno il proprio compito, ma noi?

Parlo di collaborazione Mugello – Val di Sieve, pur sapendo delle specificità di Mugello, della Val di Sieve e non ultimo, dell’Alto Mugello. Che possono essere una forza, pezzetti di un puzzle di un’offerta competitiva che metta al centro lo sviluppo del comprensorio. Dal progetto di “Parco attrezzato di tipo produttivo” della Comunità Montana presieduta da Renzo Mascherini, articolato, inclusivo, onnipresente, ai vagiti di oggi magari ci potrebbero essere tante vie di mezzo. A questo proposito mi torna in mente la dettagliata ricerca delle specificità territoriali per la loro promozione e per cercare di darne una veste unitaria: i prodotti officinali di Marradi, le castagne dell’Alto Mugello o la “pesca regina” di Londa, l’attività vitivinicola, la campagna e l’agriturismo, la gastronomia e il Vin Santo di Frascole, le aree produttive e il turismo, l’artigianato e l’ambiente, la meccanica e l’agricoltura, lo sport. E ancora le localizzazioni bilanciate del macello, dei servizi della Pretura (allora), il distretto scolastico e i centri sanitari, la mostra mercato dei prodotti locali, la sede di mostre e iniziative di sostegno all’economia.

Eccellenze che dovevano trovare un quadro in cui comporre una dimensione coerente e che ora, riviste e corrette, ancorandole ai singoli territori, potrebbero essere rilanciate utilizzando i mantra della nuova Europa dalla digitalizzazione all’economia circolare, dai trasporti sostenibili alla transizione ecologica e la svolta green che i paesi più avanzati stanno ritenendo ineluttabile. Senza rilanciare ipotesi di un tempo che in un mondo completamente cambiato rischierebbero di essere ridicole.

Questo comprensorio venne smembrato in un certo momento della fase politica, per miopia politica, per subalternità, per interessi che non erano esattamente quelli dei cittadini, e da allora non c’è stata più una politica inclusiva. Perfino nel turismo, nel trekking o nei “cammini”, sono proliferate iniziative a se stanti, senza un coordinamento e senza un’offerta complessiva, dai trasporti all’alloggio, dalla ristorazione alla cultura fruibile. Come farlo? Siamo troppo distanti? E’ troppo tardi? Non c’è la volontà?
Certo, è fatica, bisogna parlare, negoziare, trovare punti di accordo, cedere qualche cosa a beneficio degli altri. Credere in una visione del prossimo futuro.

Ad intersecare questa dimensione potrebbe irrompere la proposta del “Comune Unico”. Il comune unico del Mugello e, pensandoci bene, del comune unico della Val di Sieve.
Comuni consistenti per abitanti, per voti elettorali, che possano interloquire alla pari con Scandicci, Sesto, Campi, per fermarsi alla provincia fiorentina, che possano avere professionalità adeguate all’interno della pianta organica, in grado di avere un ruolo nella Città (città!) Metropolitana. Tale sciagurata configurazione riguarda la vecchia provincia come territorio, che, ricordiamoci, tiene insieme Palazzuolo sul Senio fino a Gambassi e Greve, ma senza peso e senza soldi, con il Presidente coincidente per legge nel Sindaco del Comune capoluogo, che naturalmente, per prima penserà alla propria, di città. Come mi pare abbia fatto qualche soggetto esponente più di un partito che di un territorio, che comunque qualcosa a casa ha portato.

O vogliamo ambire ad essere anonime periferie della città?
C’è qualcuno che continua la discussione?

Massimo Biagioni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 Maggio 2021

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7 Comments

  1. R.F. 25 Maggio 2021 at 12:47 Reply

    Finalmente qualcuno che ha cominciato ad aprire gli occhi e a non aver paura di dire la verità.
    La discussione sulla questione sarebbe talmente ampia che non basterebbero certo poche righe su questo sito per arrivare ad una qualsiasi conclusione.
    Per avallare ciò che viene affermato dal Sig. Biagioni nell’articolo sopra, mi limiterò (naturalmente in modo spiccio) a ricordare quanto i nostri politici metropolitani (e non solo) amino venire a far passerelle e mostra di se nel nostro territorio (soprattutto in vista di tornate elettorali), lodando a più non posso l’aria pura che si respira qui, il nostro tessuto produttivo e agroalimentare, spesso e volentieri non disdegnando anche di provare personalmente tali bontà e più in generale facendo promesse che non verranno quasi mai mantenute, salvo poi chiudere un occhio (se non entrambi) quando qualche furbetto tenta di rifilarci di sottobanco ad esempio un inceneritore, denominandolo magari con termini scientifici per indorarci la pillola.
    In passato gli esempi sono stati ancor più clamorosi: ricordiamoci della TAV e dei danni incalcolabili al territorio e alle relative risorse (con il colpevole silenzio di molti politici nostrani).
    Biagioni ha perfettamente ragione; se la politica locale non riuscirà a trovare l’unità necessaria a perseguire un obbiettivo comune (affrancandosi per quanto possibile dall’ingombrante presenza dei partiti), corriamo il rischio che il nostro futuro diventi sempre più succube dei soliti forti.

  2. Paolo 25 Maggio 2021 at 13:57 Reply

    è indubbio che il “Comune del Mugello” potrebbe avere un peso maggiore nell’ambito degli equilibri metropolitani ..

    è altrettanto certo che NON basta il comune unico; sarebbe opportuno che ci fosse prima una crescita organica della qualità politica del territorio, sia in termini di proposte, ma anche di persone che al momento mi sembrano abbastanza mediocri

  3. GIUSEPPE MOSCHI 26 Maggio 2021 at 9:36 Reply

    I finanziamenti del Recovery Plan possono essere una grande opportunità per fare un salto qualitativo e per porre le basi del Comune Unico e ad una forte e rinnovata alleanza con la Val di Sieve.
    Superiamo la logica di una visione subalterna nei confronti di Firenze ed ambizioni che troppo spesso si limitano ad un sentimento ” pendolaristico “.
    Firenze , grande risorsa per tutta la Toscana, sta implodendo per eccesso di funzioni ed una loro localizzazione frutto di scelte urbanistiche che non hanno considerato il problema di una accessibilità e frubilità sostenibile.
    Di fatto si è concretizzato un sistema urbano che non funziona e la sua scarsa efficienza comporta costi enormi per il trasporto pubblico e la perdita di attrazione degli investitori privati con conseguenze economiche estese a tutta la Toscana.
    Si deve tenere presente che tutte le aree facimente raggiungibili in 30 minuti da un sistema di trasporto pubblico frequente possono appartenere al medesimo sistema urbano.
    Si dovrebbe pertanto decongestionare la città e costruire una ossatura delle funzioni, sia pubbliche che private, maggiormente attrattrici di traffico intorno ad un rete su ferro.
    Il recovery plan può essere l’occasione per realizzare questa ossatura che permetterebbe di investire le risorse economiche nel modo più produttivo e con maggior valore aggiunto.
    Il Mugello e la Val di Sieve possono svolgere un importante ruolo , per il respiro del loro territorio, nell’ambito di un progetto di rigenerazione di un territorio vasto.
    La rivendicazione comune di investimenti su una rete ferroviaria metropolitana rinnovata e servizi frequenti anche nelle ore notturne permetterebbe di avviare il processo e attrarre molti operatori e investimenti privati.
    La costituzione di un Ufficio Unico del Mugello e della Val di Sieve per la gestione dei finanziamenti del Recovery Plan
    metterebbe le basi per la costituzione del Comune Unico razionalizzando i servizi locali ed offrire grandi prospettive alle nuove generazioni.

  4. Michele 26 Maggio 2021 at 10:55 Reply

    beh, a Scarperia e San Piero abbiamo intrapreso questo percorso virtuoso 7-8 anni orsono. Aldilà della caciara dei campanili, penso che i risultati in termini di risorse disponibili e buona amministrazione siano sotto gli occhi di tutti. Prova ne è la percentuale di riconferma del sindaco alla ultima tornata elettorale.
    E non ne faccio una questione di parte politica perché non sono simpatizzante PD.
    È incredibile che Borgo, Vicchio, Barberino ecc.. non abbiano avuto la lungimiranza di fare un passo analogo.
    Che la tacita resistenza venga proprio dagli amministratori per paura di perdere il posto o una facile ricandidatura?

    Sarebbe un buon servizio da parte del Filo se ponessero l’interrogativo del comune unico ai 7-8-10 (dipende dal perimetro che si dà al “Mugello”) sindaci e rilasciassero altrettanti articoli con la risposta dei diretti interessati. Evidentemente l’iniziativa istituzionale è in capo a loro… se ne hanno la volontà.

  5. Massimo Principe 26 Maggio 2021 at 13:21 Reply

    Quasi tutta condivisibile la riflessione che ha il merito grandissimo di riprovare a lanciare un sasso nello stagno della situazione di pericolosa marginalità in cui rischia di affogare il Mugello. Soprattutto di indicare un percorso, che potrebbe seguire una comunità che si riconoscesse non a parole, perchè le cose accadano, per non rimanere fermi ad osservare da lontano ciò che avremmo voluto essere

  6. alberto di cintio 27 Maggio 2021 at 12:13 Reply

    L’intervento, e la sollecitazione, di Massimo Biagioni quanto mai opportuno riprendono i temi del dibattito, sempre ospitato sul Filo nell’aprile 2020, circa il futuro delle comunità dopo il covid. La necessità di un ripensamento o meglio della valutazione di nuovi assetti istituzionali e quindi comunitari per la vita e il governo del territorio, ora che l’indirizzo dello sviluppo sostenibile è divenuto prioritario, appare davvero indifferibile e sostanziale. Condivido la valutazione critica sia delle soluzioni sinceramente deficitarie come la soppressione delle Province e il nuovo, invero mai decollato, istituto della Città Metropolitana, sia circa una frammentazione/competizione fra enti locali che spesso è stata più freno che strategia virtuosa. Parimenti sottolineo che quelle che fino a pochi anni fa sembravano territori marginali, in secondo piano e fuori dalle direttrici di sviluppo, le cosiddette aree interne, oggi proprio per loro peculiarità ambientali ed una apprezzata qualità della vita appaiono come una reale alternativa alla vita nelle città. Così oggi il riequilibrio territoriale e un nuovo rapporto città/ campagna è diventato uno dei punti centrali per la politica dello sviluppo sostenibile. Occorre allora cercare concretamente la strada da seguire per impostare un nuovo equilibrio tra aree interne e aree urbanizzate, una strada che passi attraverso la realizzazione di infrastrutture, a partire da quelle digitali, e l’implementazione dei servizi che garantiscano un’ottima qualità della vita a chi decide di restare o tornare in luoghi non centrali ma ricchi di storia, cultura, tradizione e identità. Le aree interne infatti non hanno solo un patrimonio paesaggistico da difendere e gestire, ma anche insediamenti di comunità ancora umane e sensibili, solidali, e molto più reattive rispetto ai centri urbani. In questo quadro la proposta del “Comune unico” appare coerente alle nuove necessità, ma vorrei anche precisare che nuovi organismi di rappresentanza istituzionale e sociale devono si unificare le esigenze di un buon governo di scala adatta a confrontarsi con gli assetti più generali (mutanti anch’essi), ma anche conservare il giusto equilibrio con le ragioni della storia e dell’identità delle varie diversità territoriali e comunitarie. Le aree interne infatti non hanno solo un patrimonio paesaggistico da difendere e gestire, ma anche insediamenti di comunità ancora umane e sensibili, solidali, e molto più reattive rispetto ai centri urbani. Comunque, in un quadro certo molto critico, io leggo l’affermarsi già oggi di questa nuova impostazione in diversi passaggi deliberativi e operativi, come l’approvazione del PISM, il Piano Strutturale Intercomunale del Mugello, una vera e propria rivoluzione dal punto di urbanistico: otto comuni per la prima volta pianificano l’urbanistica insieme, superando i confini comunali con una visione unica e unitaria del Mugello. E ancora con l’importante progetto, realizzato dall’Unione dei Comuni del Mugello e la Fondazione Italiana di Bioarchitettura, del Programma che sviluppa un progetto strategico unitario e di sistema dedicato all’edilizia scolastica, indirizzato all’edilizia ecosostenibile e alla bioarchitettura, nel quale si definiscono le linee di indirizzo bio per scuole “green” e le esigenze di edilizia scolastica di tutti gli 8 comuni mugellani. Una “ri-progettazione”, ancor prima culturale, degli spazi scolastici e didattici, Ambienti più a misura di studente, funzionali, progettati per la didattica attiva ma anche come luoghi di benessere e socializzazione. Un progetto che interessa 40 scuole per un impegno complessivo di 40 milioni di euro. Una iniziativa programmatica e progettuale che può diventare modello e riferimento, con l’obiettivo di predisporre dei piani strategici di area nei vari territori e non quindi per iniziative singole ed isolate, ma proponendo una chiara strategia di interventi programmati e sostanziali sugli edifici scolastici esistenti e futuri, basata sull’adeguamento dell’ambiente fisico e sull’ottimizzazione nell’impiego di risorse, al fine di contribuire, da un lato, all’innalzamento della qualità edilizia e delle condizioni d’uso per l’utente e, dall’altro, al miglioramento della gestione delle risorse economiche a disposizione degli Enti.
    Alberto Di Cintio
    Fondazione Italiana Bioarchitettura

  7. Giacomo Bagni 1 Giugno 2021 at 11:27 Reply

    L’intervento di Massimo Biagioni è quanto mai opportuno. Il Covid ha avuto l’effetto, tra gli altri, di evidenziare e accelerare gli elementi di criticità di sistema che anche sul nostro territorio sono apparsi in tutta la loro evidenza. L’Unione dei Comuni appare onestamente uno strumento debole e insufficiente a sviluppare politiche di di area efficaci e capaci di determinare adeguato protagonismo al nostro territorio. L’aver a suo tempo liquidato frettolosamente l’esperienza delle Comunità Montane forse non è stata la migliore delle idee. Biagioni ha il merito di porre la questione in termini politici sia interni alla maggioranza che governa gran parte del territorio, sia nella dialettica tra Mugello e area Metropolitana. L’esercizio retorico del “Comune Unico” allo scopo di dare slancio ad una progettualità che altrimenti rimarrebbe sempre e solo a livello di sterili discussioni, può dare invece slancio ad una seria ipotesi di partire almeno dalla composizione di un nucleo forte, centrale, che potrebbe incentrarsi su una visione unitaria tra i comuni di Borgo San Lorenzo e Scarperia-San Piero. Una riflessione che non può essere lasciata solo agli amministratori ma che deve riguardare un rinnovato protagonismo della politica e del Partito Democratico di zona in particolare. A mio avviso c’è bisogno di più politica e non, come si sostiene alla moda populista, di meno politica e di meno partiti. Recuperare qualità nel dibattito e nelle scelte politiche e riequilibrare un peso che troppo è stato sbilanciato sulle spalle dei soli sindaci e amministratori. Un tema che aggiungo a quelli opportunamente sollevati da Biagioni, riguarda il ruolo del Mugello come cerniera tra le due aree metropolitane (le uniche confinanti in Italia) di Firenze e Bologna. Un’opportunità per tutti e in primis per il nostro territorio, certamente utilizzando nuovi strumenti di analisi e percorsi di sviluppo a partire proprio da digitalizzazione e nuovi modelli economici in una rinnovata visione del rapporto tra città, distretti rurali e montagna. Il Mugello protagonista della discussione aperta anche dal Sindaco Nardella sulla Grande Firenze deve passare necessariamente da un recupero di progettualità e di visione che la politica di zona deve fare propria. Qualcosa si è fatto e non minimizzo per esempio l’importanza del Piano Strutturale Intercomunale, ma questo non può certo essere un punto di arrivo, ma un fondamentale dal quale ripartire per progettare il futuro. La discussione è aperta, ma necessità assolutamente di tempi ragionevoli per non rischiare di sprecare le opportunità che, dopo la crisi, questo tempo ci concede.

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