E se tornassimo a considerare di più le competenze?
MUGELLO – Sulla gestione delle risorse forestali mugellane, tema proposto da Claudio Ticci (articolo qui), interviene Piero Mazzinghi, membro del Laboratorio Ambientale Mugellano. Sentiamo cosa dice.
Per una volta sono d’accordo con Ticci. Quando parlando dell’eolico a Villore avevo detto che la gestione dei boschi “è un intervento che non deve essere valutato da un architetto, un ingegnere, un poeta o un politico, ma da un esperto in scienze forestali” (articolo qui) mi è stato risposto che è pericoloso il fatto che “il taglio del bosco deve essere valutato solo da un esperto in scienze forestali, c’è da supporre che in ogni branca solo l’esperto del settore ha diritto di parola”.
Gli esperti magari non saranno i soli ad avere diritto di parola, ma sicuramente il loro parere deve avere un peso maggiore. Immagino che chi non crede negli esperti quando soffre di mal di denti vada da un falegname, e per rifare l’impianto elettrico da un salumiere (con tutto il rispetto per i falegnami ed i salumieri, nel loro campo).
Pericoloso è il fatto che anche chi non abbia la minima competenza su qualcosa si senta in dovere di dire la sua in merito, e talvolta abbia anche il potere di prendere decisioni. Esempio tipico la necessità di autorizzazione della Soprintendenza per una richiesta di taglio di un ceduo in zone a vincolo paesaggistico; che ne sa un architetto del ciclo di taglio di un ceduo? E di come questo conservi il territorio e anche il paesaggio, con una pratica che avveniva da secoli.
Anni fa avevo organizzato a Stoccolma una conferenza sulla gestione delle foreste e alla fine uno dei maggiori esperti svedesi mi chiese “ma perché in Italia non mantenete e sfruttate le foreste, anche a fini energetici come facciamo qui. Non capite che in una zona già in pre-desertificazione come l’Italia i boschi abbandonati sono destinati prima o poi a bruciare?”. È vero che gli impianti energetici a biomasse (articolo qui), pur essendo a ciclo neutro per la CO2, hanno maggiori emissioni di altri inquinanti, come i PM10, rispetto alle fonti fossili specialmente se utilizzate in impianti obsoleti, ma è altrettanto vero che la stessa biomassa bruciata in un incendio boschivo ha emissioni enormemente maggiori. Come tutti noi abbiamo potuto verificare in questi giorni anche nel Mugello.
Piero Mazzinghi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 Luglio 2022
La competenza credo che davvero sia una una questione molto attuale. Credo altersì nel principio costituzionale dell’assegnazione dei poteri ai differenti poterti politici ed amministrativi, che dovrebbero manifestare decisioni equilibrate tra le diverse esigenze nell’interesse collettivo e comune. Il tecnico è colui che detiene le competenze nel rispettivo settore di formazione e di esperienza, prestando la propria conzulenza alla progettazione ed alla realizzazione di “azioni” pubbliche o private.
Con qunto premesso ogni intervento agisce in un sistema più o meno complesso che nel nostro caso riguarda il sistema ambiente, la cui modificazione o gestione non può che rispettare la struttura decisionale preordinata. Certamente i soggetti preposti a questo alto compito , oltre le loro competenze, dovrebbero avvalersi di consulenze inerenti tutti i settori coinvolti nella decisione, tenendo occhio all’obbiettivo finale.
In definitiva voglio dire che mi sembrerebbe fortemente riduttivo se non pericoloso lasciare che siano singoli esperti a decidere settorialmente senza un confronto iterdidisciplinare che specificatamente fa capo agli strumenti di pianificazione. Questa ultima parola credo sia il dito su di una piaga molto diffusa che ci ha portato ad una permanente situazione di emergenza, quando un po’ di oculata programmazione avrebbe consetito di afforntare molti problemi in modo più razionale e tranquillo.