Festa a Valdastra del Bio Mu. La storia del biologico in Toscana nasce in Mugello
MUGELLO – Cosa si festeggia a Valdastra il 6 settembre 2018 (articolo qui)? Il momento che conclude un progetto partito oltre trenta anni fa, quando un gruppo di produttori agricoli decise di riprendere il controllo dei campi, abbandonati dal Dopoguerra fino verso gli anni ’70 del secolo scorso. E che ora si sono riuniti in un piano integrato di filiera e sono pronti ad affacciarsi in maniera importante al momento commerciale con la piazza fiorentina. E da lì su tutti gli altri mercati.
Adriano Borgioli, uno dei primi che ha creduto nel biologico e proprietario della tenuta e dell’azienda Valdastra, racconta la storia di come siamo arrivati ad oggi.
“Nei vent’anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, c’è stata una distruzione di quello che nei secoli era stato fatto in Agricoltura. E’ stata la fine di un mercato, di una cultura, di una tecnica, di una socialità che avevano raggiunto un buon punto di gestione del territorio. C’era da cambiare qualcosa, delle percentuali e forse anche delle responsabilità, ma l’economia era abbastanza razionale. Da una nobilità terriera e dai mezzadri siamo passati a professionisti che non c’entravano nulla con la terra. Da una civiltà basata sull’agricoltura si arriva ad una rivoluzione ‘mini’ industriale, specialmente in Mugello che grandi fabbriche non l’ha mai avute. Fatto sta, che da un 50% di contadini si passa ad un 2-3%. Questo ha significato l’abbandono dei campi, che ha voluto dire anche quello dei fossi, delle strade, l’inselvatichire il territorio, rendendone più difficile la gestione. Con gli anni ’80 ci si rende conto che questo non poteva andare avanti e una nuova generazione di addetti all’agricoltura, che con determinazione ha voluto riprendere la gestione dei campi”.
“E’ arrivata la meccanizzazione sono nate delle realtà che hanno iniziato a lavorare bene, Coldiretti, Cia, Associazione Allevatori. La politica andava d’accordo con tutti e tutti erano filogovernativi, perché si voleva cercare di salvare il salvabile. In 25 anni si era distrutto tutto, gli investimenti non erano serviti a nulla. Si può vederlo dalle tabaccaie e dalle stalle di quell’epoca, oggi è tutto abbandonato, ci sono state lavorazioni sbagliate. Ma dagli anni ’80 c’è stata una svolta. Nel territorio viene fatto il centro carni, nasce la Cooperativa di Firenzuola, si sviluppa la Centrale del Latte a Firenze, nascono le prime cooperative del vino e dell’olio”.
“L’apice di questo nuovo flusso è stato credere in un’agricoltura bio. Noi del Mugello siamo i più vecchi biologici della Toscana. La Regione ha capito che questa era una strada che avrebbe potuto portare a modificare in maniera rilevante lo stato del territorio. E un giorno siamo arrivati a decidere di fare un progetto di filiera. All’aspetto conservativo dell’ambiente e al rispetto per il benessere animale si è aggiunto il bisogno e la ricerca di dare alle produzioni un mercato, un’immagine, un marchio identificativo per i consumatori. Parlare di Km0 è superato. Qui, da Firenze, siamo al Km15, 20, ma che vuol dire? Sarà meglio un’ora di trasporto rispetto a due, tre giorni di viaggio in celle frigorifere? Per non parlare di prodotti dell’Africa, dell’Asia o delle Americhe. Che noi possiamo accettarli come esotici e fuori stagione. Ma i nostri provengono da un territorio vergine, dove l’inquinamento ad un certo punto non esiste. Si possono controllare, si può vedere direttamente il campo, guardare in faccia chi lo lavora, l’imprenditore che lo gestisce, leggere il disciplinare che viene seguito. Diamo lavoro a persone senza l’uso di chimica. Invece di utilizzare diserbanti, si usa la zappa”.
“Una delle principali difficoltà dell’agricoltura biologica è che se si sbaglia, difficilmente si può correggere, perché non si può intervenire con prodotti chimici. Domando, sarà meglio il riposo del terreno e la concimazione organica, che magari può far sentire il giorno che viene data un cattivo odore, oppure riversare nei campi quintali di concimi artificiali che poi vanno a rifinire nelle nostre falde acquifere? Molte realtà, come le mense, queste cose le hanno capite, ora ci troviamo nella situazione di doverci affacciare sulla piazza fiorentina. Siamo stati contattati da realtà estere, ma noi ora vogliamo andare a coprire con i nostri prodotti Firenze”.
“La difficoltà è che portando avanti la nostra bandiera bio, ci troviamo ancora una volta a dovere fare i conti con un mercato concorrenziale, anonimo e straniero. Qualcuno ci continua a chiedere ‘mi posso fidare del vostro prodotto biologico?’. Certo, perché è super controllato. Quella commerciale sarà la nostra prossima sfida da adesso, ma ora, oggi 6 settembre a Valdastra si festeggia la conclusione di un periodo storico che ha fatto capo ad un progetto. Ringraziamo la Regione per aver capito che il Mugello aveva bisogno di un momento che rafforzasse il territorio e l’Università di Firenze che ci ha seguito”.
“Siamo un gruppo di 25 aziende, presto diventeremo una quarantina. Abbiamo dei prodotti di punta, il latte biologico del Mugello, il farro biologico del Mugello, la carne biologica del Mugello, fino ad arrivare ai formaggi e alle culture ortive che stanno prendendo campo in maniera incredibile. La giornata di festa si comporrà dell’arrivo alla stalla per mostrare quello che è un allevamento bio e poi andremo a vedere la coltivazione delle zucchine nel campo di Fabrizio Ciolli che è più di 10 ettari. A pranzo e nel pomeriggio il cuoco Cristian Borchi e il ristoratore Simone Draisci cureranno invece la parte conviviale con degustazioni di portate realizzate con i nostri prodotti. Perché si festeggia a Valdastra? Per il nome, “Vallis ad Astra”, valle verso le stelle. Guardiamo quindi in alto e andiamo avanti”.
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 settembre 2018