Galeotti (Forza Italia): “La grande rapina al treno”
MUGELLO – Riceviamo e pubblichiamo dal coordinatore di Forza Italia mugellano Galeotti la seguente durissima nota-denuncia sulla “rapina al treno” decisa dalle istituzioni locali e nazionali:
47 milioni per rimbiancare qualche stazione, ampliare qualche parcheggio e soprattutto togliere qualche passaggio a livello. Il progetto di ammodernamento della Faentina, purtroppo, ha avuto il suo triste epilogo con la firma del Memorandum di intesa tra Regione Toscana, Rfi ed Enti locali che mette una pietra tombale sulla vicenda. Interventi che avranno impatto zero sulla funzionalità del trasporto ferroviario verso Firenze sulla linea Borgo-Vaglia, con fondi impiegati, in prevalenza, sulla linea Borgo-Pontassieve e in minor parte su Marradi. Si conclude così, in modo definitivo, una vicenda che affonda le radici nell’ormai lontano Accordo del 1995 dove, a compensazione del passaggio della Linea Tav nel Mugello, si prometteva di “elettrificare” la linea Faentina, condizione necessaria per poter avere nuovi e più capaci treni in grado di aumentare la capacità di trasporto e di ridurre i tempi di percorrenza. Serve fare un breve ripasso. Già nell’accordo del 1995 qualche Pinocchio inserì un poco rassicurante “se necessario”: la Faentina sarebbe stata elettrificata solo se necessario. Già nel momento in cui si cercava di avere il consenso dei territori al passaggio della Tav, insomma, si usava una formula condizione: “Tu dammi questa cosa e io, se necessario, ti darò in cambio quest’altra”. Gran bell’accordo, non c’è che dire. Mentre alla popolazione, intanto, si dava ad intendere che l’elettrificazione fosse cosa certa. (Forse qualche sindaco di allora ci fece sopra qualche bella carriera? Chissà…) I successivi documenti e solenni impegni a “reperire i fondi (35 miliardi di lire, poi 60) negli esercizi 1998-99” e realizzazione “nell’anno 2001” furono ovviamente tutti regolarmente traditi. Nel 2006 la lungimirante classe politica mugellana rinuncia all’elettrificazione, con tanto di sorprendente delibera dell’allora Comunità montana del Mugello, dove si dice come “l’elettrificazione non risulti oggi determinante per un uso efficace della linea, ciò in considerazione della possibilità offerta dall’industria ferroviaria di disporre di mezzi ferroviari a trazione Diesel di nuova generazione”. Niente più elettrificazione ma mirabolanti nuovi “supertreni diesel”. (I pendolari postano sui social, praticamente ogni giorno, foto di questi mirabolanti treni, preziosi reperti di archeologia industriale). Ovviamente nel contratto di servizio che la Regione Toscana firmò con Trenitalia per il periodo 2010-2014 nessuna traccia di questi mirabolanti nuovi treni diesel. Come scoprirono i pendolari del Mugello nell’incontro avuto con la Regione Toscana il 13 aprile 2010 a Borgo San Lorenzo: sparita l’elettrificazione e spariti i nuovi treni. Con tanto di mozione, preoccupatissima va da sé, del Comune di Borgo San Lorenzo in data 30-11-2010. Negli anni successivi, le cose non migliorano ed il Comitato pendolari, sempre più inquieto, il 20 dicembre del 2012 scrive all’allora presidente dell’Unione comuni (e sindaco di Borgo) Bettarini una lettera il cui passaggio fondamentale è questo (udite udite): “Dunque, le chiediamo quale è la linea programmatica dell’Unione dei comuni per la Faentina o comunque per il trasporto su ferro? Lascerete che venga speso il primo dei 31 milioni di euro che spettano alla Faentina per questo studio di fattibilità e che porterebbe l’elettrificazione in Valdisieve…? Cosa insomma le Amministrazioni comunali del Mugello propongono, a fronte dei danni patiti con il passaggio Tav, non certo dalla Val di Sieve, per l’utilizzo di questi 31 milioni che ancora devono incassare: l’anello ferroviario… la dorsale appenninica della Faentina… oppure lasceranno senza colpo ferire che solo la Valdisieve tragga benefici…?” I pendolari avevano capito l’inghippo: niente soldi per la Faentina, investimenti spostati sulla direttrice Pontassieve. Ma chi era il presidente del Comitato pendolari che inviò questa lettera? Nientepopodimeno Paolo Omoboni, tanto teso a difendere gli interessi dei Pendolari della Faentina da mettersi addirittura nudo, coperto solo d’una misera scatola di cartone, sui binari della bistrattata linea. Nel tempo Omoboni però deve aver cambiato idea, folgorato sulla via di Damasco/Pontassieve (sulla Faentina no, proprio non è possibile rimanere folgorati, data l’assenza di elettrificazione), perché lo stesso appassionato ex presidente del Comitato pendolari, ha poi firmato a capo chino il Memorandum del dicembre 2017 dove la Faentina neanche è menzionata, e dal quale si capisce verso dove sono stati spostati i famosi 47 milioni: verso Dicomano/Pontassieve (dove governa il suo vicepresidente Passiatore, forse il vero Presidente effettivo, dato i risultati che riesce ad ottenere). Un Memorandum presentato a Borgo l’8 gennaio, con tanto di viceministro alle Infrastrutture e assessore regionale ai Trasporti, ma stranamente non rilanciato dai vari sindaci intervenuti (Omoboni in testa), cosi tanto solerti a postare sui social anche il salvataggio di un gattino. Non fatichiamo a comprendere il perché di tale imbarazzato silenzio. I Pendolari mugellani, infatti, sono stati rapinati di quello che è forse il più grande stanziamento di fondi per infrastrutture di trasporto locale strategiche di comunicazione mai visto in Mugello, a vantaggio di zone e sindaci evidentemente molto più “influenti ” del nostro nella politica locale e regionale. Uno spostamento che, forse, avrà riflessi sulla carriera politica di qualcuno, ma che sicuramente non ne avrà sulla qualità e l’efficienza del trasporto pubblico verso e da Firenze, infrastruttura strategica per la quotidiana vita dei pendolari e per la crescita economica del Mugello. La Grande Rapina ha avuto successo, e stavolta sono i pendolari e tutti i mugellani a rimanere in quelle mutande di cartone indossate dal loro ex Presidente, che oggi appaiono più un tragico presagio che un’eclatante protesta. Nel frattempo ricordiamo a noi stessi, che nonostante la inaugurazione del 1999, dove la Faentina rimase “zoppa” a Campo di Marte, i pendolari ed i mugellani possono ringraziare la Legge Obiettivo del 2001 (Governo Berlusconi) che riaprì i cantieri e permise il collegamento fino a Santa Maria Novella (2003) ovvero la riapertura definitiva della Faentina come la vediamo oggi. C’è chi fa e c’è chi promette…
Davide Galeotti