I polli Mugellesi iscritti al repertorio delle razze toscane
MUGELLO – Gli allevamenti intensivi di polli minaccia l’esistenza delle razze di polli autoctone italiane: solo quattro razze – Bionda Piemontese, Livorno, Padovana e Polverara – non sono a rischio di estinzione. Il quadro, emerso da una ricerca pubblicata di recente sulla piattaforma scientifica Frontiers, è corroborato da i dati del censimento nazionale per la valutazione dello stato di conservazione dei polli sul nostro territorio presentati durante l’ultimo meeting tenutosi a San Giovanni Rotondo sullo stato di avanzamento dei lavori del progetto TuBAvI-2, un’azione sinergica di livello nazionale che supera la frammentazione locale presente fino a oggi in questo specifico campo delle scienze zootecniche.
Per giungere a un’adeguata conservazione genetica di polli e tacchini autoctoni, le cui scarse performance commerciali hanno reso la loro tutela di gran lunga inferiore rispetto a quella riservata ad altre specie zootecniche come bovini e ovini, il gruppo di ricercatori coordinato dalla prof.ssa Silvia Cerolini ha costituito la prima Criobanca Italiana del Seme delle Razze Avicole Autoctone, un centro di stoccaggio di dosi di materiale seminale presso le tre sedi individuate dell’Università di Milano (Lodi), Università del Molise (Campobasso), Centro Genetico di ANCI (Volturara Appula, Foggia). Un risultato importante che segue a una serie di attività quali la valutazione della variabilità genetica di ben 23 razze autoctone – che costituiscono la quasi totalità delle razze incluse nel Libro Genealogico delle Razze Avicole Autoctone – e per buona parte di esse, la loro caratterizzazione fenotipica. Su quest’ultimo fronte, significativi passi avanti sono stati fatti proprio dal team del Dipartimento di Agraria dell’Università di Firenze guidato dalla prof.ssa Arianna Buccioni, le cui ricerche e azioni di tutela hanno portato all’iscrizione del pollo Mugellese nel repertorio delle razze toscane.
Il Mugellese è un galliforme di taglia piccola (una bantam autentica, come si dice in gergo avicolo), estremamente vivace e dalla corporatura non eccessivamente esile; i tarsi sono abbastanza corti, color carne, e le forme generali ricordano quelle di un polletto di campagna (come può esserlo ad esempio anche la Mericanel). Le colorazioni più comuni sono la “fromentina” (dorata frumento – per la similitudine al colore del frumento maturo) e la collo oro, la colorazione “base” di molte razze di polli, quella più vicina alla colorazione del pollo selvatico (Gallus gallus). Questa razza avicola era estremamente diffusa fino alla metà del 1900 in alcune località toscane, in particolare nel Mugello (Firenze), area dalla quale ha ereditato anche il nome. Veniva utilizzata per la cova di molti selvatici come fagiani, pernici e starne (ricordiamo la Toscana essere terra con radicata tradizione venatoria) e impiegata anche come balia per le uova di galline da reddito, le cosiddette “ovaiole“, come ad esempio la Livornese. La sua taglia non eccessivamente piccola (le femmine pesano attorno agli 800 gr. e i maschi attorno al chilogrammo) ne fece anche un polletto interessante e famoso per le sue squisite carni, celebrate dalle molteplici ricette toscane. Con la fine della produzione, a livello “familiare”, dei selvatici, e l’avvento delle incubatrici amatoriali e professionali, la Gallina Mugellese fu costretta ad un declino crescente e velocissimo. Le incubatrici a buon mercato, le galline ovaiole e i broilers da carne presero la scena insieme al cambiamento dello stile di vita in campagna. La piccola Mugellese, che una volta popolava le aie toscane e che tutti conoscevano, divenne una razza relitta, sopravvissuta per caso e per rusticità in alcune zone isolate e in sporadiche case, dove la tradizione e l’amore per questo simpatico animale lo fece resistere al cambiamento (articolo qui).
“Un traguardo fondamentale – spiega Buccioni – in quanto rappresenta non solo un riconoscimento del carattere locale di questa risorsa genetica e del legame storico con il territorio nel quale si è conservata nel tempo, ma anche la possibilità di distinguere tale razza da altre, mettendone in luce il grado del rischio di estinzione”. Il DAGRI pone, così, una pietra miliare nell’ambito degli studi avviati nei primi anni Duemila con la Prof.ssa Manuela Gualtieri e proseguiti poi nel 2017, con il primo progetto TuBAvI, dal gruppo di ricerca della prof.ssa Buccioni e dalla dr.ssa Ilaria Galigani per preservare il patrimonio genetico e diffondere le razze avicole toscane”.
Presso gli allevamenti sperimentali del Dipartimento di Agraria, attivi da quasi un secolo, da quando cioè nel dopoguerra iniziarono a operare nella sede storica delle Cascine ospitando razze autoctone, i ricercatori, dopo aver selezionato i riproduttori e averli suddivisi in famiglie per razza e livrea, hanno predisposto l’allevamento a terra per valutarne le capacità di adattamento all’ambiente esterno e della resistenza a patogeni utilizzando come marker le variazioni del microbiota intestinale a variazioni ambientali. Nel corso del 2022 è stato quindi avviato un programma di selezione della progenie coinvolgendo anche alcuni allevatori sul territorio Italiano con l’obiettivo di valorizzare le razze e imbastire piani d’accoppiamento congiunti.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 agosto 2023