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Il Mugello cerca energia rinnovabile. Biomasse e biodigestori
MUGELLO – Continuano i contributi del Laboratorio Ambientale Mugello sull’importante e attualissimo tema dell’energia. Contributi che prendono in esame le opportunità energetiche che il Mugello offre o può offrire. Sono interventi sicuramente utili per una riflessione complessiva, di cittadini e amministratori locali, chiamati quest’ultimi a fare scelte precise e innovative per sfruttare al meglio, e con i minori impatti ambientali, le risorse energetiche di cui disponiamo. Dopo aver introdotto il tema (articolo qui) ed evidenziato il ruolo dell’eolico (articolo qui), stavolta il Laboratorio Ambientale affronta il tema delle biomasse e dei biodigestori.
Biomasse (legnose)
Partiamo dalla semplice definizione di cos’è una biomassa. La *Biomassa*, utilizzabile ai fini energetici, consiste in tutti quei materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili ovvero trasformati in combustibili solidi, liquidi o gassosi.
Si definisce biomassa qualsiasi sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini energetici o alla produzione di ammendante agricolo. Sono, quindi, biomasse, oltre alle essenze coltivate espressamente per scopi energetici, tutti i prodotti delle coltivazioni agricole e della forestazione, compresi i residui delle lavorazioni agricole e della silvicoltura, gli scarti dei prodotti agro-alimentari destinati all’alimentazione umana o alla zootecnia, i residui, non trattati chimicamente, dell’industria della lavorazione del legno e della carta, tutti i prodotti organici derivanti dall’attività biologica degli animali e dell’uomo, come quelli contenuti nei rifiuti urbani (la “frazione organica” dei rifiuti).
Nell’accezione più generale si può quindi considerare *Biomassa* tutto il materiale di origine organica sia vegetale che animale. In questo articolo tratteremo di biomasse estraibili da tutti i prodotti delle coltivazioni agricole e della forestazione, dagli scarti dei prodotti agro-alimentari destinati all’alimentazione umana o alla zootecnia, dai residui, non trattati chimicamente, dell’industria della lavorazione del legno e della carta, da tutti i prodotti organici derivanti dall’attività biologica degli animali e dell’uomo. Prodotti che possiamo reperire facilmente sul nostro territorio.
Partiamo dagli impianti per la produzione di energia da biomasse legnose, dunque rinnovabili ed a bilancio CO2 uguale a zero. Perché si dice che il legno è a bilancio di carbonio uguale a zero? Perché è rinnovabile cioè perché può “ricrescere” una volta tagliato, quindi rifissare (sequestrare il carbonio) sotto forma di cellulosa e lignina, le principali molecole che compongono il legno, processando la CO2 emessa durante la combustione, attraverso la fotosintesi clorofilliana.
Il materiale legnoso può essere dunque un’ottima integrazione per la produzione di energia termica ed in caso di coinvolgimento di più utenti, per la cogenerazione di energia termica ed elettrica. Ovviamente il materiale deve essere reperito entro un raggio di max 30 km, dal luogo di uso finale, per essere realmente a km 0. Il Mugello è un territorio molto ricco di materiali legnosi sia vergini, boschi e legno in piedi, sia materiale di risulta: ramaglie, potature, materiale legnoso derivante da abbattimenti in ambito urbano e periurbano, e derivante dai diradamenti boschivi. Considerando di reperire il materiale esclusivamente all’interno della vallata, compreso l’alto Mugello (rispettando il km 0), si possono ottenere ottime rese ed esaudire le necessità termiche, in piccola parte anche elettriche, di molti utenti.
Un dato per chiarire quanto sia ricco di boschi il territorio mugellano: il Mugello ha un indice di boscosità, rapporto tra superficie forestale e territoriale, uguale a 0,47 cioè corrispondente al 47% della totale superficie regionale, similare a quello della verdissima Svezia. Uno studio di uno spin off dell’Università di Firenze¹ ed anche uno studio dell’Unione Montana dei comuni del Mugello², hanno evidenziato un’ottima possibilità di adozione degli impianti a biomassa legnosa, cippato (scaglie di legno), pellet e legna, purché reperiti in valle, non oltre i confini comunali dell’Unione stessa (a km 0 reale), mantenendo integro il capitale legnoso presente.
Come è possibile tagliare il bosco ed allo stesso tempo lasciare integro, in crescita, il capitale legnoso? Mediamente i boschi italiani hanno un incremento legnoso di 3 m3/ha/anno, di questi vengono ad oggi (2021) sfruttati circa 1,5 m3/ha/anno. Ciò significa che abbiamo un margine di ulteriore attingimento di almeno 1 m3/ha/anno, salvaguardando così l’integrità del capitale legnoso (non si supera il tasso medio di crescita di 3m3/ha/anno (ha = ettaro = 10000 m2).
Ciò significa che abbiamo un buon margine di sfruttamento del legno senza intaccare l’integrità dei boschi presenti, cioè permettendo oltre al loro mantenimento nel tempo anche una loro ulteriore crescita di 0,5 m3/ha/anno. Nello studio è prevista, oltre alla produzione di energia termica, la cogenerazione (produzione di energia elettrica e termica contestualmente) distribuita con piccole reti di teleriscaldamento, sistemi ormai ben testati in molti luoghi specialmente del nord Italia.
Le biomasse legnose possono svolgere un ruolo strategico per l’economia locale non solo dal punto di vista della produzione di energia, andando ad integrare le altre fonti rinnovabili, ma anche di manutenzione e gestione del territorio, fornendo anche possibili nuove opportunità lavorative.
Lo studio ha evidenziato la possibilità potenziale di produzione di energia termica per 6800 famiglie e di diverse utenze artigianali con piccole reti di teleriscaldamento. Lo studio ha anche previsto quali siano i borghi vocati per la realizzazione di impianti di teleriscaldamento divisi per comune di appartenenza. Sul fronte inquinamento da produzione di polveri sottili da combustione legnosa, oggi le nuove caldaie rispondono a normative molto severe garantendo una bassa emissione magari ancora abbattibile con filtri posizionati all’uscita delle canne fumarie. Il forte inquinamento registrato in passato, ed in qualche caso ancora oggi, è dovuto esclusivamente all’uso di camini aperti, cucine economiche obsolete e caldaie di vecchia generazione.
All’attualità i vari contributi statali e le nuove caldaie, associate ad un miglior efficientamento abbattono di una notevole percentuale la produzione di polveri sottili. È molto importante la comunicazione corretta di tali interventi verso i potenziali portatori di interesse e contestualmente la ricerca di fondi sia regionali che europei previsti ad esempio dal Patto dei Sindaci al quale ha già aderito, almeno formalmente, l’Unione Montana dei comuni del Mugello.
L’applicazione di tali soluzioni andrebbe anche a vantaggio di una minore emissione di gas climalteranti nell’ordine delle 6000/t/anno di CO2 (anidride carbonica non emessa), andando così a contribuire agli abbattimenti richiesti dall’UE entro il 2030. In questo come negli altri settori è fondamentale l’appoggio e la collaborazione di Regione Toscana (ad esempio anche attraverso il PSR-Piano Sviluppo Regionale, opportunamente gestito).
Bioenergia e biodigestori
Partiamo dalle definizioni di bioenergia e biodigestore: la bioenergia è tutta quell’energia prodotta da esseri viventi; un impianto di biodigestione è un impianto dove la materia organica viene fatta degradare, cioè viene fatta decomporre, per intenderci, viene putrefatta con l’aiuto della flora batterica la quale durante il processo di degradazione può produrre gas fruibile per produrre energia insieme ad altri materiali utilizzabili.
Una possibilità di utilizzazione della bioenergia, appena accennata dal rapporto dello spin-off dell’Università di Firenze, è la produzione di biogas in impianti di digestione anaerobica (processo funzionante in assenza di ossigeno) dei rifiuti organici, alimentati dall’organico domestico fornito direttamente dalla popolazione oppure da letame prodotto nelle numerose aziende zootecniche del territorio. Il biogas, che una volta purificato è costituito principalmente da metano, può essere utilizzato per alimentare piccoli generatori elettrici in regime di cogenerazione, che possono essere utilizzati per fornire energia elettrica e calore da impiegare all’interno delle aziende agricole e di comunità di cittadini nei vari comuni del territorio. Eventuali eccedenze possono essere utilizzate dalle aziende per alimentare macchine agricole o dai cittadini e dalle amministrazioni per veicoli opportunamente adattati.
Stime attendibili permettono di raggiungere potenze dell’ordine dei 3 kW con digestori di volume pari a 15 m3 con solo 5 ore di lavoro al giorno. Con dimensioni più ridotte (ad esempio digestori da 3,5 m3) sarebbe possibile anche renderli trasportabili da un posto ad un altro ma in tal caso le potenze prodotte si stimano attorno a 1,2 kW per 3 ore di lavoro giornaliere. Un’ulteriore possibilità è quella legata al recupero dei rifiuti organici in particolare biosolidi e rifiuti alimentari. Da questo tipo di rifiuti, un sistema messo a punto da un’azienda³ che opera in tutto il mondo (fondata da giovani italiani), genera energia rinnovabile e Biochar, materiale ammendante usabile in agricoltura.
Un ostacolo a questi progetti è costituito dalla necessità di realizzare infrastrutture per gli impianti, ma anche e soprattutto per lo stoccaggio dei materiali: tettoie, magazzini, serbatoi per i reflui ecc. Queste infrastrutture, oltre a produrre consumo di suolo, sono soggette ad autorizzazioni, comprese quelle della Soprintendenza ai beni paesaggistici nelle zone vincolate, che talvolta impongono condizioni tali da rendere costosa la loro costruzione e alla fine antieconomico e non sostenibile l’impianto. Sono di conseguenza necessari accordi e progettazioni condivise fra tutti gli attori, cittadini, aziende, amministratori.
1 Aspetti Energetici del Territorio
2. Opportunità di sviluppo della filiera bosco-legno-energia nel territorio del Mugello. Ecosoluzioni (agenda 21)
3. https://bioforcetech.com/
Questo documento è stato elaborato dal Laboratorio Ambientale Mugello a cura Piero Mazzinghi, Anna Lupi e Giacomo Tagliaferri (e la preziosa collaborazione di Margherita Mansuino). Il Laboratorio nasce dall’idea di migliorare l’ambiente in cui viviamo cercando di interfacciarsi con la popolazione e con gli amministratori e
Questo è il secondo di alcuni articoli inerenti temi di grande interesse da portare alla conoscenza dei cittadini mugellani.
Laboratorio Ambientale Mugello
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 giugno 2022
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