“Il Mugello deve parlare con una voce sola”. Le idee del sindaco borghigiano Omoboni sulle fusioni dei comuni
BORGO SAN LORENZO – Dopo le interviste al sindaco di Dicomano Stefano Passiatore, e al sindaco di Vicchio Roberto Izzo, affrontiamo il tema dello “stato dell’unione” e del futuro assetto del Mugello anche con il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni.
Parliamo del tema della fusione dei comuni. Qual è il suo giudizio sullo stato della discussione? Meglio la fusione o la condivisione dei servizi? Credo che l’Unione dei comuni abbia assieme delle grandi opportunità e delle criticità, che si concentrano soprattutto nell’associazione dei servizi: essendo un ente ad adesione volontaria non tutti i comuni partecipano a tali condivisioni. Le funzioni associate, tuttavia, permettono da una parte di dare una risposta strategica e di uscire dalla logica dei campanili e dall’altra di avere maggiori risorse. La funzione associata della Polizia municipale ad esempio, è una scelta opportuna ed i risultati lo stanno dimostrando: auspico pertanto che da quest’anno tutti i comuni vi aderiscano. Con la nuova legge sul riordino delle funzioni, la Regione ha ripreso a sé deleghe importanti come quella dell’Agricoltura: si rende pertanto necessaria un’impostazione maggiormente operativa dell’unione, che sia capace di affrontare i nuovi compiti. In quest’ottica il piano strutturale intercomunale – che rappresenta un punto importante per la visione strategica del territorio, nonostante non faccia parte delle funzioni associate- potrebbe rivelarsi l’arma giusta per una maggiore coesione del territorio , così come la costituzione di un ufficio ambiente, connesso al progetto di piano strutturale di zona. Occorre inoltre porre attenzione sulla nuova linea di carattere nazionale, in merito alle fusioni ed alle unioni: sono stati raddoppiati i fondi messi a disposizione, quindi un ragionamento di prospettiva penso si possa e si debba fare, con un occhio rivolto verso l’esperienza virtuosa dei comuni accanto a noi: la fusione fra Scarperia e San Piero a Sieve. Ragionando in termini più ampi e in un periodo temporale un po’ più esteso penso che il passaggio possibile successivo sia la fusione di tutti i comuni del Mugello .
Tutti insieme altrimenti non si fa? Si deve lavorare per essere tutti insieme. Presentarsi in maniera territoriale, uniti rispetto alla Città metropolitana è fondamentale. Il Mugello deve parlare con una voce sola ed è lo sforzo che stiamo facendo con gli altri sindaci. E nell’agenda politica, i prossimi due anni saranno fondamentali per capire lo sviluppo dell’Unione.
Borgo San Lorenzo pensa a qualche tipo di unione e con chi eventualmente? Da un punto di vista di obblighi normativi, essendo Borgo San Lorenzo il comune più grande, è quello che potrebbe sentire meno il bisogno di associare e di fondersi. Ma è evidente quanto nei comuni non fusi i problemi di bilancio siano strutturali: le risorse sono di sempre più difficile reperimento e le revisioni delle spese costringono i sindaci a giungere al minimo strutturale per funzionare. Se le appetibilità di operazioni come le fusioni sono principalmente finanziarie, non si possono ridurre tuttavia ad un mero bisogno di cassa e di bilancio. Ci deve essere innanzi tutto un discorso politico da affrontare, un discorso di strategia e di “miglior assetto”, di miglior contenitore, da trovare. E’ acclarato che il Mugello debba porsi come soggetto unitario, soprattutto nei confronti della “grande Firenze”, per non correre il rischio di rappresentare sempre meno come singolo, in qualsiasi organismo.
E allora la fusione prospettata fra Borgo San Lorenzo e Vicchio… Fare un progetto di fusioni a coppie, da un certo punto di vista, rappresenta solo una scelta di bilancio. Credo invece che si debba fare un comune unico nello stesso momento. Comune unico che abbia una visione politica e strategica di larghe vedute. E bisogna considerare anche la montagna, evitando di isolare l’Alto Mugello, che potrebbe avere problemi maggiori, in un percorso condiviso con tutti i comuni dell’unione. Morfologicamente sono distanti, ma non bisogna lasciare nessuno isolato.
Ci sono resistenze fra i sindaci? Non vedo resistenze ad affrontare ragionamenti di prospettiva. Forse la concretizzazione trova difficoltà nella rigidità della struttura amministrativa, ma penso ci sia la volontà di creare un contenitore politico-istituzionale che si rifaccia al Mugello, che ci sia da parte di tutti la voglia di collaborare e di costruire qualcosa assieme. Del resto la riforma dell’Unione fa sì che i sindaci debbano sobbarcarsi sia il ruolo di primo cittadino che quello di assessore dell’Unione, a volte manca il tempo per risolvere i problemi, ma la disponibilità politica e l’impegno per farla funzionare meglio ci sono…
Parliamo di gestioni associate. In esercizio da tempo, con l’Unione montana, le difficoltà non mancano. Cos’è che non funziona? Quali i limiti da superare? La principale difficoltà legata al malfunzionamento è dovuta al trasferimento delle risorse umane. La vicenda città metropolitana e le limitazioni sul turn over dell’assunzioni, hanno come conseguenza che vi siano comuni sottodimensionati come personale e quindi con estrema difficoltà a conferirne all’Unione. Basterebbe poter assumere qualche unità e lo scenario cambierebbe notevolmente. La principale criticità, per ogni comune, non è tanto mettere a disposizione le risorse finanziarie, quanto quelle umane.
Ma non c’è il rischio, alla fine, anche per la sottrazione di deleghe importanti da parte della Regione, di un’implosione dell’ente montano del Mugello? No, si rischia “soltanto” di continuare a gestire quello che gestisce adesso e di non dare la svolta necessaria con le importanti potenzialità che avrebbe. Compreso il reperimento di fondi europei da destinare ad investimenti.
Michela Aramini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 gennaio 2016