Il testo del Comitato di Petrona “No all’inceneritore”
Ecco il testo distribuito in assemblea il 6 marzo (articolo qui)
NO ALL’INCENERITORE A PETRONA
A INSAPUTA DELLA CITTADINANZA IL 23 GIUGNO 2014 E’STATA AUTORIZZATA LA COSTRUZIONE DI UNA CENTRALE ELETTRICA A COMBUSTIONE DA 1 MW A PETRONA
L’Amministrazione Comunale di Scarperia e San Piero insieme alla Pianvallico S.p.A. – società pubblica di cui il comune è socio con Borgo San Lorenzo e l’Unione Montana dei comuni del Mugello – senza informare e coinvolgere la popolazione in relazione alle problematiche ambientali e sanitarie connesse, hanno promosso il progetto della RENOVO presentandolo come impianto per produrre energia “pulita” e occupazione. Ciò è avvenuto sfruttando il periodo di “interregno” dovuto alla fusione dei due Comuni, quando non c’era più un Consiglio Comunale e di conseguenza i Consiglieri di minoranza non hanno potuto esercitare il controllo sugli atti.
Comunque sia alla data del 23 giugno, quando è stata rilasciata l’Autorizzazione per la Centrale, la nuova Giunta Comunale si era già insediata da un mese e il Sindaco era lo stesso di prima.
Dov’è previsto l’impianto
La centrale viene localizzata un’area come quella di Patrona – La Torre su un terreno vergine dove la Pianvallico ha deciso di realizzare le opere di urbanizzazione utilizzando un contributo regionale (€ 826.558,00) e ben 1.000.000,00 di euro “prestati” dall’Unione del Mugello. Tale somma è stata concessa a causa del fallimento del socio privato della Pianvallico e alla conseguente impossibilità da parte della società di ricorrere a prestiti da parte delle banche. Un vero e proprio affronto alle decine di capannoni vuoti e aree dismesse ormai presenti nelle nostre aree industriali. Come quella accanto della ex SAMOA o come l’area della GAWI. E tutto ciò per favorire la costruire un impianto a biomassa.
Cos’è?
La centrale elettrica a biomasse è un impianto industriale da alimentare bruciando a ciclo continuo e per tutto l’anno residui vegetali del taglio dei boschi e dell’agricoltura in genere. Senza giri di parole, un inceneritore.
A cose serve l’impianto?
Serve per produrre e vendere corrente elettrica all’Enel, con esclusivo beneficio per i guadagni aziendali e senza alcun vantaggio evidente per la comunità. Ad oggi la Centrale non è neppure in cogenerazione perché nel progetto autorizzato l’energia termica sprigionata dall’impianto non è convogliata nel teleriscaldamento o altri usi, ma andrà dispersa. La legge nazionale e regionale era nata per favorire le aziende agricole nello maltimento di scarti vegetali normalmente autoprodotti nell’attività agricola e forestale, concedendo contributi e incentivi per la realizzazione delle centrali a biomasse. Riteniamo che lo spirito della legge sia stato tradito: in questo caso prima si realizza l’impianto di una azienda estranea alla filiera del legno nel Mugello e poi si cerca il materiale da bruciare.
Quali problemi provocherà
Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l’ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani. Infatti a temperature elevate, fino ad 800° C, gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato. Questo termine, indicato con la sigla PM, designa piccolissime particelle solide o liquide del diametro del micron che rimangono sospese nell’aria per periodi variabili e dipendenti dalla loro massa e diametro prima di ricadere al suolo. Le particelle hanno un diametro che può variare da un paio di nanometri fino a 100 micron e in base a questa caratteristica possono avere una diversa penetrazione nell’apparato respiratorio di animali e persone fino a penetrare direttamente nel sangue quando il particolato diventa ultrafine.
I fumi della combustione ricadrebbero anche per chilometri nelle zone circostanti Petrona dove vi sono numerose abitazioni private. Quindi La qualità dell’aria e del suolo non sarà più la stessa. Ma i cittadini non avranno la possibilità di dimostrare il peggioramento della situazione: infatti la centrale è prevista di 1 Mw per non dover sottostare alla Valutazione di Impatto Ambientale che servirebbe prima a giudicare se in quel dato luogo si possono aggiungere emissioni inquinanti e a verificare successivamente le quantità di ricadute degli inquinanti.
Dove troveranno la bio massa da bruciare?
Si dice nei boschi del Mugello entro i 70 Km di distanza dalla centrale (obbligo di legge). Ci permettiamo di dubitare che ciò accadrà: infatti nel nostro territorio vi sono già previsioni di costruzioni di impianti da parte di aziende che lavorano nella filiera del legno (per la produzione di pellet).
Un esempio lo fornisce il vicino impianto di Calenzano che inizialmente doveva prelevare direttamente ed esclusivamente dal bacino del Comune si è allargato prima alle zone limitrofe, poi al Mugello e al Casentino. Infine fa riferimento ad una somma di provenienze, compreso “Quadrifoglio spa”, forse non a caso socio di “Biogenera srl”. E… lo scarto legnoso proveniente da “Quadrifoglio spa” non potrebbe che essere un rifiuto.
Per mantenere accesa la centrale 24 ore su 24 tutto l’anno (14.400 tn/annue) si potrebbe correre il rischio della sostituzione di materiali legnose con altri materiali ancora più inquinanti, quali i rifiuti organici della raccolta differenziata o con quanto incluso dal D.M. 6 luglio 2012 nelle biomasse (… perfino vernici e pneumatici!) Basta fare modifiche dell’impianto e all’ autorizzazione, la legge lo consente, e anzi il decreto “SBLOCCA ITALIA” art.35 incentiva al massimo il “recupero energetico” dei rifiuti organici della differenziata negl’impianti a biomassa.
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, marzo 2015
Sarebbe bene conoscere i nomi dei politici che hanno approvato questa pazzia e i periti che hanno fatto la relazione di fattibilita…!
Non potevano andare lontano dalle abitazioni ?