“Mind the pack”, storie di solidarietà e inclusione – 1 – Anna: “Mai avuta tanta considerazione”
MUGELLO – L’esperienza di “Mind the pack”, l’azienda mugellana – ha sede nella zona produttiva di Petrona, nel comune di Scarperia e San Piero – è sicuramente particolare (articolo qui). E, diremmo, straordinaria, per la sua capacità di includere e valorizzare le persone. Anche quelle che hanno difficoltà. Grazie anche a una stretta collaborazione con il Servizio salute mentale dell’USL. Abbiamo chiesto di raccontarci alcuni episodi accaduti durante la crescita di questa esperienza, originata dalle attività della cooperativa Archimede. Ne abbiamo raccolti cinque. Ecco il primo.
(I nomi sono di fantasia).
La storia di Anna. “Mi hanno fatto sentire adulta e compresa”
Anna si presentò al primo incontro per valutare il suo ingresso al Laboratorio con la sua famiglia. Aveva alle spalle una storia di grave depressione, grazie al Dipartimento di Salute mentale adulti di Borgo San Lorenzo era riuscita a ritrovare un po’ di equilibrio. Aveva vagato molto in cerca di una possibilità che la aiutasse ad uscire di casa, a riacquisire un po’ di fiducia in sé stessa e tentare di tornare ad interagire con il mondo. Quando bussarono alla nostra porta li accogliemmo con un caffè, scambiammo qualche parola per rompere il ghiaccio e poi invitammo gentilmente i genitori a lasciarci per poter avviare il colloquio di lavoro. Ci guardarono tutti attoniti, i genitori forse per il timore che potessimo non essere adeguati ad affrontare una situazione così delicata, Anna perché rimase sorpresa che la ritenessimo assolutamente capace di presentarsi e gestire in autonomia una selezione. Spaventata e titubante inizio a raccontare la sua storia. Non sapeva cosa potesse dire e cosa fosse meglio tacere.
Doveva essere sincera o fare bella figura? Le facemmo capire che poteva esprimersi come voleva, non saremo stati certo noi a giudicare. Ci raccontò una storia fatta di fobie, insicurezze, delusioni, fallimenti, solitudine interiore ma piena di germogli di speranza. Una storia in cui ognuno di noi può rispecchiarsi un po’. Dopo una lunga chiacchierata, dove i ruoli di ognuno (Asl e Cooperativa) sono sempre rivestiti dalla massima deontologia professionale, i confini si erano un po’ assottigliati. Ci eravamo incontrati su un terreno comune di umanità e fragilità del nostro essere. Terminato il colloquio ed espletate le formalità per l’inserimento l’accompagnammo all’uscita dove la attendevano con ansia i suoi accompagnatori. Si congedò dicendo: “da tempo, nessuno mi aveva dato così tanta considerazione e mi aveva fatto sentire autonoma, adulta e compresa”. La gioia che evidentemente emanava aveva rasserenato i genitori che avevano finalmente trovato un luogo di riscatto e dignità per la propria figlia.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 novembre 2022