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“Foibe. Morti, di fatto, da ritenersi innocenti”. Lo dice un uomo di sinistra
Nato come un sussulto anti-fascista ed anti-colonialista dovuto alla forzata italianizzazione e fascistizzazione delle terre Jugoslave al confine con l’allora Regno d’Italia, si trasformò ben presto in un massacro che colpì non solo fascisti responsabili di crimini in quelle terre, ma anche simpatizzanti, sospettati di inclinazioni fasciste (comprese le loro famiglie), fino ad oppositori di Tito (tra i quali alcuni in seno al movimento della Resistenza).
Anche nel massacro delle Foibe ci sono state vittime innocenti che non rientrano nella cruda e illogica-logica della guerra.
Eppure, con dispiacere, vedo che di solito le commemorazioni del 10 febbraio hanno un tono decisamente più basso, se non sussurrato, a volte assente, rispetto al ricordo delle vittime che si celebra pochi giorni prima, il 27 gennaio, data giustamente fissata per passare alle generazioni future la memoria delle vittime dei campi di concentramento e della follia nazifascista.
Siamo ormai ad oltre 70 anni dagli eventi.
Credo e spero che i tempi e gli animi siano abbastanza maturi per evitare che si crei una spaccatura tutta propagandistica dove una “fazione” si prende la briga di ricordare solo alcune vittime e la fazione “opposta” si accolla le vittime non ricordate dall’altra.
E’ un pensiero che faccio da socialista, da uomo di sinistra, senza nascondere un certo imbarazzo nel vedere come ci sia ancora una forte divisione nel trasmettere alle generazioni che verranno dopo di noi la storia ed il giusto ricordo di quelle vittime delle follie totalitarie che, non avendo preso parte ai movimenti di colonizzazione delle terre, né appoggiando il fascismo da una parte o solo per averlo apertamente contestato ed essere nati con una fede religiosa ben precisa, sono morti a causa di logiche ancor più scellerate di quelle che sottendono ad una guerra.
Morti, di fatto, da ritenersi innocenti.
Michele Ballini
©Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 febbraio 2016
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