“Per noi ogni anno, a scuola, è sempre emergenza”: la toccante lettera di quattro famiglie di bambini disabili di Barberino
MUGELLO – È una lettera/sfogo ma è anche una richiesta d’aiuto quella scritta da quattro famiglie barberinesi che cercano di far presente le difficoltà quotidiane di una famiglia con un figlio disabile, pre e post covid.
“Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”
In un momento particolare come questo è stato interessante e quasi buffo leggere su una rivista che ci è passata sotto il naso una frase del genere pronunciata qualche anno fa da Don Milani.
Banchi con le rotelle, igienizzante, distanziamento. Classi pollaio, classi in teatro, classi all’esterno. Insegnanti, test sierologici, personale ATA non sufficiente.
Questa pandemia ha colorato l’inizio del nuovo anno scolastico con tante parole nuove. Un turbinio di paure e incertezze hanno travolto genitori, ragazzi e insegnanti.
E’ stata un’estate di grandi attese, sfociate per tutti in un fatidico 14 Settembre ricco di ansia e novità. Tanti problemi da affrontare, tanti nodi da sciogliere. Raffreddori da controllare, tamponi da fare come se piovesse, TG davanti ad ogni scuola a documentare la faccia impaurita, ma allo stesso tempo commossa, di decine di genitori in preda al panico da rientro.
Decine e decine di interviste a presidi in preda al panico, in cerca della soluzione migliore per attrezzare le aule, neanche fossero visual designer dell’IKEA.
Eh già, una partenza di anno scolastico difficile e faticosa. Troppe incertezze per tutti, troppi dubbi. Tutta colpa del COVID-19.
Vi è sembrato tutto faticoso e quasi impossibile. Vi siete detti speriamo che l’anno prossimo sia tutto passato?
Beati voi…….
Per noi, invece, è sempre così. Ogni anno è emergenza. E non per il COVID, semplicemente emergenza. Per noi chi? Noi genitori di figli disabili.
Il mese di settembre è sempre la stessa storia. Uffici scolastici al collasso, graduatorie che non tornano, errori su errori.
Ad ogni estate torni dalle vacanze promettendoti di non finire le poche energie recuperate arrabbiandoti per tutto quello che nella scuola pubblica non funziona per l’inclusione dei nostri ragazzi.
E poi ti ritrovi come sempre a fare mille chiamate, mille appuntamenti. Presidi che si barcamenano in cerca di una soluzione, insegnanti a fare da jolly per cercare di garantire a tuo figlio la possibilità di frequentare la scuola.
Perché vedete, la scuola è da molto tempo che non è più inclusiva. I nostri figli è da tanto tempo che non sono più presi in carico, ma in qualche modo messi al margine con mille scuse.
E come ogni settembre rivedi quello zainetto sulla sedia della cameretta. Quello zainetto dovrebbe essere uguale a quello di ogni altro bambino di questo maledetto paese.
Dovrebbe essere uno zainetto leggero, pieno di sogni e di speranze di avere una qualche vita sociale.
Uno zainetto da mettere sulle spalle, appeso alla propria carrozzina o portato a mano da un genitore che ha il diritto di varcare le porte della scuola con dignità.
Con la dignità che ogni essere umano deve avere. Con la dignità che un bambino ha il diritto di ricevere.
Con la dignità che un mondo fatto al contrario non riserva ai nostri figli.
E allora devi prendere in mano uno zainetto che ti sembra pesare quintali. Dove dentro i sogni hanno lasciato il posto alle preoccupazioni, allo sconforto.
Devi per l’ennesima volta guardare negli occhi un bambino che, felice, ha capito che sta per ri-iniziare la scuola.
Un bambino che, spesso non parlando, ti fa capire la sua felicità nel ritrovare i suoi compagnetti.
Un bambino che non capirà mai il perché di quella tua lacrima di sconforto e scoraggiamento che ogni maledetto settembre scorre sulla tua guancia.
E tu sei costretto a dare loro un bacio e varcare la porta della scuola insieme a tutti gli altri.
Come ogni anno non devi aspettarti nessun insegnante di sostegno. Tuo figlio è destinato a rimanere a scuola senza il supporto spesso indispensabile e necessario.
Per quanto?
Per giorni, settimane, o chissà. In attesa della chiamata. In attesa che qualcuno abbia la buona volontà di fare la “nomina”. Sperando che il tuo angelo custode non si riveli poi un semplice “accaparratore” di nomine annuali che non ha nessuna attitudine a lavorare con la disabilità.
Al momento le insegnanti di sostegno non esistono, perse in chissà quale maglia della burocrazia.
La potete chiamare come volete. Chiamatela buona scuola. Chiamateli decreti salva-scuola. Fate quello che volete. Per noi, purtroppo, rimane la scuola della non inclusione, della non gestione dei nostri figli.
A tutti gli altri genitori un forte e caloroso appello. Se quest’anno vi siete sentiti persi e presi dallo sconforto avete provato quello che tutti gli anni noi dobbiamo affrontare. Non ci lasciate soli, questa è una battaglia di tutti.
Perché una scuola che non include e non insegna al rispetto della disabilità è una scuola non scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
E anche per quest’anno quella maledetta lacrima dovrà essere asciugata per far posto ad una ruga in più. E finché avremo fiato ed energie cercheremo di rendere quello zainetto il più leggero possibile.
#forsenonèandatotuttobene
Maira, Tommaso, Ettore, Caterina 4 Bimbi “speciali” e le loro 4 famiglie di Barberino (innamorate alla
follia dei propri figli)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 Settembre 2020
La gente si lamenta x ogni piccolezza.. Un semaforo x i lavori…. Il traffico…. La coda davanti la farmacia e non si rende conto di quanto è fortunata a stare lì in coda a lamentarsi, posso solo immaginare il vostro(non so neanche che parola usare) purtroppo la vita non è uguale x tutti
Avete ragione! Ho vissuto per tanti anni con i miei figli ora grandi i problemi ‘normali’ della scuola, a quanto pare non è migliorata. Capisco le vostre difficoltà e vi mando un abbraccio.