Ospedale del Mugello, quale futuro? Un convegno del PSI. Affollato
BORGO SAN LORENZO – Non si è dimostrata sufficiente la capienza della saletta comunale di via Giotto a Borgo San Lorenzo, per l’assemblea pubblica a sostegno dell’ospedale del Mugello, promossa dal Partito Socialista – zona Mugello. A dimostrazione che questo è sicuramente uno dei temi più caldi nell’agenda politico-amministrativa della zona.
Perché è attualissima, e ancora senza risposte certe, la domanda dell’assemblea, “Ospedale del Mugello, quale futuro?”. Del futuro infatti non c’è certezza, ma soltanto impegni sulla carta, documenti di richiesta, mancando però la fondamentale e definitiva decisione della giunta regionale.
Non a caso il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni ha richiamato il documento consegnato dai sindaci mugellani all’assessore regionale Stefania Saccardi, dove si esprime in modo chiaro l’esigenza di un nuovo ospedale dal Mugello.
Nelle relazioni di Michele Ballini, consigliere comunale di Firenzuola, e di Sandra Cerbai, consigliere comunale di Borgo San Lorenzo, si è ripercorsa sia la storia dell’ospedale del Mugello, sia il contesto territoriale.
E, prima di formulare dettagliate proposte (articolo qui) si sono evidenziati i numeri e le criticità dell’ospedale del Mugello:
oltre 700 mila determinazioni a patologia clinica, 1920 al giorno
oltre 40 mila esami di radiodiagnostica
oltre 21 mila accessi al Pronto Soccorso
oltre 5700 ricoveri fra ordinari e Day Hospital
oltre 15 mila prestazioni di cardiologia, più di 40 al grino
circa 4 mila donazioni di sangue e derivati, più di 10 al giorno
circa 2500 prestazioni di endoscopia
circa 1700 interventi di chirurgia ordinaria
oltre 450 nascite
una media di 30 pazienti in carico a dialisi, altrettanti in lista d’attesa.
Tra i problemi evidenziati:
- la mancanza di una sezione di medicina sub-intensiva e della suddivisione del reparto di medicina generale in settori a diverse intensità di cura;
- personale medico numericamente non sufficiente;
- carenza di personale di supporto
- carenza di personale tecnico di laboratorio
- mancanza di una macchina per la risonanza magnetica
- mancanza di una Tac dedicata al pronto soccorso
- mancanza di un reparto di ribilitazione post-chirurgica;
- carenza numerica delle sale operatorie;
- mancanza di letti per subintensiva
- problemi relativi alla staticità di alcuni punti dell’edificio.
Gli interventi di alcuni amministratori locali sono stati significativi: il sindaco di Vicchio, presidente della Società della Salute del Mugello Roberto Izzo ha usato parole chiare: “Siamo tutti convinti che l’ospedale deve essere ricostruito nuovo. Anche perché l’adeguamento antisismico non lo si potrà fare al 100% e quindi sul piano sismico la struttura non sarebbe mai completamente adeguata. Non solo. Un intervento di consolidamento significherebbe dover chiudere a lungo l’ospedale, Perché sarebbe impensabile far convivere l’attività ospedaliera con i martelli penumatici, la sostituzione di tutti gli impianti. Impensabile. E occorrerebbe durante i lavori impiantare accanto un vero e proprio ospedale da campo, molto costoso.” Così il presidente dell’Unione montana dei Comuni del Mugello Federico Ignesti, sindaco di Scarperia e San Piero ha messo in guardia circa i limiti di una ristrutturazione, e della prospettiva di una lunghissima chiusura del servizio: “Dopo 30 mesi niente sarà più lo stesso”, ha ammonito. E ha rivolto un invito a tutti: “Bisogna fare un’azione di lobby per ottenere il nuovo ospedale”.
Su questo un suggerimento lo ha voluto dare anche il viceministro Riccardo Nencini: il Mugello, ha detto il segretario nazionale del PSI deve essere unito a difesa del proprio ospedale: “se vi fosse una frattura a livello istituzionale, una non compattezza di posizioni e di azione, sarebbe finita”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 maggio 2016