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Poco di nuovo sotto il cielo del Mugello
Certo potrà apparire come il senno di poi quello di scrivere una sorta di profezia apocrifa, insomma postuma, dettata a bocce ferme. Ma, diciamolo, in quasi tutti i comuni il risultato era scontato, se non già in partenza, almeno da poco dopo, all’indomani cioè della pubblicazione dei nomi e cognomi dei candidati, e delle rispettive liste. Tutto ciò per averne lette le generalità in certi scenari, peraltro, con l’aggravante di trovarle riproposte in più comuni. Stessi candidati per diversi luoghi, tecnicamente delle candidature itineranti, nomadi. Chissà, casting malriusciti o anche disinteresse e scarsità di aspiranti. Addirittura con assenze eclatanti, come a Scarperia e San Piero dove il centrodestra non si è presentato.
Dunque, a parte il ribaltone di San Godenzo e l’enclave di Firenzuola, un tempo bianca, poi azzurra, ora con i colori attenuati e adattati alla circostanza, tutto il resto del Mugello rimane ancorato all’eredità della maggioranza storica, o progenie di questa come a Vaglia, che dall’ultimo dopoguerra amministra questo territorio, il PD. E continua a mietere consenso e successo da Barberino a Dicomano, da Vicchio a Palazzuolo sul Senio, all’acclamazione di Scarperia e San Piero. Non c’è niente da fare, una sorta di usato garantito, con generazioni poco inclini a sovvertire quella che è considerata la normalità. Insomma, una diffidenza tutta latina e tradizionale. Così, oggettivamente, s’intuiva che il partito di maggioranza relativa, in qualche caso assoluta, avrebbe avuta vita facile. Sicché tanti, fors’anche troppi, gli indizi.
Nonostante l’effetto traino delle elezioni europee, vero e proprio volano di moltiplicazione dei consensi, ancora una volta la matematica applicata alla politica ha palesato il suo ruolo, confermando l’intrasferibilità di un qualsiasi algoritmo da una tornata elettorale all’altra. Ogni suffragio che chiama i cittadini alle urne ha una sua aritmetica e sul territorio oltre alle sigle, agli apparentamenti di lista, si guarda alla candidatura, alla persona. Ancor più che ai personaggi. In questo modo si giustifica il divario che per esempio la Lega ha registrato, fra il bottino accumulato a livello nazionale per le elezioni europee e quanto ha dilapidato nelle consultazioni locali, laddove si è presentata solinga o apparentata. Differenze spiegabili e riconducibili appunto alle candidature, le proprie al confronto con quelle degli sfidanti. Poi, di altri partiti o movimenti che dire? Poco, ma qualcosa sì. Per riconoscerne l’impegno, e al contempo il rammarico di non averli visti sganciati dai propri simboli, e usciti dall’ombra delle rispettive bandiere, magari per tentare alleanze o sottoscrivere accordi di buon senso fra di loro. Peccato.
Ma non è finita. Fra un paio di settimane a Borgo San Lorenzo ci sarà il ballottaggio. Altrettanto niente di nuovo, un esercizio prevedibile, riedizione aggiornata di quanto già successo nel recente passato. Lo scarto fra il PD e soci del sindaco uscente Omoboni e le liste che sostengono lo sfidante Margheri è notevole, oltre 20 punti percentuali. Sarà una sfida elettorale con i connotati di scommessa. Per rispetto è giusto non tifare per nessuno dei due, senza addentrarci in alcun pronostico. L’aritmetica, poi, dirà la sua.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 maggio 2019
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