Progetto biomasse di Petrona, “J’accuse!”
MUGELLO – Biomasse, bene comune o affare privato? Nonostante le inadempienze del soggetto imprenditoriale e l’inchiesta giudiziaria sull’area pubblica ove dovrebbe sorgere l’impianto, ancora non è giunta nessuna risposta ufficiale. Eppure gli elementi raccolti dal comitato, che avversa il progetto, appaiono ineluttabili, il procedimento e l’autorizzazione per questo progetto sono decaduti. La politica nicchia, avvolta nella propria superbia, e si prende gioco dei suoi cittadini.
Intendiamoci, “ilfilo.net” non è L’Aurore, soprattutto la mia penna sconclusionata non è quella di Emile Zola, intrisa di denuncia per il suo “J’accuse”. Ed all’orizzonte non c’è neppure nessun “affaire Dreyfus”. Insomma dietro le quinte, o nel sottobosco dei presunti favoritismi, che dir si voglia o si pensi, manca ogni indizio che possa far pensare ad una guerra di bande, fra tradimenti e spionaggio.
Però, per questa sfibrante questione restano, e tutti, i dubbi con i connotati di un “affaire”. Ed il sostantivo affare, nella sua compiutezza, ben si presta ad avvilupparvi attorno tutto quanto è accaduto, e tuttora succede, per il progetto biomasse di Petrona. Un coacervo di sciatteria imprenditoriale e di compiacenza politica. Insieme al vilipendio della deontologia professionale, allo stupro delle regole e delle normative, all’omertà assurta ad esercizio procedurale. Così anche questo “J’accuse!”, io accuso, ne esce giustificato proprio dall’irritazione elevata al cubo, in sostegno ad una larga fetta di popolazione che chiede risposte e rispetto.
Ad oggi ambedue i temi legati alle biomasse di Petrona restano ancora aperti. Sicché “J’accuse!”. C’è quello che grava sulla costruzione della centrale, incanalato verso la sua stessa eutanasia, per il quale nessun ente di controllo, pedissequo alla politica, riesce ad emettere la sentenza, la condanna. Tutto tace. Già, c’è il comico intreccio di competenze fra Città metropolitana e Regione Toscana. Quello che si sta consumando sotto gli occhi vigili del Difensore Civico, e che, ormai, rasenta il patetico, pronto a varcare la soglia del ridicolo. Né un’opera, né un’operetta, puro avanspettacolo.
Poi c’è l’altro, il secondo, quello della autorizzazione per la produzione del pellet. Di nuovo, “J’accuse!”. Un progetto affatto secondario, anzi prioritario nella sostanza, ma che senza il parto del primo potrà solo vederne l’aborto. In questo caso il ruolo di arbitro, di giudice, è tutto avocato all’ufficio SUAP dell’Unione montana comuni del Mugello. E’ lì fermo, e immemore di se stesso, ormai dalla metà dello scorso mese di settembre. Un silenzio assordante. Una sosta nel parcheggio istituzionale, con una tariffa agevolata, dato che in questo caso il tempo non conta. Un iter inusuale, che non trova paragoni con quanto possa avvenire per altre istanze, per simili o diverse circostanze. Perché? Il dubbio è lecito. Favori o inconcludenza? Giammai un terzo motivo. Quindi, in ogni caso, una apertura di credito smisurata, sospetta, verso un soggetto imprenditoriale rivelatosi inadeguato ad impiantare una attività così particolare, rischiosa e irrispettosa per l’ambiente e la popolazione.
“J’accuse!”, il commiato. Il necrologio alla politica locale, da non compiangere né da commiserare. In questi ultimi anni, se mai sia vissuta, di certo ha avuta vita breve e anonima. Per essa, affatto sincere, comunque condoglianze.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 marzo 2016
Signor Frilli, a me sembra che Lei nei suoi articoli prima si mette con le spalle al muro e poi spara le sue accuse. Spero che questa storia finisca presto e come Lei desidera (io non sono interessato).
Antonio, grazie per il suo commento. Nei miei articoli cito sempre circostanze e dati di fatto. Nessuna ricostruzione artefatta o ideologica. Commenti che i cosiddetti giornalisti accreditati ben si guardano dal fare, ignorando le istanze di una bella fetta di popolazione. Capisco che non a tutti possono piacere. Comunque, “ilfilo.net” offre tanti altri argomenti scritti da altrettanti autori. Niente di personale, ci mancherebbe.