“Ricorreremo in Cassazione”. Il sindaco Ignesti interviene sulla sentenza Corsini-Pianvallico
SCARPERIA E SAN PIERO – “Ora ricorreremo in Cassazione. E’ doveroso farlo, perché la sentenza con queste cifre sarebbe assai penalizzante nei confronti del Comune. Magari se tra un grado di giudizio e l’altro non passassero cinque anni e i tempi fossero più brevi…”: lo dice il Sindaco di Scarperia e San Piero Federico Ignesti, a proposito della sentenza di appello con la condanna del Comune di Scarperia e San Piero, per gli espropri di vaste aree di proprietà Corsini, poi utilizzate per l’insediamento produttivo di Pianvallico.
Ignesti dapprima si sofferma sui tempi troppo lunghi della giustizia: “Quasi 4 milioni di euro di interessi legali sono stati causati dai tanti anni di attesa. Solo da quando la causa è stata rinviata dalla Cassazione in Appello sono passati cinque anni, e non solo: è cambiato tre volte il collegio giudicante, e anche questo è un problema, perché magari diventa più difficile approfondire le questioni. Non sta a me giudicare i termini economici della sentenza, ma se la si legge in grandi linee sembra un copia e incolla di quello che era stato sentenziato già dieci anni fa, compresi quei valori che la Cassazione aveva detto che non dovevano esser calcolati e che invece sono riportati in maniera difforme a quanto richiesto dalla Corte stessa. Mi pare che l’argomento sia stato ridiscusso poco, nonostante la richiesta in tal senso avanzata dalla Cassazione”.
Poi il sindaco entra nel merito della questione: “Quello di circa venti anni addietro era un intervento unitario, mirato al raddoppio dell’area industriale. Ma quel che non va è l’eccessiva difformità di valore tra terreni confinanti. Che per l’allora Comune di San Piero a Sieve raggiunsero circa gli 80 euro, una stima altissima”. E con un divario enorme con quelli nell’ex Comune di Scarperia, definiti a suo tempo a 12 euro al mq dalla Corte d’Appello.
“Il progetto direttore –continua Ignesti- alla fine degli anni ’90 prevedeva lo sviluppo delle aree produttive, e si dettero risorse pubbliche tramite bando per sviluppare le aree. In questo caso si trattava di espropriare un’area agricola per consentire uno sviluppo lavorativo, dando la possibilità alle aziende di insediarsi a costi calmierati visto che esse si sarebbero già trovate urbanizzate le aree pubbliche di insediamento. Il soggetto attuatore fu la società Pianvallico spa, partecipata allora sia da enti pubblici che società private, ma a maggioranza pubblica. Ora invece è tutta pubblica ed è una srl. Nel complesso la zona era già nel 2002, data di inizio degli espropri, a vocazione produttiva, visto che fin dagli anni ‘60 l’allora comune di Scarperia aveva acquistato terreni (escluso le opere di urbanizzazione) quasi regalandoli per favorire la nascita di insediamenti e creare posti di lavoro. Non fu certo politicamente sbagliato dare circa 20 anni fa valore a un’area, dove ora lavorano migliaia di persone, con dimensionamenti importanti, peraltro su una zona che era già compromessa, perché a Pianvallico c’era anche la discarica comunale degli ex comuni di San Piero a Sieve e di Scarperia”.
Torniamo alla sentenza. Ma per evitare il crescere degli interessi, non basterebbe pagare subito? “Non sarebbe corretto -replica il sindaco-, per tutte le implicazioni con le varie convenzioni -oltre alla Corte dei conti- che ne scaturirebbero, ed è giusto così arrivare all’ultimo grado di giudizio. Certo, senza che questo significhi aspettare altri dieci anni”.
Prima o poi però arrriverà il momento che il Comune dovrà pagare. Cosa accadrà? “Che il comune debba pagare è indubbio, ma è doveroso avere la sentenza definitiva per sapere quanto. Comunque in questi anni abbiamo già accantonato delle risorse proprio in previsione della sentenza. . Inoltre in base a quello che sarà la cifra economica della sentenza potremo anche anche accendere un mutuo pluridecennale. Non solo: ci siamo attivati anche a livello ministeriale, chiedendo un sostegno economico allo Stato. Ma per ottenere questo la sentenza deve essere in giudicato e parlando di soldi pubblici è comunque giusto che ci sia una sentenza definitiva della Cassazione. Del resto lo Stato ha le proprie responsabilità in quello che è accaduto, visto che ha cambiato le carte in tavola a proposito di espropri durante il processo del primo appello. Adeguandosi alla CEDU – Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo-, senza però tutelare i Comuni che giustamente stavano seguendo le leggi dello Stato italiano. L’adeguamento alla Cedu comporta un raddoppio secco dei valori dei terreni , quindi la metà ‘dell’eventuale cifra che deciderà’ la corte di Cassazione dovrebbe accollarsela lo Stato italiano, come già alcune sentenze testimoniano. Ed è per questo che lo Stato si è reso disponibile al sostegno. Poi al momento opportuno ci saranno le dovute stime da discutere fra comune e ministero”.
Ignesti aggiunge un altro aspetto: “Poi il Comune ha tutta una serie di accordi con la società Pianvallico, che a suo tempo realizzò gi interventi, e quindi dovremo rivalerci su di essa”. Ma è possibile, vista la crisi in cui versa? “Intanto non è vero che abbia centinaia di migliaia di euro di deficit: la Pianvallico ha un deficit limitato, qualche decina di migliaia di euro e negli ultimi anni sta migliorando i bilanci e anche il prossimo sta seguendo questo trend grazie alle azioni intraprese con gli ultimi amministratori. E comunque ha una serie di contratti con i proprietari che acquisirono i terreni, e in questi contratti vi è la clausola del “salvo conguaglio”: dovrebbe quindi essere il privato a corrispondere quel quid in più dell’aumento del valore sulle aree acquisite. Ovviamente a carico del comune resterebbero le aree dove sono state costruite strade, marciapiedi e spazi pubblici”.
Anche l’Unione dei Comuni, che detiene la maggioranza delle quote della Pianvallico, dovrebbe esser preoccupata… “E’ preoccupata come lo è il mio comune. Dovremo parlarne insieme. Certo se la Pianvallico chiudesse, gli accordi transiterebbero al comune”.
Il sindaco conclude: “Al di là del valore eccessivo dato agli espropri, continuo a ritenere che politicamente la scelta di dare un ulteriore sviluppo a Pianvallico sia stata una scelta giusta, che ha generato migliaia di posti di lavoro e di stipendi dal 2002 ad oggi, rendendo anche l’area piu appetibile per investimenti di attivita produttive (di livello mondiale) sia di servizi alla persona (l’asilo, il centro sportivo), che sedi di strutture che hanno interesse pubblico (ATC, GAL, Consorzio di Ricerca Record) per un valore economico e sociale molto più alto per tutto il Mugello e non solo per Scarperia e San Piero di quello che sarà comunque il costo derivante dalla sentenza, e di quello che sarebbe stato se tutto fosse rimasto come prima degli espropri. Poi dei termini del ricorso in Cassazione potremo parlare quando saranno depositati”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 febbraio 2020