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RIFLESSIONI SUL VANGELO DELLA DOMENICA – La nostra Ascensione: vivere nell’amore reciproco
Giotto – L’Ascensione (Cappella degli Scrovegni, Padova)
VICCHIO – I sacerdoti del Vicariato del Mugello, a turno, propongono una riflessione tratta dalle letture della Messa domenicale. Oggi è la volta di don Maurizio Pieri, parroco di Vicchio.
Oggi celebriamo l’Ascensione del Signore al cielo.
Gesù aveva avvertito i suoi discepoli, che dopo la resurrezione, lui sarebbe tornate nel Padre e che ci avrebbe donato lo Spirito Santo. Nel Vangelo di Matteo non si parla di Ascensione, ma il vangelo si conclude dando un comando ben preciso a tutti noi.
Gesù ha vissuto con questi amici per qualche anno, ha parlato loro del Padre, ha insegnato, spiegato la Scrittura, ha compiuto segni, ha incontrato e instaurato relazioni profonde con molte persone. Ha donato se stesso nell’Eucarestia nell’ultima cena, ha donato se stesso sulla Croce, è morto e ha reso i suoi discepoli testimoni della sua Resurrezione. Adesso Gesù, come aveva detto, torna nel Padre e affida ai suoi discepoli la missione di continuare nel mondo ciò che aveva avviato lui.
Li raduna in Galilea, da dove tutto è partito, di là, dove ci sono i più lontani, i discepoli ripercorrono i passi di Gesù.
Cosa dovranno fare?
Annunciare il Vangelo, la Buona Notizia, cioè Gesù e il suo insegnamento, attraverso la predicazione e attraverso il loro modo di vivere, di stare insieme. Attraverso la loro capacità di instaurare relazioni fraterne, perché quando hai accolto il Vangelo dentro di te, questo ti trasforma, e ti rende capace di uno sguardo nuovo, fatto di amore, di perdono, di misericordia e di accoglienza. Tutto questo non solo a parole, ma attraverso la vita.
Dove?
In tutto il mondo. E ognuno ha il suo mondo: famiglia, amici, colleghi di lavoro, compagni di sport e di divertimento. Tutti saranno coinvolti dalla nostra “predicazione”, dal nostro modo di vivere, perché ognuno lascia qualcosa di sé quando entra in relazione con l’altro.
Ancora, cosa dovranno fare?
Battezzare, che significa immergere. Immergere chiunque incontriamo, dai più vicini ai più lontani, in Dio. Tutto il nostro essere sia un modo di trasmettere Dio. “Da che cosa il mondo vi riconoscerà?” Da come sapremo amarci l’uno con l’altro. Creare intorno a noi una cultura, un modo di vivere fondato sull’amore reciproco. Gesù passa a noi questo compito cosi importante, affida a noi l’azione che Dio aveva affidato a Lui. C’è tanto lavoro da fare, il mondo ancora fa fatica ad accettare e accogliere una cultura dell’amore, una fraternità vera.
Compito difficile?
Si, ma non saremo soli, Lui ha promesso di stare con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Inoltre ci sosterrà con la presenza dello Spirito Santo che ci dona ogni giorno.
Se Dio non avesse avuto fiducia nell’uomo, non lo avrebbe fatto. Ma se lo ha fatto, vuol dire che tutti noi abbiamo le potenzialità per poterlo realizzare.
In questo tempo cosi difficile, dove avere speranza a volte sembra impossibile o molto difficile, abbiamo una carica positiva e una capacità di realizzare un mondo migliore.
Non restiamo fermi con le mani in mano, iniziamo subito, regaliamo sorrisi, abbracci, consoliamoci, asciughiamo lacrime, perdoniamoci a vicenda, accogliamoci l’un l’altro, ascoltiamoci di più, collaboriamo, costruiamo dialoghi e ponti e abbattiamo muri e fili spinati. Fermiamoci e lodiamo Dio.
Don Maurizio Pieri, Pievano di Vicchio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 Maggio 2023
A proposito dell'autore
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