La disfatta di Caporetto cominciò il giorno dopo la nomina del generale Cadorna a capo supremo dell’Esercito Italiano. La prima azione che intraprese il generale fu infatti quella di comprare azioni della più grande fabbrica di armi italiana.
L’interesse privato e interesse pubblico sono in conflitto da sempre. E così capita col trasporto pubblico in Toscana. Una gara per assegnare tutto il trasporto pubblico ad una azienda unica risponde a delle logiche di interesse politico, non di interesse della popolazione della Regione.
Dopo aver letteralmente divorato il capitale delle aziende pubbliche della Toscana, spolpate da incapaci politici trombati sistemati comodamente su poltrone davanti ad una stanza piena di bottoni dei quali non conoscevano le funzioni, si sono ritrovati al punto che, finiti i ripiani a piè di lista, hanno dovuto dare forfait.
E’ cominciata nel 2011 infatti una corsa per salvare le tante aziende coi bilanci in rosso ricorrendo a quelle 2 o 3 aziende private che il trasporto pubblico lo fanno per mestiere, coi conti in ordine. Così è nato Mobit. E così per cinque anni sono stati salvati migliaia di posti di lavoro e recuperato un intero comparto al collasso.
Tutto questo è stato fatto con sacrifici da parte dei lavoratori, che hanno rinunciato a benefici economici, che hanno dovuto lavorare di più e soprattutto in condizioni peggiori . Con sacrifici da parte dei pendolari che si sono visti tagliare servizi e hanno viaggiato in autobus che avevano ormai finito la loro vita tecnica.
E siamo da cinque anni in attesa del “garone”. In mezzo una politica che ancora cerca di far passare come un successo quello che è un clamoroso fallimento.
Una politica che non riesce nemmeno a far circolare gli autobus nella città più importante della Toscana. Una città ingorgata dai cantieri per la tramvia dove si perdono migliaia di ore in coda e che come unica soluzione propone di aumentare i mezzi circolanti e gli autisti, pensando così di risolvere la crisi. Una soluzione demenziale.
Quando una città va in crisi di traffico la cura è nel trasporto collettivo e pubblico, ma per farlo funzionare servono busvie protette e linee ad alta mobilità , in modo che almeno chi usa il mezzo pubblico viaggi velocemente. La cosa è nota ed è adottata in tutte le città europee. Ma siccome i nostri politici, che pure viaggiano molto per l’Europa, guardano più alle stelle degli hotel dove soggiornano, deve esser loro sfuggita.
Questa soluzione è stata adottata a Prato e a Pisa dove le linee ad alta mobilità funzionano, ma un fiorentino mica può copiare un volgare pratese o un odiato pisano.
Detto questo veniamo al GARONE (quello per assegnare tutto il trasporto pubblico ad una azienda unica). Si legge che Autolinee Toscane ha vinto la gara, anzi RATP ha vinto la gara; intanto RATP o AT ?
Autolinee Toscane è una azienda che copre un centesimo dei km del trasporto regionale e allora come ha fatto a vincere se per partecipare doveva avere un portafoglio di 260.000.000 (duecentosessanta milioni di chilometri ) fatti in tre anni, che non potrebbe mai aver fatto ?
Ah ma no, AT è di proprietà di RATP il più grande vettore francese, azienda del ministero dell’economia francese. Ma allora come fa RATP ad aver partecipato quando il regolamento Europeo dice chiaramente che se sei affidatario diretto di un servizio su un territorio non puoi andare a concorrere a gare al di fuori di esso?
Allora diciamolo chiaramente: ha vinto un soggetto che da una parte non aveva i requisiti per partecipare e dall’altra non poteva partecipare perché in conflitto col regolamento europeo. Il bello è che queste cose sono spiegate in chiaro nel bando di gara.
Ecco perché siamo alla disfatta di Caporetto, siamo davanti alla palese incapacità di gestire la cosa pubblica, abbiamo assistito alla frana della competenza, assistiamo alle solite volute di fumo propagandistico, ma dietro il fumo non si intravede nessun arrosto, come sempre.
Una cosa simile nel Mugello l’abbiamo già vissuta nel 2004 quando, in pompa magna assistemmo alla presentazione in Provincia del “PIANO TRASPORTI MUGELLO” un librone di studi alto un palmo, costato chissà quanto, ci dissero meraviglie, autobus nuovi a pianale ribassato, paline intelligenti, informazione precisa e puntuale, ci mancavano giusto le hostess col caffè e i giornali. Cosa abbiamo visto in realtà? Autobus vecchi incerottati con lo scotch, paline ormai tristemente assediate dalla ruggine, orari illeggibili. E il disagio crescente dei pendolari perché, in attesa della gara, le aziende non ricevevano mezza lira per rinnovare il parco macchine. E meno male che dalla gara è stato escluso il trasporto ferroviario regionale, altrimenti sarebbero tornate in servizio le littorine di Mussolini.
Intanto il vincitore pro tempore, l’Amministratore Delegato di Autolinee toscane una cosa l’ha già detta, loro hanno un software che permetterà di sistemare tutto, forse viaggeremo con WhatsApp? Ma ha anche detto che per gli amministrativi delle aziende prevede tagli, Whatszac ? E tra il sorriso dei vincitori e lo sgomento dei vinti c’è stata una dichiarazione storica del presidente della Regione che ha detto: “la vera vittoria è stata fare la gara e avere un gestore unico”. Memorabile. Sì, ma noi viaggeremo o faremo una gara per salire sull’unico bus ? Mah , speriamo in Diaz…!
Lucio Cavini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 ottobre 2015
2 commenti
Grande Lucio…….
Non sono un pendolare ma un agente di commercio e credo di capirne di traffico.
I miei complimenti per un articolo LUCIDO,PUNGENTE e CHIARO come raramente ho letto.