Uccise il figlio di un anno, a Sant’Agata: chiesto l’ergastolo per Patriarchi
FIRENZE – La richiesta del Pubblico Ministero è stata dura: ergastolo con isolamento carcerario per Niccolò Patriarchi, il 34enne programmatore informatico che il 14 settembre 2018, durante una lite in famiglia, a Sant’Agata, frazione di Scarperia e San Piero uccise a coltellate il figlio Michele, che aveva appena compiuto un anno. E poi tentò di fare lo stesso con la convivente e madre del piccolo, Annalisa Landi, e con la figlia di 6 anni.
Il processo si svolge con rito abbreviato e la sentenza del gup del tribunale di Firenze è attesa per il prossimo 24 ottobre.
E’ stata ricostruita la terribile vicenda: i nonni materni, che udirono le grida provenire dalla casa della figlia, ad avvertirono i carabinieri che arrivati sul posto trovarono il piccolo già morto, la mamma Annalisa con ferite alla testa e agli arti, la figlia completamente sotto choc e terrorizzata. Niccolò Patriarchi, il killer con le mani sporche di sangue sembrava catatonico.
Una tragedia che forse poteva essere evitata: già dal 2015 la donna aveva presentato diverse denunce a carico del convivente. In una perizia eseguita sul 34enne, nell’ambito di una precedente inchiesta per maltrattamenti, sempre verso la convivente, è scritto che l’uomo era “socialmente pericoloso” e che per questo “doveva curarsi, poteva essere controllato coi farmaci”. Denunce cadute nel vuoto, tanto che il legale di Annalisa Landi ha presentato alcuni mesi fa un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro lo Stato italiano, accusato di “aver violato il diritto alla vita non essendo stato in grado di adottare le misure necessarie alla protezione dei suoi cittadini”. Per tre udienze lo Stato non si è presentato.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 ottobre 2019