F.N.A.T.I chiede la tutela per il tartufo italiano
MUGELLO – Tracciabilità del tartufo sin dall’origine, fiscalità con ridotto carico burocratico per i cercatori, tutela delle tartufaie naturali e libera ricerca. Sono queste le richieste e gli obiettivi che ha espresso la Federazione Nazionale delle Associazioni dei Tartufai Italiani (F.N.A.T.I) a cui fa eco l’associazione Tartufai Barberinese, condividendone il contenuto in quanto valgono anche per il Mugello, che è patria di eccellenza anche in fatto di tartufi.
Prima di tutto la tracciabilità: le normative fiscali che oggi sono in itinere devono partire dal primo anello della filiera. Il tartufaio che “cava” il tartufo è l’unico che può attestarne l’origine dichiarando obbligatoriamente la specie del tartufo, il comune di ritrovamento, il proprio nome e numero di patentino. Questo per distinguere il tartufo italiano da prodotti importati, di bassa qualità alimentare e sanitaria, ma anche per impedire ai raccoglitori abusivi, che danneggiano irreparabilmente le tartufaie, di vendere il prodotto. Altra richiesta è una fiscalità equa, distinta per tipologia di cavatore, con un carico burocratico ridotto per il tartufaio non professionale, per fare emergere i flussi di prodotto. In ultimo i tartufai vorrebbero il mantenimento della libera ricerca per accedere alle aree tartufigene e svolgere in questo modo anche un ruolo di vigilanza e di custodia del patrimonio esistente. Le tradizioni di “cerca” regionali e le conoscenze dei tartufai sono un immenso valore culturale tipico italiano che deve essere mantenuto, e che può generare moltissime attività nelle zone rurali del nostro paese.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 aprile 2016