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Il Palio Velico di Leonardo Borchi
Il Sindaco di Vaglia Leonardo Borchi racconta nel suo stile -l’ormai famoso report sulla propria pagina Facebook – il Palio Velico (Articolo qui) sul Lago di Bilancino di domenica scorsa.
“Ma se trentanni fa tu avessi detto ad un mugellano che a Bilancino si sarebbe andati in barca a vela!?…..”
Sole in cielo, brezza fresca da nordovest (maestrale) equipaggi formati.
”Noi siamo sportivi, al massimo. Siamo venuti per vincere”.
“Ehi. Ma non siamo mica in regata. Ancora il via non l’hanno dato”. Si ingarella come un ragazzino. E’ già caldo al punto giusto.
Partecipazione dell’Amministrazione di Vaglia alla grande: due assessori, il sindaco, il segretario ed il responsabile dell’Urbanistica. Alla fine in graduatoria generale siamo esimi (non abbiamo indagato troppo), ma per rappresentanza di ente siamo avanti due lunghezze su tutti gli altri comuni.
Per partecipare a questa competizione ci siamo allenati da tempo. Sulla Carza, quando è in secca. Non si scuffia.
Marione si è rotto anche una spalla in una seduta di allenamento cadendo fuori barca e rovinando…… sulle pietre, appena ricoperte da due dita di acqua. Della Carza appunto.
Ma veniamo all’oggi. Abbiamo due barche a disposizione tra cui un Tridente, su cui prendono posto il/la segretaria Caterina, VulcanEccitato ed io.
“Quel gommone punta su di noi”. “Lui viene con voi”. Un clandestino: “Verso quale isola ti dobbiamo traghettare?”. E’ di Scarpiero. “Lo buttiamo ai pesci subito o…..?”.
Lui timoroso: “Mi chiamo Enrico…”. “Ce lo hanno mandato per zavorrarci, per rallentarci”.
“Va bene Enrico, niente uomo a mare (o lago), oggi ti è andata bene, siamo generosi. Tu te ne stai fermo in quell’angolino, niente iniziative, attento al boma, la prossima fermata è al traguardo. Tra tre ore”.
Non ha più fiatato.
L’altra barca la timona Mario. E’ un plasticone di sette metro e mezzo, con altre cinque persone a bordo, tra cui il nostro Marco, architetto.
“Perdiana però con un po’ di vento va più forte di noi!”
Partenza del Tridente folgorante: “Guarda che la direzione è dall’altra parte!”.
Fa nulla, mettiamo il mozzo Enrico a mulinare le braccia in acqua a mo’ di elica (non è permesso, ma chi se frega) e recuperiamo posizioni.
Primo giro di boa da manuale. Il timoniere, Vulcan, si esalta. Troppo. Arrivati alla seconda boa, complice io che mi imparpaglio con la deriva: “Ma sarà sempre su nella scassa o l’ho rimessa giu!?”. Su, giù…..si arriva a virare, la barca scarroccia in qua ed in là. “La derivaaaaa……”. Urla il timoniere. Nel frattempo ci hanno superato un treno di barche.
Aplomb inglese. Ci mettiamo al recupero. Alla fine metteremo dietro solo due fanciulline che terrorizzeremo con inviti pressanti: “Dateci acqua, dateci acqua o vi speroniamo!”
Sportivi nel DNA.
Il vento cala, la segretaria prende la palla al balzo per sgranchirsi la schiena e si alza in piedi; Vulcan si piega ad allacciarsi le scarpe, lascia la barra del timone, la barca fa un giro su stessa e la segretaria vola in acqua. “Riccardo?! Ma così si perde la regata!”.
Non c’è tempo per ripescare su la Barni. Le si tira una cima e continuerà la regata trascinata in acqua tipo sci nautico.
Mentre ci letichiamo io e Vulcan sulla rotta da prendere: “Il nautico sono io!”. Il clandestino approfitta della distrazione e prende il timone. “Guarda che da qui non si arriva a Lampedusa!”.
Desiste, si arrende. Lo leghiamo all’albero e ci mettiamo ad inseguire le altre barche: “Caterina batti i piedi che ci dai una spinta!”.
Sempre molto collaborativa. Me ne ricorderò quando le calcolerò l’indennità di risultato.
Dalla brezza si passa ad un vento sostenuto, molto sostenuto: tre o quattro laserini scuffiano, un 4 e 70 va a picco.
Ci sono rimaste davanti solo due barche. Chiamiamo gli equipaggi a gran voce, reclamando aiuto: “Aiuto, aiuto c’è una donna in acqua. Soccorreteci!”. Fanno un 180° e ritornano verso di noi. Quando sono a tiro Vulcan mena un colpo di remo in testa al primo velista mentre io aggancio al collo con il mezzo marinaio l’altro, che, vista la scena, cercava di scappare. Lo trascino in acqua e per maggior sicurezza affondo lo scafo.
Così senza più avversari filiamo dritti verso il traguardo, che superiamo per primi con grande distacco da tutti gli altri.
Alla premiazione ricevo il trofeo dal presidente del Circolo Nautico del Mugello e le congratulazioni per tutto l’equipaggio per la sportività dimostrata.
Oggi possiamo dire di avere tenuto alto l’onore del Comune di Vaglia.
“Aiuto, aiuto!”.
“Ma chi è!?”
“Nulla. Ci siamo dimenticati di sciogliere il clandestino!”.
Augh.
Vaglia team Vela
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 settembre 2015
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