La versione dell’accusato. L'”aggressore” dell’assessore Tai spiega cosa sarebbe successo
BORGO SAN LORENZO – “Se ho fatto tutto quello che hanno raccontato, perché allora non mi hanno arrestato?”: lo domanda l’uomo protagonista della vicenda che nei giorni scorsi ha agitato il Municipio di Borgo San Lorenzo, con urla, minacce, tensione e sputi che hanno coinvolto due assessori borghigiani Carlotta Tai e Alessandro Galeotti (articolo qui). L’uomo si difende, e chiede di raccontare la propria versione dei fatti.
Lui anzitutto nega di aver aggredito, e anche di aver sputato: “E’ vero, ho alzato la voce (l’uomo peraltro ha una voce tonante, ndr) , e può darsi che nel parlare in modo agitato sia venuto fuori uno sputo, ma assolutamente involontario. Quanto al gesto della pistola, io proprio non ricordo di averlo fatto, non ricordo cosa ho fatto, e comunque chiedo scusa della mia arrabbiatura”.
Poi si ferma e aggiunge. “Per il resto dovrebbero chiedere scusa a me”. E l’uomo va all’attacco: “Il sindaco ringrazia Polizia Municipale e Carabinieri? Per cosa? I Carabinieri li ho chiamati io, non loro. E se li avessi minacciati come dicono, dopo il casino che è successo, com’è che l’assessore Tai ci ha accompagnati a cercar casa in due agenzie, e ci ha offerto il caffè e una sigaretta? Il sindaco anziché scrivere quello che ha scritto sull’episodio era meglio se scriveva un post per promuovere un’iniziativa di solidarietà nei confronti di una famiglia che ha un ragazzo gravemente malato, un appello a dare in affitto una casa”.
Al racconto dell’uomo si unisce quello della moglie. “Nostro figlio è gravemente malato, ha un tumore al bacino, gli è stata fatta al Meyer un’operazione per la prima volta al mondo. E’ dal 2009 che è seguito dal Meyer”. E l’arrabbiatura con il Comune, racconta sempre l’uomo, è che gli hanno proposto una casa troppo piccola e a Razzuolo. “Come fa mio figlio a uscire in carrozzina a Razzuolo? E lui non può stare nella stessa camera dei fratelli – in casa siamo in sei -”. E lamenta che nessuno voglia affittargli una casa adeguata. Ammette che negli ultimi tempi aveva cessato di pagare l’affitto, “la responsabile dell’associazione Nosotros me l’aveva suggerito”, ma si dice pronto a pagare quanto dovuto, pur di rimanere nell’alloggio: “Gli avevo proposto anche di acquistargliela la casa. Io ho ditta, mio figlio ha ditta. Potevamo pagare”.
E lancia un appello: “Abbiamo bisogno di un’abitazione adeguata”. Quella che secondo lui il comune non gli aveva saputo mettere a disposizione.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 luglio 2022