
Luca Lapi è nato sotto il segno dei Pesci, nel 1963. La diagnosi alla nascita è impietosa: spina bifida e idrocefalo. A cinquant’anni ha deciso di raccontarsi, il rapporto con il mondo, con gli altri e con Dio. Parlando soprattutto del suo percorso interiore, dall’autocommiserazione ad una piena coscienza di sé.
Un piccolo libro, di 66 pagine, che rappresenta un enorme atto d’amore, quello per la vita. Qui si può leggere la recensione del prof. Bruno Becchi su “Memoria” (articolo qui).
Recensione di Patrizia Poli
“La mia vita si avvita, ancora, dentro al dado della mia sorte che Dio Padre non ha ancora gettato. Si avvita, ancora, alla mia voglia di continuare a vivere, ma non a sopravvivere, non a subirla o subire una vita altrui”.
Ho letto il libro del mio caro amico Luca Lapi. Luca è diversabile, nato con la spina bifida e l’idrocefalo. “Memoria” è la sua autobiografia, semplice e diretta, senza autocommiserazioni o piagnistei che, comunque, sarebbero giustificati. Premetto che Luca ha coraggio da vendere e che ciò di cui ci parla nel libro non è nemmeno un granello della sofferenza alla quale la sua condizione lo espone. “Non cammino. La mamma deve tenermi tra le braccia o su un passeggino, ad ogni mia partecipazione alla Messa domenicale, nella Pieve di San Lorenzo.”
Luca accenna solo brevemente alla gogna di sentirsi additato, non compreso, persino deriso dagli altri bambini quando è piccolo, non racconta il disagio che deve subire ogni giorno, le mille sofferenze quotidiane, si concentra sul dolore psichico, sulle barriere fisiche e psicologiche che la sua condizione frappone fra lui e gli altri, fra lui e la sua voglia di comunicare, di condividere, di dare e ricevere amicizia. Luca soffre la dipendenza dai genitori anziani e la solitudine, sente ogni minuto vissuto dagli altri lontano da lui come un minuto di felicità che gli è sottratto per egoismo, per faciloneria, per diffidenza.
“Si ha l’Amicizia quando non si ha più paura del coinvolgimento emotivo e si accetta di ‘andare allo sbaraglio’, di rischiare con amiche e amici di cui, all’inizio, non ci si fida e ci si spaventa, quando si decide di raccontare tutto di se stessi a 360°”.
La carrozzina sulla quale è costretto a spostarsi è la sua gabbia, gli divide la vita a compartimenti stagni. Lui diventa l’amico della biblioteca, del lavoro, della parrocchia, chiuso e limitato in un ruolo che gli sta stretto, vorrebbe allargarsi, estendere la sua amicizia ad altri momenti, conviviali, goliardici, quotidiani. Ma nella sua lotta, Luca è sorretto da una fede profonda.
“La mia fede m’induce a pensare a un disegno di Dio Padre di una mia guarigione dalla Spina Bifida e dall’Idrocefalo, benché non Glielo chieda, più, da tanto, esplicitamente nelle mie preghiere”.
Si notino le lettere maiuscole riferite ai due mali che lo affliggono. Luca, d’abitudine, usa la maiuscola per ciò cui attribuisce alto valore morale, come la Madre o l’Amico. Anche il Male merita rispetto perché è il tramite attraverso cui Dio lo ha prescelto, e non punito. Il Signore ha donato a Luca una condizione particolare, che gli permette di vedere il mondo da un’angolazione speciale e con una sensibilità più acuta. Disabilità e ipersensibilità sono entrambe fonti di sofferenza ma anche strumenti di una maggiore consapevolezza, attenzione, conoscenza. Sono ricchezze.
“Rendo lode al Signore, con gioia, per il sigillo dello spirito Santo che (…) non mi ha sigillato nei miei dubbi, nelle mie disperazioni, nei miei egoismi.”
Quest’autobiografia alterna momenti di riflessione poetici a elenchi di date e avvenimenti, apparentemente asettici, in realtà connotati da una forte emotività sotterranea, che solo attraverso l’ossessività può essere arginata e incanalata. Peculiare di Luca è l’uso della punteggiatura con una cura maniacale della virgola.
Finisco dicendo che il mio amico Luca non è più un ragazzo, ormai. Non è più il bambino che arrancava sulle stampelle, è un uomo di mezza età, ma non si arrende, ha ancora tanto da vivere, da sperimentare, soprattutto da dare.
“Dio Padre sta continuando a scrivere la mia vita ed io voglio continuare (a Lui piacendo) a conoscerla e a viverla.”
Patrizia Poli
Responsabile di signoradeifiltri.overblog.com e redattrice di CriticaLetteraria
Recensione del 17/5/2016 sul blog Dtdc (di testa, di cuore) di Bruno Pernice, autore del libro “Apri. Il piacere e il potere della condivisione”
Questa è una recensione.
No. Non è solo una recensione. Ma una dedica.
Quella che non ho scritto.
La Posta chiudeva all’una, in un sabato umido e impregnato di odor di pesce fritto, quello del mercato della piazza dello Stadio e il pacchetto col mio libro l’ho affrancato alle 12 e 55. Ho dimenticato la dedica.
Il patto era: tu mandi il tuo libro a me e io lo mando a te. Un dono reciproco.
Solo che Luca, nella sua opera “Memoria”, la dedica me l’aveva fatta.
Io no.
Prima di dire qualche parola sul tuo libro, caro Luca, voglio farti la dedica che non t’ho scritto, timoroso del “no” secco dell’impiegata postale, quella magra, riccia e con gli occhialoni tartarugati.
Caro Luca,
sei una persona speciale, speciale per come sei dentro. per quella tua voglia, quel desiderio appassionato di ascoltare l’altro e di volergli bene. Per il tuo slancio sincero verso l’Amicizia, tu che, forse, ne hai potuto cogliere l’essenza, come dimostri nel tuo libro, in cui ogni incontro con l’altro diventa prezioso.
Tu lo sei stato prezioso per me, quando commentavi i temi della mia trasmissione radiofonica. Io non sapevo chi fossi. Mi sorprendeva il tono un po’ solenne delle tue considerazioni ma anche la loro profondità. E spesso, esse, risvegliavano in me dolori solo apparentemente quietati.
Quando mi chiedesti l’amicizia su facebook, ti vidi. E seppi della tua condizione fisica. E ti apprezzai ancora di più. Mi accorsi che non era “solennità” quella che emergeva dai tuoi scritti, ma nettezza. Chiarezza. Incontrovertibilità. Quella certezza di chi soppesa e valorizza un evento, un momento, una condivisione perché riesce a coglierne l’importanza, rispetto a tutto il resto. Forse, involontariamente, ti ho pure citato, quando in “Apri” parlavo dell’amico che affermava di sentirsi un pesce d’acqua dolce nel mare. Ti confesso che mi ci sento anch’io così, spesso. Più spesso di quanto gli altri possano pensare. E non è facile. Non è una bella sensazione. Si lambisce l’asfissia, quella dell’anima.
Come te, credo, aspiro ad una condivisione profonda con l’altro. Talvolta riesco a entrare nel suo mondo, altre volte no. Ma quando ci riesco, sto da dio.
Un abbraccio forte, Luca, a presto. Non vedo l’ora di incontrarti di presenza. Magari in un baretto, vicino a un campanile sopra al quale sfrecciano le rondini e, sullo sfondo, le tue dolci colline toscane.
Veniamo alla mia recensione del libro “Memoria”.
E’ un piccolo libro, ricco di eventi, di date, di appuntamenti col destino. Sono presenti delle fotografie di Luca con alcuni personaggi famosi e alcune loro dediche vergate a mano.
Molte date, molti eventi. In ordine cronologico.
Si evince come il tempo, come lo scandire delle ore e dei giorni sia centrale nella vita di Luca che, a differenza di molti di noi, ha un’esistenza scandita, senza grandi possibilità d’evasione, quella fisica, s’intende.
Mi sono fermato, leggendo le date di Luca, a pensare al mio di Tempo. Come lo vivo? Come lo uso? Al meglio? Lo disperdo?
Per Luca le occasioni di incontro, di condivisione, sono eventi abbaglianti nella loro importanza e vengono giustamente evidenziati.
Anche le feste comandate, gli eventi liturgici, acquistano valore, un valore di scambio di energie e di condivisione. A quanti eventi, feste, incontri, aperitivi partecipiamo, noi che siamo più liberi di muoverci, e che non ci lasciano nulla dentro! Partecipiamo trasparenti oppure ci atteggiamo da comparse in attesa di essere pagate.
Luca partecipa agli eventi prima con lo spirito, poi col corpo. Si capisce questo, leggendo il suo libro. Per questo emerge spesso la disillusione nel momento in cui il suo spirito non incontra quello degli altri. Facile essere soddisfatti di un evento o di un incontro quando non si mette in gioco ciò che si ha dentro, le nostre emozioni più profonde!
Quando si mettono in gioco le emozioni, le attese, l’investimento emotivo, un incontro saltato è un’occasione di vita persa. E Luca, nella sua biografia cronologica, ci parla anche di queste occasioni perdute.
Alcune cose mi differenziano rispetto a Luca. Due, soprattutto. L’impegno politico/sociale e l’afflato religioso. Ma anche quando Luca parla di politica o di religione, l’aspetto della ritualità è come messo in secondo piano. In primo piano c’è il senso di comunione con l’altro e la tristezza di non poter trovare talvolta questo legame profondo.
La precisa cronologia di eventi che delinea Luca nel suo libro “Memoria” a tratti può apparire quasi fredda, troppo lucida, troppo puntuale. Ma no, non è freddezza: come dicevo prima, è un voler puntualizzare, rendere unico e importante un evento, perché, sembra suggerirci Luca, ogni evento della nostra vita è importante ed unico, solamente se vogliamo che esso sia importante e unico per noi, solo se lo investiamo di energie mentali ed emozioni vivide.
Chiudo citando una frase bellissima di “Memoria”. Me la tatuerei sul braccio destro.
“Si ha CONOSCENZA quando ci si ricorda che c’è un nome attaccato ad ogni persona e si ha l’AMICIZIA, quando ci si ricorda che c’è una persona attaccata ad ogni nome”.
Grazie, Luca, della Tua Amicizia.
Bruno Pernice
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