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RIFLESSIONI SUL VANGELO DELLA DOMENICA – I comandamenti espressione dell’amore di Dio verso l’uomo
SCARPERIA E SAN PIERO – I sacerdoti del Vicariato del Mugello, a turno, propongono una riflessione tratta dalle letture della Messa domenicale. Oggi è la volta di don Antonio Cigna, parroco di Scarperia, Sant’Agata e Fagna.
Giovanni 15,9-17
“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore… “.
Meditazione
Il Vangelo di oggi ci propone un accostamento audace: amore e comandamenti sono messi in abbinamento, mentre noi li percepiamo l’uno come l’alternativa dell’altro. Ma come si fa a parlare di amore e di comandamenti insieme? La fede è amore oppure è osservanza di comandi?
Effettivamente la fede è un’esperienza di amore e il cuore stesso della fede consiste in una esperienza interiore, l’esperienza di essere amati. È questa esperienza ad essere il fondamento della nostra vita spirituale e la molla che ci spinge a metterci in cammino per essere diversi e migliori. E per donarci la forza di cambiare non è sufficiente il senso del dovere e nemmeno bastano delle regole giuste, anzi sia le regole sia il senso del dovere rischiano di condurci al senso di colpa o al senso di fallimento quando non si riesce nel nostro impegno. Solo l’esperienza di sentirsi amati dal Padre può darci la riserva di energia che ci necessita per tentare ancora e ancora dove sinora non si è riusciti a crescere.
Sarebbe però un errore parlare dell’amore di Dio escludendo i comandamenti, essi sono infatti espressione di quell’amore, infatti essi ci vengono donati perché ne abbiamo bisogno. In effetti il Padre non ha nessun bisogno che noi seguiamo i comandamenti e non ne trae nessun vantaggio, tantomeno dovremmo pensare di osservare i comandamenti per essere poi ripagati con qualche premio o con qualche aiuto. Dicevo sopra che il decalogo ci è donato perché siamo noi ad averne bisogno, e in effetti abbiamo bisogno di quei punti di verità che ognuno di essi ci consegna, proprio perché che non si tratta di regole ma di dei portatori di valori. Sono io che ho bisogno del settimo comandamento (non rubare) per rimettere in chiaro il valore del merito e del lavoro nella mia vita, così che ricordi che solo ciò che è frutto di impegno riesce a dare piena soddisfazione e che prendere ciò che non mi appartiene mi definisce come dipendente dalle cose materiali. Sono io ad aver bisogno dell’ottavo comandamento (non dire il falso) perché possa costruire rapporti di coppia, di lavoro e di comunità basati sulla sincerità e sulla fiducia, perché ogni verità negata o nascosta diventa un punto debole che rende fragile tutto l’edificio della coppia o della società.
Ecco che è chiaro che i comandamenti non sono delle regole ma dei doni e infatti fanno parte dell’amore di Dio e ci sono dati come aiuto per orientarci nella vita. In questo tempo nel quale gli uomini pensano di poter dire “per me è così”, oppure “io mi sento così”, corriamo tutti il rischio di decidere quale sia la verità invece di cercarla con accanimento. Rischiamo di credere di avere ciascuno di noi la verità in tasca,
ognuno la sua verità fatta a sua immagine e misura. Proprio in questo tempo c’è tanto bisogno di riprendere in mano le tavole mosaiche per andare oltre alla ridicola pretesa dell’uomo contemporaneo di decidere cosa sia vero e giusto, per arrivare a riscoprire quei lampi di luce che, emanati dal decalogo, possono illuminare la vita.
Sono dunque intimamente connessi amore e comandamenti, e questi ultimi sono un atto d’amore nei nostri confronti, un aiuto dato a noi per vivere questa vita da uomini completi.
I Comandamenti sono espressione dell’amore di Dio.
Don Antonio Cigna, parroco di Scarperia, Sant’Agata e Fagna
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 Maggio 2024
A proposito dell'autore
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