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RIFLESSIONI SUL VANGELO DELLA DOMENICA – La Sacra Famiglia
MUGELLO – Ogni settimana i sacerdoti del Vicariato del Mugello, a turno, propongono una riflessione tratta dalle letture della Messa domenicale. Oggi è la volta del vicario parrocchiale di Scarperia, Don Michel Sanama.
Viviamo sotto la luce della Santa Famiglia di Nazareth:
commento al Vangelo secondo Luca (2, 41-52)
La Sacra famiglia, immagine della famiglia umana al centro di un viaggio alla ricerca del divino.
La celebrazione della festa della sacra famiglia di Nazareth rappresenta un’altra occasione non soltanto di ringraziare il Signore per questo grande dono che è la famiglia, ma soprattutto di meditare sul suo valore in quanto strumento iniziale di Dio per la realizzazione del suo disegno di salvezza dell’Uomo, cioè la sua divinizzazione.
Nel brano del Vangelo di Luca che ci viene proposto come base delle nostre riflessioni e espressioni di gratitudine a Dio, la Sacra famiglia composta da Gesù dodicenne, Maria e Giuseppe, ci appare sotto il profilo di un coinvolgi mento in un viaggio spirituale ricco non solo di tensioni ed emozioni, ma anche di luci spirituali in grado di suscitare in noi un maggiore impegno a diventare collaboratori di Dio, per il compimento del suo disegno di rendere questo mondo più bello e dove ci regna attraverso di noi.
Luca ci dice che Giuseppe, Maria e Gesù andarono a Gerusalemme per la festa della pasqua come di solito. Si tratta di una famiglia umile, che Dio scelse come strumento per portare la salvezza al suo popolo. Questo viaggio andato ce viene evocato come essersi svolto senza problemi e anche il viaggio di una famiglia pia e devota, mossa dalla forza di questa devozione, che mette in luce una profonda consapevolezza della necessita e l’utilità di compiere il proprio dovere nei confronti di Dio. Qui, la famiglia sotto l’impulso e la guida della madre e del padre, coglie l’occasione di ricevere la grazia e la benedizione di Di o attraverso la celebrazione de Pasqua. Quando la nostra devozione nei confronti di Dio è autentica, l’energia spirituale che ne tiriamo ci spinge a percorre delle vie e a fare delle esperienze che ci predispongono a mantenere cariche le nostre riserve di forza spirituale. Questa forza ci mette sempre nelle condizioni di intuire la volontà di Dio riguardo alla nostra vita vita e alle sue esigenze. È la bella esperienza che fanno Maria e Giuseppe, e nella quale portano il loro figlio Gesù; esperienza che siamo anche noi invitati a fare, coinvolgendo anche la nostra prole.
Da Gerusalemme, il viaggio della scossa
Se l’andato sembra essersi svolto senza intoppi, non è così nel viaggio di ritorno. È praticamente dopo una giornata intera di viaggio che Giuseppe e Maria si rendono conto che il loro figliolo non è più in loro compagnia, ed è la scossa delle mille domande, quelle di preoccupazione – dove? Come mai ? Quando ? Perché ?- che durerà tre giorni. Il ragazzino Gesù è rimasto a Gerusalemme senza che i suoi genitori se ne accorgano pensando che fosse tra i parenti e familiari. Questo dettaglio di Luca ci fa capire quanto questa famiglia fosse integrata socialmente, al punto che un figlio poteva passare una intera giornata girando tra parenti, amici e conosciuti senza che ci sia qualche tipo di problema. Una domanda giusta da farsi a questo punto è quella di sapere de le nostre famiglie sono aperte o sono come delle isole chiuse al mondo.
Tornando all’idea del viaggio della scossa, questo episodio del ritorno a Nazareth sottolinea la realtà della famiglia con le sfide che ha d’affrontare, una delle quali è proprio di non perdere in tutti i sensi i figli che Dio ci affida. È profondamente consapevoli di questa grande responsabilità che Maria e Giuseppe si sentono in dovere di tornare indietro, indagando e cercando di ritrovare il Dono di Dio al mondo affidato alle loro cure. Il non sapere della posizione della propria prole lascia sempre un vuoto nella coscienza dei genitori, un voto che viene colmato quando hanno la certezza che la prole si trova nelle buone mani, e così fanno tutto il possibile perché questo avvenga. È questo il senso della mossa di Maria e Giuseppe. Finche non abbiano ritrovato Gesù non hanno pace. Cosi è la ricerca del divino, faticosa ed impegnativa, però che va fatta a prescindere.
Gesù il ragazzino quasi assorbito nel mondo divino
Gesù rispondendo a Maria sua madre, le chiede se non sapevano che lui doveva occuparsi delle cose del suo Padre, domanda che, per venire di un dodicenne, giustamente suscita delle perplessità per Giuseppe e Maria. Nel contesto del nostro brano, occuparsi delle cose del suo Padre consiste nel fatti di essere seduto, ascoltare ed interrogare i dottori. Di conseguenza, è ragionevole dire che ascoltare ed interrogare quelli che sanno le cose, sono atteggiamenti divini e questo vale ancora di più quando si tratta di una ragazzina o un ragazzino.
Il mondo divino non è nascosto in qualche angolo scuro dell’universo, ma ci circonda sempre e ovunque in questo brano, per Gesù quel mondo viene rappresentato dai dottori, i suoi genitori; è Gerusalemme come Nazareth, il tempio, la casa e le altre strutture di vita sociale, poiché dopo il tempio, Gesù torna a casa con i suoi e li è sottomesso.
Impegnamoci…
Signore, unigenito Figlio di Dio, Figlio di Maria e Giuseppe, attraverso di loro possiamo vedere ed imparare quanto è bello essere consapevoli del nostro dovere di essere veramente devoti a Dio e assumendo in tutto le nostre responsabilità quotidiane. Tu ci insegni a crescere sulla via della maturità attraverso la sapienza dell’ascolto e quella di interrogare. Il tempio come la società a cominciare dalla famiglia sono il mondo di Dio tuo Padre. Accogli il nostro impegno a lavorare per essere bravi genitori, bravi figli, bravi educatori a gloria del tuo nome e per il bene de mondo intero dove sei vivo con il Padre e lo Spirito Santo, per i secoli eterni.
Don Michel Sanama
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 dicembre 2021
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