Una grande moschea a Borgo San Lorenzo. Inaugurazione il 14 marzo
Tra pochi giorni i Musulmani borghigiani avranno per pregare uno spazio più grande. “Sarà una moschea bellissima, di circa 500 metri quadrati. Perché lo spazio precedente era troppo piccolo”, dice uno dei suoi promotori il geometra egiziano, Mohamed Ragab. Mohamed Ragab abita a Borgo San Lorenzo, è geometra e ha messo su una ditta edile, la “Roma Restauri”. “Ma l’idea della nuova moschea –aggiunge- è di Ulan Sula, imprenditore albanese”.
Adesso la comunità islamica di Borgo è guidata da Ibral Sami, kossovaro, vicepresidente è Ad El Hafiz, marocchino. Borghigiano, abita proprio nella zona dove è sorta la nuova mosche anche l’Imam, Reda El Metwaly, egiziano.
Ragab fa l’elenco di chi ha collaborato, e cita anche l’artista Aup Ademi, macedone, senza dimenticare e ringraziare il dottor Fuad, da anni apprezzato medico all’ospedale borghigiano, “che fu il primo nel 2008 a fondare la piccola moschea borghigiana”.
In tutto sono oltre 400 gli Islamici che fanno riferimento alla moschea. All’inizio, diversi anni fa ebbero un luogo di preghiera in una stanza nell’ultimo tratto di corso Matteotti; poi solo due anni fa inaugurarono il Centro Culturale Islamico nella zona delle Fornaci. Ed ora quella che Ragab chiama col suo nome, “moschea”, anch’essa in via della Fornaci, nei pressi dell’autofficina Bedeschi, un vasto magazzino, preso in affitto, e che sarà aperta sabato 14 marzo, con una inaugurazione alla quale sono state invitate tutte le autorità locali.
“Voglio ringraziare l’Italia, che ci consente di costruire moschee per poter pregare”, dice Ragab, e non si tira indietro neppure di fronte a un’obiezione inevitabile, quella sul fatto che in tanti Paesi musulmani questa libertà religiosa proprio non esiste, e in Arabia Saudita se entri con una Bibbia ti arrestano…. “Questo non è giusto. Ci vuole il rispetto verso tutti. Certo se scelgono il Corano mi fa più piacere, perché ci tengo a portare in Paradiso anche i miei amici e far conoscere cos’è l’Islam, ma devo rispettare tutti, cristiani, buddisti induisti”. E fa un’altra distinzione importante: “Noi non facciamo parte di quella gente che fa del male in nome di Dio. Siamo del tutto contrari a coloro che si spacciano per musulmani e che si comportano in modo violento. Pregare in pace è il nostro solo obiettivo”.
La moschea borghigiana è stata affittata e ristrutturata con fondi privati, raccolti tra i fedeli. “Poi molti di noi -spiega Ragab- hanno fatto i lavori gratuitamente, io come geometra, e anche l’imbianchino, pagando solo i materiali, altri ci hanno fatto pagare la metà. Qualche contributo è arrivato da moschee italiane, come Verona o Firenze, e ha contribuito anche qualche parente dall’estero”. Nella moschea non si pregherà soltanto: “Organizzeremo corsi di arabo per gli italiani, credo siano utili per loro, e poi corsi di italiano e di Corano. E l’abbiamo voluta anche come punto di ritrovo, per scambiarci idee e consigli. Questo al bar non lo si trova.”
Come sarà l’interno? “Abbiamo un bellissimo, grande tappeto, poi tre gradini dove sale l’imam per parlare alla comunità, i servizi, ed anche una mensa, per il mese del Ramadan. Poi ci sono due ingressi, uno per gli uomini, l’altro per le donne:, ma non è una nostra imposizione, sono le donne che lo richiedono, così come vogliono coprirsi i capelli. Sono loro che vogliono fare così, non siamo noi uomini che vogliamo separare. E poi –ride- qui da noi le donne comandano più degli uomini”.
Ragab si sente accolto dai borghigiani: “Grazie a Dio la gente ci conosce. E tanti italiani, cattolici, ortodossi ci hanno aiutato. Come quella signora qui davanti, che spesso, gentilissima, ci porta il caffè”.
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, marzo 2015