Vaglia intitola le sue scuole a Alberto Manzi e Giuseppe Barellai
VAGLIA – Il comune di Vaglia, con una cerimonia, ha intitolato ad Alberto Manzi e Giuseppe Barellai la scuola elementare e la scuola media. Ecco lo scritto del sindaco di Vaglia Leonardo Borchi, su questo evento.
Viene rinchiuso in prigione. In Bolivia. La sua colpa? Insegnava a leggere e scrivere agli indios poveri, oppressi e sfruttati. Il potere tirannico non può permettere che uomini e donne sappiano, che comprendano, che scelgano.
Lui la conosceva la dittatura. Era cresciuto durante il fascismo. Giovanissimo lo imbarcano su un sommergibile. C’era la guerra. E’ uno dei pochi che ritorna ancora vivo da quelle bare di acciaio.
Nella nuova repubblica, nata dalle ceneri e dalle distruzioni della guerra, sulla fame di giustizia e libertà, vuole fare il biologo e va in Amazzonia a studiare forme di vita sconosciute. Ma poi è più forte la sua vocazione ad andare in soccorso della povera gente. Diventa maestro ed insegna ai ragazzi a vivere. Li alleva ad un comandamento “ Sii sempre te stesso”.
Un giorno risponde ad una selezione che la RAI bandisce: cercano un maestro per condurre una nuova trasmissione. C’è da insegnare la lingua italiana a torme di uomini e donne che conoscono solo il dialetto, che sanno appena fare la loro firma. All’inizio degli anni sessanta l’Italia è un paese ancora molto arretrato, con una gran moltitudine di analfabeti e la televisione, unicamente di stato, che ha anche una missione fdi emancipazione della popolazione, si prende carico di fare entrare nelle case, nei circoli, nei bar di paese il vento dell’istruzione.
Alberto Manzi sarà scelto per condurre un programma che segnerà la storia della televisione e che rimarrà esempio di cultura, di iniziativa sociale. Non solo in Italia ma nel mondo.
“Non è mai troppo tardi!”
Un inno alla speranza, alla tenacia, a prendere in mano il proprio destino.
Un secolo prima un altro visionario, un altro uomo che sapeva buttare lo sguardo oltre, oltre l’orizzonte del senso comune, del possibile, Giuseppe Barellai, parte in guerra contro gli Austriaci che occupavano l’Italia. E’ la prima guerra di indipendenza italiana, il 1848. Siamo a Curtatone e Montanara, in Lombardia. Alcune migliaia di volontari toscani, tra questi qualche centinaio di studenti universitari di Pisa condotti dai loro professori, si oppongono insieme ad altri volontari napoletani ad uno dei più potenti eserciti d’Europa, che voleva prendere alle spalle i piemontesi. Resistono un giorno intero agli attacchi delle divise bianche ed impediscono l’accerchiamento delle forze italiane. A sera i morti sono centinaia, i feriti ed i prigionieri migliaia.
Barellai, che è medico, sul campo di battaglia si prende cura dei corpi martoriati dei combattenti. Cura i feriti, a qualunque esercito appartengano. E mentre è intento nella sua opera viene fatto prigioniero e tradotto in prigione.
Questo uomo, che era accreditato come medico alla corte dei Lorena, si dimetterà all’indomani del ritorno dei duchi dopo che erano stati cacciati da Firenze nei moti del 1859, che reclamavano libertà e democrazia.
Da allora, Giuseppe Barellai dedica ancor di più la sua vita a curare i poveri, soprattutto dalla tubercolosi e realizza per loro gli “ospizi marini”, primi centri di cura dove si sperimentavano le nuove terapie contro questa malattia endemica. Lui stesso era affetto dalla tubercolosi.
A questi due uomini, a queste due persone dal cuore gonfio di generosità ,oggi ,abbiamo ufficialmente intitolato le nostre scuole, lasciatemelo dire alla maniera di Alberto Manzi, senza tante bizantinismi, Elementare e Media.
Non è stata una cerimonia formale. Dalle parole dei professori, che hanno offerto a noi, adulti e ragazzi, la rappresentazione dei due uomini, è passata sostanza nelle nostre anime.
L’esempio di queste vite ci dimostra che un altro mondo è possibile, migliore, più accogliente, più giusto, solo se noi lo reclamiamo con forza, con determinazione.
Solo, ed unicamente, se lo creiamo in noi. Se siamo autenticamente visionari.
Leonardo Borchi
Sindaco di Vaglia
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 ottobre 2016