1700 avvisi di richiesta pagamento multe in Mugello. Ma molte potrebbero essere già state saldate. La Polizia municipale spiega

Polizia municipale in Mugello
MUGELLO – In questi giorni, inviate dalla Polizia municipale Unione Mugello, sono arrivate nelle cassette postali delle “lettere di cortesia”, come vengano chiamate, su multe del 2015 che non sarebbero state pagate.
Ma tra queste, circa 1700 sanzioni sui 14mila accertamenti di violazioni elevati in quell’anno dalla Polizia municipale stessa su tutto il territorio di competenza, con l’eccezione di Vicchio che è entrata nella struttura unica nel 2016 e Firenzuola che non ne fa parte, ci sarebbero anche mescolate posizioni già saldate. “Tutti coloro che hanno ricevuto l’avviso possono stare tranquilli – spiega il vicecomandante Marco Bambi a La Nazione – chi ha ritrovato la ricevuta del pagamento basta che la porti ai vigili o ne invii copia via mail a [email protected]. Per chi invece non ritrova il cedolino stiamo facendo di tutto, con la collaborazione di Poste Italiane e di varie banche, per tracciare i versamenti. Tutto nasce da un errore nel sistema di trasmissione dei dati di riscossione”. Nell’ottobre del 2015 ci fu un caso simile, la Polizia municipale inviò centinaia di solleciti per multe di inizio 2014, che erano già state saldate. La legge tuttavia è chiara, in assenza di ricevuta, che deve essere conservata cinque anni, la multa deve essere pagata nuovamente.
“La procedura instaurata da anni prevede – spiega in una nota la Polizia municipale Unione Mugello – prima della formazione del ruolo esattoriale per i mancati pagamenti delle sanzioni per violazione al Codice della strada, la possibilità per l’organo accertatore di inviare un avviso agli utenti, per i quali risulta non abbiano pagato il verbale originario. Si tratta di una sorta di ‘lettera di cortesia’, con invito ad effettuare il pagamento prima che inizi la procedura per il recupero coattivo del credito qualora non sia stato effettivamente eseguito o, in caso contrario, ad esibire la ricevuta di avvenuta oblazione, che per legge deve essere conservata per cinque anni. Tutto ciò proprio per individuare possibili errori, a tutela dello stesso utente”.
“Poiché le modalità di pagamento date ai cittadini sono molteplici – prosegue la nota – si è provveduto ad effettuare una verifica puntuale con i vari soggetti in campo, compreso il gestore del software, allo scopo di eliminare ogni possibile errore, e a tal proposito si rassicura che non sarà avviata nessuna procedura di immissione a ruolo fino a quando non saranno concluse le suddette verifiche”.
F.N.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 aprile 2019
Quando sbagliano i cittadini comuni, questi vengono gravati da sanzioni che li obbligano a degli adempimenti da effettuare in tempi generalmente molto stretti. Di questi adempimenti i cittadini, naturalmente, devono conservare traccia documentale dell’avvenuto assolvimento; pena, eventualmente, di dover nuovamente assolvere alle sanzioni comminate.
Quando, invece, sbaglia l’Ente pubblico la colpa, anche a distanza di ben 4 anni, è degli “errori nel sistema di trasmissione dei dati di riscossione”. E quindi i cittadini “possono stare tranquilli”. Infatti hanno ben 2 motivi per stare tranquilli: o presentano le ricevute di pagamento, oppure pagano un’altra volta.
Proviamo, qualcuno di noi, a non pagare una multa e, dopo 4 anni, sostenere argomenti del tipo: “ero sicuro che l’avesse pagata mia moglie”. Che equivale ad un “errore nel sistema di trasmissione” fra persone di una famiglia.
Verremmo ripagati con la medesima indulgenza che ora viene richiesta a noi cittadini comuni?