Purtroppo per l’ennesima volta mi capita, ed è capitato anche ad altri, di veder uscire da un cassonetto della nettezza un profugo destinato e domiciliato di fatto nella nostra zona. Rovistano, cercano, estraggono tutto ciò che per loro può essere utile, vestiti, scatole, cibo, legno, questa è la loro abitudine!! Nel loro paese di origine è “normale” nello stato in cui si trovano. Non è normale però per noi, perlomeno oggi, magari in altri tempi forse si. Allora credo sia necessario intervenire, parlare, conoscere i loro bisogni, le loro abitudini, ciò di cui abbisogna al loro vivere quotidiano nel nostro territorio, cercando di integrarli il più possibile nel tessuto sociale, in modo che possano essere una risorsa, non un peso ed un disappunto nel vederli. Mi rivolgo oltre a me stesso a chi se ne occupa quotidianamente: parliamoci, capiamoli, facciamoci partecipi della loro storia, non limitiamoci ad ospitarli. Fa tanta tristezza quella fila di esseri umani a piedi che magari da Figliano vanno verso Luco o da San Gavino e Sant’Agata verso Scarperia e viceversa, così come nelle altre realtà mugellane allo stesso modo. Ci sono, sono una realtà, non possiamo non tenerne conto!!!!
Luca Parrini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 ottobre 2015







