Si aggrava la situazione della Rifle: al momento non si intravedono vie d’uscita
BARBERINO DI MUGELLO – Si è tenuto ieri, promosso dalla Regione Toscana, il tavolo di crisi istituzionale per la crisi della Rifle, che ha chiesto un concordato in continuità. Erano presenti, per la Regione, Gianfranco Simoncini e Carmen Toscano, il sindaco e il vicesindaco di Barberino, per l’azienda Franco Marianelli, amministratore unico della Rifle e Silvia Chiti, insieme al consulente del lavoro Gianni Serrenti e Adelaide Di Tullio commissario giudiziale, e le rappresentanze sindacali con Alessandro Lippi della Filctem-Cgil e Gianluca Valacchi della Femca-Cisl.
Ma non è andata per nulla bene: “Un esito del tutto insoddisfacente -dice Alessandro Lippi della Filctem-Cgil-, perché l’azienda a pochi giorni dalla scadenza viene a dirci che il piano del concordato deve essere ancora costruito, e non ha al momento proposte di affitti o di soggetti disposti a rilevare l’azienda, né proposte di rifinanziamento,con i soci che hanno negato la possibilità di ricapitalizzare”.
Il prossimo 25 settembre è fissata infatti la scadenza per la presentazione del piano, che dovrebbe tracciare un percorso di rientro dai debiti e di rilancio. Nel frattempo sono congelati tutti i debiti e non possono essere presentate né istanze di fallimento né ingiunzioni.
Così i dipendenti, 96 in tutto, e di questi più di trenta a Barberino – dove la Rifle ha ancora la sede amministrativa- attendono di conoscere il loro destino. Ormai da anni la Rifle – che è proprietà di un fondo d’investimento, G.Brand, che vede la presenza di un imprenditore veneto, con i Fratini che hanno una quota di minoranza-, è un’azienda di commercializzazione e non più di produzione, totalmente decentrata all’estero. I 96 dipendenti sono distribuiti nei negozi Rifle in varie parti d’Italia, 40 in Toscana.
Cgil e Cisl stanno lavorando a vari scenari, attraverso l’utilizzo delle diverse forme di cassa integrazione, compreso quella per il Covid, che darebbe respiro per altre 18 settimane, in attesa di una qualche azienda interessata allo storico marchio Rifle: “Ma non si credano di acquisire il marchio senza i lavoratori”, ammonisce Lippi.
Il fallimento metterebbe in discussione anche le spettanze dei lavoratori, finora regolarmente pagati, ma che temono per la loro liquidazione e le altre competenze di fine rapporto. Nei prossimi giorni proseguiranno per capire se si apriranno prospettive per un salvataggio dell’azienda o comunque per una cessione delle attività, messe in difficoltà anche dall’emergenza Covid: solo tredici negozi Rifle hanno infatti riaperto.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 Settembre 2020