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Liste d’attesa, una manovra per cambiare il sistema sanitario
MUGELLO – Il consigliere del gruppo LiberaMente a Sinistra, del comune di Scarperia e San Piero, Tatiana Bertini ci invia una riflessione politica su quanto sta accadendo nella sanità pubblica in riferimento all’articolo pubblicato su il Filo.net (articolo qui). Di seguito la pubblichiamo integralmente.
“Il problema delle liste di attesa è un problema importante nella sanità, anche in quella Toscana. Potremmo identificarlo però anche come “una manovra politica per cambiare il servizio sanitario, facendo morire l’universalismo in favore di un sistema a tre livelli: una Sanità pubblica residuale per i disoccupati, i precari, i meno abbienti; una sanità mutualistica per i lavoratori; una sanità assicurativa per le persone più ricche”.
Chi può, o per possibilità economica o perché in possesso di mutua sul contratto di lavoro o perché in possesso di un’assicurazione per una sanità integrativa, può e potrà saltare le liste di attesa rivolgendosi al privato, contrariamente a chi non può, che sarà costretto a lunghe liste di attesa ed ad un sistema pubblico sempre meno finanziato e quindi sempre più residuale.
Il sistema delle liste di attesa inoltre, e ancora peggio delle liste “chiuse”, stà spingendo molto persone che possono a rivolgersi al privato o al privato sociale, spostando innumerevoli risorse dal pubblico verso il privato e contribuendo in tal modo a rendere il pubblico sempre più povero e meno concorrenziale.
Un buon sistema sanitario dovrebbe rispondere ai bisogni dei cittadini, per cui se organizzato adeguatamente, le liste di attesa dovrebbero essere pressochè nulle e tranne che per l’alta specialistica, dovrebbe essere organizzato con servizi di prossimità, vicino ai luoghi di residenza degli utenti; in pratica ben accessibile (il contrario di quanto avviene adesso, dove i servizi offerti spesso sono lontani molti chilometri).
Le liste di attesa poi non potrebbero essere chiuse, al cittadino è dovuta una data certa di possibilità di esame, e per alcune prestazioni, non potrebbero essere maggiori di tempi ben definiti (ma come fare a dimostrarlo se l’appuntamento non è dato causa agende bloccate?), pena un indennizzo come contributo per eseguire l’esame nel privato.
Il 2016 è stato il primo anno in cui l’aspettativa di vita degli italiani si è abbassata; è importante ricordare che gli esami diagnostici spesso permettono di diagnosticare precocemente una malattia, rendono possibile cioè una “prevenzione secondaria”, e ticket (vera e propria tassa sulla malattia) e liste di attesa lunghe o bloccate, talvolta ne ostacolano la fattibilità.
Allora viene da pensare: riusciremo a bloccare la distruzione della sanità pubblica o saremo costretti a vedere distrutto l’universalismo del diritto alla salute?”
Tatiana Bertini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 aprile 2017
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