Una splendida lettera dello stilista Elio Fiorucci al borghigiano Luca Lapi. Sul tema della disabilità
Poche ore fa è scomparso il noto stilista italiano Elio Fiorucci. E il borghigiano Luca Lapi, che ha la passione di chiedere dediche, autografi e foto ai personaggi famosi -ne colleziona tantissimi, come racconta anche nel suo libro “Memorie. I miei primi cinquant’anni” (articolo qui, ndr)- l’aveva chiesta anche a Fiorucci.
Che gli rispose con una lettera molto bella. E che ora Luca, in occasione della sua scomparsa, ha deciso di render nota. Ecco il testo integrale.
Prima di tutto vorrei ringraziarti per la tua bellissima e lunghissima mail. Sono onorato che tu mi abbia chiesto una foto con dedica e sarà mia premura fartene avere una al più presto possibile. Ti sono molto vicino, ma anche se ti dicessi che capisco perfettamente il tuo stato d’animo, ciò non potrebbe essere completamente vero perché io ho avuto la fortuna di nascere, come dici tu, “normodotato”. Da anni però seguo attività di beneficenza e campagne sociali e ho avuto modo di conoscere persone meravigliose che si impegnano ogni giorno per gli altri, senza “notare” le differenze estetiche e fisiche, ma guardando con gli occhi del cuore e dell’anima.
Qualche mese fa, ad esempio, ho avuto modo di conoscere Annalisa Minetti, la cantante non vedente dall’età di 18 anni, e parlando con lei mi sono reso conto proprio di quello che tu dici: siamo noi, i cosiddetti “normodotati” a rendere spesso i disabili “differenti”, siamo noi spesso a non volerli considerare come parte attiva della società e potenziali amici.
Siamo troppo presi dal vortice del lavoro, della famiglia, degli affetti, della palestra, dei divertimenti, delle vacanze e il tempo è poco, troppo poco per mettersi lì ad ascoltare i bisogni di chi si sente solo, emarginato, impossibilitato a vivere una vita indipendente e integrata socialmente.
Tu, però, Luca mi hai fatto arrivare in maniera chiara la tua voglia di vivere nonostante tutta la tua sofferenza, la tua forza, e la lucidità di chi si rende conto che nulla cambierà se non si batterà in prima persona per i propri diritti e per cambiare, anche solo nel proprio piccolo, una società miope ed egoista.
Annalisa, un giorno durante un percorso al buio al quale abbiamo partecipato insieme nella metropolitana milanese, mi diceva proprio questo. Anche lei a 18 anni aveva capito che il suo problema non sarebbe stato temporaneo ma, anzi, sempre più grave tanto da cambiarle la vita. A quel punto però si disse: “non posso seguire corsi di ginnastica in palestra? sarò io a fare l’insegnante! non posso adottare un bambino perché sono cieca? farò di tutto per averne di miei e dimostrare che li posso educare come tutte le altre madri! non posso viaggiare da sola? lo farò con il canto e con la mia musica per dimostrare a tutti che anche una persona disabile può mettere a frutto i propri talenti e avere una vita indipendente dal punto di vista economico e integrarsi socialmente.”
La diversità è una ricchezza, come tu giustamente dici, e non una vergogna, se non per le persone ignoranti e stupide.
Grazie quindi Luca per la tua mail, per avermi aperto il tuo cuore e raccontato la tua storia. Io posso solo dirti di non mollare, di continuare a credere che l’amicizia sia un bene prezioso e a cercare il dialogo con gli altri. Non perdere mai la tua passione e la tua fede, non smettere mai, come me, di credere nei sogni e in un futuro più roseo e di affetti sinceri. Un caro saluto.
Elio Fiorucci
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Luglio 2015